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Elizabeth Jennings: il potere della femminilità

Elizabeth Jennings
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“Меня зовут Элизабет Дженнингс… очень приятно” (“Il mio nome è Elizabeth Jennings… molto piacere”)

Elizabeth Jennings

“La donna? Solo il Diavolo sa cos’è”; FËDOR MICHAJLOVIČ DOSTOEVSKIJ

Ho sempre pensato che un uomo che si “azzarda” a parlare di un personaggio femminile e soprattutto vuole dare una spiegazione di cosa sia la donna, è qualcosa di estremamente pretenzioso. Eppure oggi mi sento di produrmi proprio in questo esercizio così complicato. Sperando di darvi qualche spunto di riflessione vi parlerò dei motivi per cui Elizabeth Jennings è in questo momento, a mia modesta opinione, uno degli esempi meglio riusciti di personaggio femminile.

Quando ho deciso di scrivere questo articolo la prima domanda che mi sono posto è stata “qual è il miglior personaggio femminile nell’attuale panorama delle Serie Tv?”. Dopodiché però ho compreso che la risposta in questione passava da un altro quesito, decisamente più ampio, ossia “cosa significa personaggio femminile?”. A questo interrogativo ho trovato risposta in ciò che per me rappresenta “l’essere donna” (figura mista tra il sacro e il dannato). Ognuno di noi ha la propria visione a proposito, permettetemi di mostrarvi quella che passa attraverso i miei occhi di uomo: per me la donna è soprattutto “femminilità“.

Premessa: spiegare cos’è la femminilità non è certo un’impresa facile per nessuno, in particolare per un uomo!  Trovarne una definizione universale è impresa ardua a dir poco.  Sì, perché parliamo di un concetto che non può essere imbrigliato, troppe le sfumature che questo attributo può assumere anche soltanto a seconda dei punti di vista. Appiattirsi su di un canone sarebbe qualcosa di  riduttivo, perché per me la femminilità è feeling, istinto, è come un profumo che una donna può sprigionare e che vive nei gesti, in una naturalezza atavica.

Ma arriviamo al sodo, quale personaggio mi suscita questo feedback? Ogni giorno ammiriamo enormi figure femminili prendere il possesso dello schermo attraverso ruoli ben congegnati ed interpretazioni ad hoc. Attrici che consegnano credito al genere femminile e al suo potenziale. Ce ne sono di tutti i tipi: affascinanti, forti, conturbanti, indipendenti, di valore. Eppure, almeno per me, non così femminili. Ripeto, si tratta di una sensazione personalissima! Eppure credo che troppo spesso ad emergere sono quei lati della donna che, pur funzionando a regola d’arte a seconda del contesto seriale, finiscono col dar adito ad altre componenti “tipiche”, per non definirle stereotipate.

Ecco allora che etichettiamo quel personaggio come “La borderline“, “La donna in carriera“, oppure “La fragile“, e così via. Pochi sono quei personaggi che andiamo ad identificare semplicemente per quello che sono: “donna. Plausibile che si tratti semplicemente di un mio processo mentale, ma (buttiamola là) potrebbe anche trattarsi di una colpa da imputare a sceneggiature fin troppo “maschili”, dove riesce più facile e istintivo porre l’accento su luoghi comuni sicuramente più accessibili e di presa immediata.

Ecco allora che in questo ventaglio di personaggi femminili composto da nomi illustri, uno su tutti ha suscitato istintivamente il mio interesse di spettatore (maschile). Sto parlando di Elizabeth Jennings, una dei protagonisti di “The Americans”, serie targata FX.

Elizabeth Jennings

“Abbiamo sempre concepito The Americans come uno show sul matrimonio, più che sullo spionaggio”

Da questa dichiarazione rilasciata dallo sceneggiatore Joe Weisberg capiamo come questa Serie Tv (di cui tra l’altro abbiamo scritto qui) sia un palcoscenico in cui è necessaria una figura femminile importante, un moderno “angelo del focolare” capace di catalizzare le attenzioni del pubblico. A ricoprire il ruolo di Elizabeth Jennings è l’attrice Keri Russell: una donna con la D maiuscola, dotata di una femminilità intrinseca che sboccia in tutto lo splendore dei suo quarant’anni appena compiuti. Una silhouette slanciata, pelle candida, quei capelli che vanno a cadere sulla spalla e uno sguardo che ci rapisce costantemente. Anche nel suo essere trasformista “per lavoro” l’attrice non perde il suo fascino, che se possibile esplode ancor di più in quei momenti casalinghi dove apprezziamo una Russell “au naturel“, imbarazzante in tutta la sua bellezza.

