Niente da dire, The Bad Guy ci ha conquistato perdutamente perché ha dimostrato come essere per niente italiani nel modo più italiano possibile. Uscita lo scorso dicembre su Prime Video, scritta da Ludovica Rampoldi, Davide Serino e Giuseppe G. Stasi e diretta da Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, la commedia è una proposta davvero stupefacente e innovativa nel panorama seriale italiano. Stanchi del consueto manicheismo che contraddistingue la maggioranza delle produzioni italiane mainstream, e non, in The Bad Guy c’è del buono nei cattivi e c’è del cattivo nei buoni. Armata di una grande liberta narrativa e di un’estrema libertà estetica, la commedia con Luigi Lo Cascio e Claudia Pandolfi ci ha lasciato senza parole. A colpirci più di ogni altra cosa è stata senz’altro la capacità disinvolta di giocare con i generi più disparati, con i contrasti, le dissonanze e i contrari. Una tendenza liberatoria a uscire dagli schemi e dalle etichette di cui avevamo tanto bisogno. E ancora, lo sdoganamento del palermitano, perché come direbbe Ennio Flaiano: “l’italiano è una lingua che parlano i doppiatori” e una storia come quella di Nino Scotellaro/Balduccio Remora sarebbe suonata insincera e artefatta se privata della sua lingua di appartenenza. Oltre alla mescolanza dei generi e ai toni sopra le righe, è il citazionismo intelligente che ci ha scaraventato giù dal divano e che conferisce alla commedia un carattere eclettico e un ritmo pop. Del resto, Stasi e Fontana volevano raccontare una storia di Mafia con un tono più simile al loro, tra contaminazione, satira e mescolanza di generi. E a giudicare dal risultato, possiamo confermare che il bersaglio è stato colpito in pieno. Dai rimandi letterari che spaziano da Pirandello a Leonardo Sciascia, da Kafka a D’Annunzio; dalle innumerevoli suggestioni della cultura pop agli stilemi narrativi che rimandano alle serie tv più amate, come Breaking Bad; dai cult gangster alle situazioni parossistiche in stile Il grande Lebowski, passando per il western di Kurosawa e di Sergio Leone, attraverso la tragedia shakespeariana arriviamo alle gustosissime citazioni a Mr. Quentin Tarantino.
**ATTENZIONE, L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER DI THE BAD GUY E IL LAVORO DI QUENTIN TARANTINO, IN PARTICOLARE KILL BILL**
The Bad Guy: pulp, pop e palermitano
The Bad Guy è senza dubbio una delle Serie Tv uscite nel 2022 che hanno saputo davvero osare fino in fondo. Fontana e Stasi hanno radunato un plotone di creativi talentuosi per raccontarci una storia universale in cui, come fa notare uno dei due registi, c’è “l’uomo che cerca di compiere il bene, ma in realtà sta compiendo a tutti gli effetti una vendetta”. Un uomo, interpretato da un inedito e camaleontico Luigi Lo Cascio, né totalmente buono né totalmente cattivo, come la compagine dei personaggi che lo affianca. Se è vero che il citazionismo, sempre arguto, domina la nuova dark comedy italiana di Prime Video, è altrettanto vero che tra le tante suggestioni, quelle che saltano più all’occhio sono quelle che rimandano a Quentin Tarantino. Nel corso della visione abbiamo scovato 7 piccoli dettagli che lo confermano inequivocabilmente. Ora, il buon Quentin non ha certo il copyright su questi elementi stilistici; non è stato nemmeno il primo a proporli, da inguaribile citazionista qual è. Ma agli occhi di un fan del re del Pulp, in una serie tv creata e diretta da due amanti dichiarati del lavoro del regista di Pulp Fiction, si tratta di dettagli che rimandano senza dubbio al suo universo immaginifico. Elementi rubati, ma che assumono una nuova vita all’interno di una storia originale e particolarissima. Perché i veri artisti rubano, non copiano mai.
1) Pulp, Pop, Splatter
Partiamo da un punto in comune con la visione artistica di Quentin Tarantino, appunto il citazionismo. Una tendenza caratterizzante dei lavori di Stasi e Fontana che in qualche modo potremmo considerare una sorta di omaggio. Invece, sebbene sia a un livello più superficiale di lettura, il pulp, le allusioni alla cultura pop (come alla musica) e lo splatter sono il primo campanello d’allarme che ci fa sospettare quanto Fontana e Stasi abbiano divorato ogni film scritto, prodotto e diretto da Tarantino. A partire da Pulp Fiction una pellicola che, come ha dichiarato Stasi a Hot Corn:
Non ce n’è uno solo, in realtà sono due film che ho visto nella stessa settimana dell’estate del mio primo anno di liceo, trovando le VHS a casa. Uno era Quei bravi ragazzi di Scorsese, l’altro era Pulp Fiction di Tarantino. Lì ho capito che forse questo lavoro poteva essere l’unica cosa che potevo fare in assoluto nella vita. L’unica!
