ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER sulla 7×01 di The 100
Uno dei punti di forza di The 100 risiede nella sua capacità di rinnovarsi continuamente. Sebbene sia rimasto poco dei giovani criminali inesperti e ingenui della prima stagione, abbiamo potuto seguire la loro evoluzione nel tempo e osservare le scelte che hanno dovuto fare per sopravvivere. Sono cresciuti velocemente per necessità, assumendosi le responsabilità e le conseguenze delle proprie azioni mentre gravava su di loro il futuro di tutta la razza umana.
Questa consapevolezza di saper cambiare e reinventarsi apre questa settima e ultima stagione di The 100: il primo episodio si intitola “From the ashes” e richiama così la peculiarità dell’araba fenice, capace di rinascere dalle proprie ceneri. Ma sarà proprio così?
“New world. Same problems.” afferma Indra durante la puntata e noi spettatori non possiamo che concordare.
La puntata riparte subito da Bellamy: dopo aver perso misteriosamente Octavia nello scorso finale di stagione, il ragazzo può solo aspettare che Hope, colei che ha attraversato l’Anomalia e ha accoltellato la sorella, si svegli. È durante questa attesa che Bellamy viene catturato da una forza invisibile. Toccherà a Echo ritrovarlo.
Una volta risvegliata, Hope (come Octavia nella precedente stagione) afferma di aver perso la memoria. Mentre scappa dalla tenda in cui l’avevano tenuta prigioniera, la ragazza trova un misterioso foglietto inserito (non si sa da chi) nel suo stesso braccio. Sul pezzo di carta è trascritto da un lato uno strano codice e dall’altro una frase di due parole: TRUST BELLAMY.
È così che Gabriel, Echo e Hope uniscono le forze per andare a salvare Bellamy e, dopo aver eliminato i cecchini invisibili che avrebbero dovuto catturarli, entrano anche loro nell’Anomalia prima che questa sparisca. Durante la scena in cui Echo neutralizza questi misteriosi catturatori, gli spettatori vedono il tutto dal punto di vista di uno di questi: nella visione aumentata il cecchino riconosce sia Echo che Gabriel e accanto al loro nome pone la scritta “Rendition to Bardo“. Bardo è uno tra i pianeti abitabili rintracciati dall’Eligius III nelle scorse stagioni. Quando invece il cecchino riconosce Hope (che altro non è se non la figlia dell’assassina Dyoza) l’ordine che compare è quello di ucciderla a vista.
Come riesce l’Anomalia a connettere i due pianeti? E perchè questi cecchini provenienti da Bardo vogliono uccidere Hope? È forse per questo che è scappata da Bardo usando l’Anomalia?
Nel Sanctum, invece, Clarke deve riuscire a mantenere la pace tra gruppi estremamente eterogenei di persone: le persone che abitavano originariamente a Sanctum e che chiedono a gran voce la liberazione di Russell Prime; i ribelli figli di Gabriel che ne chiedono invece la morte; e, come se non bastasse, i criminali risvegliati nella scorsa stagione per la costruzione di un altro compound in cui vivere. Non è la prima volta che Clarke si ritrova a dover gestire una situazione così delicata, ma c’è una grandissima differenza: Abby, sua madre, è morta.
Nonostante ci siano alcuni che incolpano Murphy per la sua morte, Clarke è consapevole che l’unico esecutore effettivo sia stato Russell. In tutta la puntata possiamo percepire la pazienza e l’apparente serenità con cui la ragazza parla della morte della madre: nell’eterno dilemma tra essere la giustizia o semplicemente farla, Clarke si ritrova a chiudersi in sé stessa, non permettendo neanche a Madi la possibilità di accdere ai suoi pensieri e dolori più profondi.
In più, non sono pochi i personaggi che devono mentire sulla propria identità per mantenere la pace: Madi non è più il Comandante, ma la notizia riguardante l’estrazione della Fiamma (avvenuta la scorsa stagione per evitare che il temibile Sheidheda ne occupasse il corpo) è ancora un segreto per i fedeli di Wonkru.
Si trovano in una situazione simile anche Murphy ed Emori: dopo aver abbandonato l’idea di diventare immortali e aver scelto di aiutare Clarke a salvare sia Wonkru che le persone di Sanctum, i due sono costretti a fingersi Prime per illudere i cittadini e così controllarli meglio. Sebbene un’azione “altruista” di questo tipo non sia esattamente nelle corde del suo personaggio, Murphy si fa convincere da Emori, cercando forse l’ennesima strada per la redenzione.
L’unico che invece rifiuta la possibilità di cambiare e andare avanti e che addirittura preferirebbe morire è Russell Prime: prima con Jordan e poi con Clarke, il personaggio è ormai straziato dalla consapevolezza di aver ucciso le persone amate e con cui ha condiviso letteralmente centinaia di anni. Pronto a essere giustiziato, Russell implora più volte la morte: questa non è una scelta che Clarke può fare a cuor leggero.
Nonostante sia lui l’omicida di sua madre, uccidere Russell significherebbe inimicarsi gli abitanti di Sanctum che ancora lo venerano come un Dio. In più, la scelta di spargere ulteriore sangue non coincide perfettamente con l’idea di rinascita, di perdono, di pace. Essendosi trovata più volte di fronte questa ardua scelta, Clarke è indecisa sul da farsi.
Durante l’incontro con Russell, l’uomo le riconsegna i vestiti che Abby aveva addosso quando era morta, tra cui spicca l’anello della madre. Questo piccolo simbolo scatena una reazione estremamente violenta in Clarke: tutta la rabbia e il dolore per l’enorme perdita la portano ad attaccare Russell e a proclamare, dopo aver appiccato le fiamme al suo Palazzo, che la punizione per i suoi crimini sarà la morte.
Quello che Clarke non sa, ma a cui noi spettatori abbiamo assistito, è che nella coscienza di Russell si è inserito come un virus il terribile Sheidheda e l’ha ucciso. Cosa farà questo ex-Comandante spietato e terribile? Riuscirà a evitare la condanna a morte che pende ora sulla testa di Russell?
In questa prima puntata ci sono stati presentati sin da subito i punti principali della stagione. Sicuramente il mistero principale riguarda l’Anomalia: chi vive in questo mondo parallelo e, soprattutto, cosa è successo a Dyoza, a Octavia e a Bellamy, grande assente di questa puntata. Per quanto riguarda il Sanctum, il problema che devono affrontare i nostri protagonisti è uno dei temi principali e più interessanti della serie: essendo l’ultimo baluardo della razza umana nell’Universo, riusciranno a mantenere la pace e convivere o la natura umana è irrimediabilmente corrotta dal conflitto e la violenza?
In fondo potremmo affermare che in The 100 avviene un eterno ritorno dell’uguale, dove il ripresentarsi di situazioni simili ad alcune già vissute si somma al piacere di ogni minima variazione sul tema: i nostri amati personaggi faranno le stesse scelte di sempre o cambieranno? Dimostreranno di aver imparato dai propri errori o ricadranno ancora nei propri difetti? Non ci resta che rimanere in attesa di queste ultime puntate, sicuri che potremo tornare in questo universo col prequel, e sperare in un finale se non lieto – e, conoscendo la serie, non abbiamo molte speranze su questo fronte – almeno soddisfacente.