Ma cosa c’è di femminile in una spia?

Elizabeth Jennings

In uno sfondo che vive di equilibrio instabile, pronto ad esplodere da un momento all’altro, troviamo un personaggio composto da un’alchimia di elementi. Quella consapevolezza che la contraddistingue nasce da un vissuto, dalla maternità, dall’essere donna con tutto ciò che ne consegue. Elizabeth si muove tra le trame della guerra fredda come un’equilibrista sopra un filo pronto a spezzarsi, esaltandosi in un esercizio che sa di controllo, dove quel telefono appeso al muro squilla prepotentemente portando nuove incognite, mentre eterogenee problematiche quotidiane vengono affrontate sempre con quell’occhio attento e genuino di donna.  Un personaggio femminile in tutto e per tutto.

Ed è la femminilità a cui accennavo che va ad alimentare ogni singola sfumatura di questa spia proveniente dall’URSS. La protagonista è infatti poliedrica: patriota, spia, moglie e madre allo stesso tempo. Il retaggio sovietico la rende una donna dal carattere forte, a tratti sin troppo rigido, capace di far valere le sue ragioni e combattere per quello in cui crede. Ciò non significa che non mostri cedimento alcuno, al contrario.

Quello che apprezziamo è il non cadere nel vittimismo, nel banale. Per quanto odi ammetterlo, Elizabeth agogna una vita autentica, libera al pari di chiunque altro, ma è ben conscia che questo suo desiderio non è conciliabile con i suoi doveri verso la Patria e la dedizione alla causa. La missione viene prima, sempre e comunque. Tale conflitto interiore, al quale non soccombe e da cui non rifugge, ci regala una prima misura dello spessore e della forza di questa donna.

Elizabeth Jennings è anche moglie. Dal legame con il marito Philip (Matthew Rhys, compagno della Russell nella vita reale) affiora una dimensione solida della coppia, che si cela dietro la facciata di “classica famiglia americana”. Nel rapporto quello di Elizabeth è un ruolo nevralgico e necessario, non ridotto a mera compagna. Ci troviamo davanti a un amore “vero”, che esula dai soliti canoni visti in altri show dove la donna è semplicemente strumentale, oppure quella che porta i pantaloni.

Quello che ci viene mostrato è una parte femminile capace di farsi rispettare, a volte arrivando anche allo scontro, che però si ricuce a fronte di una complicità e di una fiducia reciproca, unica di chi dopo molti dubbi ha conquistato la sicurezza di avere al proprio fianco la persona giusta. Una coppia complice e collaborativa, da cui il personaggio della Russell esce ancora più saldo nel suo ruolo di donna e di madre.

Sì, perché Elizabeth Jennings è soprattutto una madre. La famiglia è ciò che rende questo personaggio letteralmente femminile, alla luce di quella che è una delle massime espressioni del personaggio stesso .

Forte e protettiva, ama i suoi figli più di ogni altra cosa. Una prole che rappresenta la parte reale e autentica di questa esistenza costretta a vivere in un mondo marchiato dalla finzione. Proprio per queste ragioni Paige e Henry sono l’unica cosa capace di farla vacillare rispetto alla lotta comunista contro il capitalismo. Benché nati per rendere più credibile una storia di copertura, è proprio il lato materno, ciò che differenzia la donna e la rende bellissima, a fare di questo un personaggio magistrale.

Non abbiamo ovviamente dimenticato che la Jennings è anche spia con tutto ciò che comporta. Tra bugie, trame e inganni emerge un personaggio cosciente di sé, del suo essere donna, forse unico nel suo genere. Anche qui notiamo una lotta interiore, profonda e mai completamente esplosa. Tra finzione, flirt e rapporti promiscui, la protagonista fa sfoggio di una dignità consapevole, in particolare una dignità sessuale, che c’impedisce di etichettarla con leggerezza. Il saper discernere ciò che è vero da cosa è fittizio è un lato di questo soggetto affascinante e terrificante al tempo stesso.

Come detto in precedenza, esistono tantissimi personaggi femminili di valore e che ci hanno toccato con interpretazioni a regola d’arte. Eppure a molte di loro mancava quel tocco che le celebrasse come donne, quella femminilità che sta in qualcosa di sensazionale, che si schiude in un gesto. Ecco perché ho trovato in Elizabeth Jennings un ruolo che rende un grande omaggio alla donna, un inno alla femminilità, senza ridimensionarla o adattarla, in tutta la sua bellezza.

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