Giuseppe G. Stasi
2) Kill Bill, Vol. 1 – Pallottole di sale [SPOILER]
Nel finale dell’episodio 1×01 di The Bad Guy, Nino Scotellaro (Luigi Lo Cascio) riceve un colpo in pieno petto da Salvatore Tracina (Vincenzo Pirrotta), il quale lo colpisce con un fucile caricato a sale, come vedremo all’inizio della seconda puntata. Esattamente quello che in Kill Bill Vol.1 di Tarantino succede alla Sposa (B****x K***o) quando si reca da Budd per la resa dei conti. Stessa sequenza, stesse inquadrature, stesso salto all’indietro, stessa fotografia. Ma il risultato, invece, è originale, inedito, coerente e gustosamente divertente. Questo sì che è citazionismo della miglior specie!
3) Massacre at Two Pines – Kill Bill, Vol. 2
Il massacro della Sposa che vediamo nel volume 2 di Kill Bill non vi ricorda forse – per costruzione della scena, musica, inquadrature e conformazione delle due strutture architettoniche (compreso il porticato tripartito) – la sparatoria avvenuta a La Fattoria, Ristorante Solidale di Biagio Singano che vediamo nella terza puntata di The Bad Guy?
4) L’auto-citazionismo
La tendenza ad auto-citarsi, caratteristica delle pellicole di Tarantino (si vedano le famose sigarette Red Apple) appartiene anche a Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, come i loghi dei partiti di Bentornato Presidente che compaiono sul manifesto che s’intravede dietro il Ponte sullo Stretto di Messina in The Bad Guy. Nella serie con Lo Cascio è possibile anche leggere più di una volta il marchio inventato del tabacco “Bloodym”. Lo terremo sott’occhio per non farcelo sfuggire nel prossimo lavoro firmato Stasi&Fontana.
5) Il colore giallo
Ora, neanche sul colore giallo Quentin Tarantino detiene il monopolio assoluto (per capirci, il colore dominante in Pulp Fiction, From Dusk Till Dawn, Once Upon a Time… in Hollywood e, ancora una volta, in Kill Bill). Tuttavia la predominanza cromatica del giallo in The Bad Guy e, in qualche modo, la cura parsimoniosa e maniacale della fotografia e dalla cromia non possono che essere una caratteristica acquisita dopo anni trascorsi a divorare pellicole firmate Tarantino.
6) Il tavolo delle riunioni
Non abbiamo la certezza che questo possa considerarsi un omaggio dichiarato. Eppure in quella splendida tavola rettangolare circondata dall’acquario, in cui al vertice siede Salvatore Tracina circondato dai suoi scagnozzi, noi non riusciamo proprio a non rivedere la tavola delle riunioni di O-Ren Ishii in Kill Bill Vol. 1 dove i boss mangiano, discutono, volano accordi e teste.
7) Riscrivere la storia
Concludiamo questa carrellata di omaggi brillanti e intelligenti dal sapore tarantiniano con il revisionismo storico. Anche in questo caso, Tarantino non ha certo inventato l’ucronìa tantomeno la tendenza a riscrivere la Storia o a creare versioni alternative, e verosimili, della nostra realtà. Hitler non è stato ucciso in un cinema (Inglourious Basterds), Alexandre Dumas non era nero, sebbene lo scrittore era per un quarto di ascendenza afro-caraibica (Django Unchained), Sharon Tate, purtroppo, non è sopravvissuta a quella tremenda tragedia (Once Upon a Time… in Hollywood) e il Ponte sullo Stretto di Messina non è (ancora) stato costruito. La revisione intelligente della storia sia in Tarantino, sia in The Bad Guy condivide la stessa funzione, cioè è una scelta narrativa carica di implicazioni politiche e di denuncia sociale molto affascinanti.
Questi erano gli omaggi più evidenti al cinema di Quentin Tarantino che abbiamo scovato in The Bad Guy. E voi, quanti omaggi cinematografici, seriali o letterari avete scovato nelle sei puntate della dark comedy di Prime Video diretta da Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi?