Avete presente il caos, le grida, un minuetto adrenalinico di persone che s’intrecciano in una cucina, taglieri, carote, cipolle, mastodontici tagli di manzo, fornelli unti, padelle brunite e i capelli scomposti come i dolci da nouvelle cuisine di Jeremy Allen White? Se non riuscite a immaginarvelo, potete fare una full immersion iniziando a vedere The Bear su Disney+ (FX Productions) che è anche, o soprattutto, molto altro.
Siamo tutti Chef
“Grazie Chef, è pronto Chef, a che punto è Chef, hai preparato il fondo Chef”. Nel microcosmo della cucina di The Original Beef Chicagoland (spoiler per i vegani: l’unica verdura è la giardiniera nel panino ma accanto al brasato di manzo) la “famigliarchia di cucina” insignisce tutti come Chef. Il capo deve essere uno. Carmy Berzatto (Jeremy Allen White) è lo Chef stellato che ha ereditato, suo malgrado dopo il suicidio del fratello maggiore Mikey, il fast food e la sua scoordinata brigata di cucina che fatica non poco a mettere a regime. Il primo della lista da contenere è Richie (Ebon Moss-Bachrach), il “cugino” che non è un cugino ma un amico d’infanzia dai modi fin troppo spicci. A seguire l’irriducibile Tina (Liza Colón-Zayas), ispanica che fa spesso finta di non capire la lingua e usa il suo accento per schernire l’appellativo Chef trasformandolo in Jeff. Carmy assolderà nel ruolo di Sous-Chef una ragazza ambiziosa ma di talento Sydney (Ayo Edebiri) che lo aiuterà a gestire la chiassosa e petulante brigata. Cosa c’è allora di diverso da un Hell’s Kitchen qualsiasi? Cosa rende The Bear di particolare interesse e valore? Come per la migliore riduzione di brasato che Carmy possa cucinare, ci sono più ingredienti che contribuiscono al successo di questa serie. 10 grammi di scelte musicali perfette, 10 grammi di regia allo stato puro, 10 grammi d’interpretazione intensa non solo dell’attore principale, 10 grammi di scavo psicologico ed emotivo. La grammatura varia per ogni episodio ma il totale è sempre un equilibrio perfetto.
Musica in cucina
La chitarra nervosa di New Noise dei Refused è la prima colonna sonora che ci introduce alla tensione della serie con Carmy alla rincorsa di fornitori e soldi per pagarli. Lo slalom del primo episodio prosegue tra Budos Band, Wilco per tagliare il traguardo finale con Animal dei Pearl Jam. L’ansia si allenta fugacemente negli episodi successivi e i Counting Crows, Van Morrison, i REM, John Mayer sottolineano questi momenti d’introspezione con le loro ballate. I Wilco, che tornano più volte nel corso degli episodi, hanno l’onore e il compito di essere la colonna sonora con Spiders (Kidsmoke) versione dal vivo di una lunga sequenza nel settimo episodio, parte integrante dei 10 grammi di musica e di regia. Nel tentativo di rinnovarsi e introdurre l’asporto, un’applicazione usata male li sommerge di ordini che non possono soddisfare. La camera a mano sguscia tra gli attori, i fornelli, le mani, i corpi, i visi alterati, quasi un piano sequenza.
Ciak, si gira The Bear
Christopher Storer (Ramy, Dickinson) e Joanna Calo (Bojack Horseman, Hacks) sono i deus ex-machina della serie che girano come fosse un film. Usano la macchina da presa come lente d’ingrandimento dei dettagli che raccontano già una storia. Dal piccolo al grande entrano nel tutto dell’ambiente e dei personaggi. La luce della notte di Chicago è quella dei sogni di Carmy. I colori saturati ricordano quelli del video game Ball Breaker che si trova all’interno del ristorante e che si può considerare un comprimario. Il montaggio è una sfida continua, veloce e serrato, segue l’ansia di Carmy. La macchina da presa sta addosso a tutti ed è per questo che scompare lasciando un puro senso di reale.
Brigata di cucina
Jeremy Allen White si affranca del personaggio che lo ha reso più famoso di Lip Gallagher in Shameless e ci regala il tormentato Carmy. Un’interpretazione intensa e contenuta di un personaggio in cerca del proprio baricentro, segnato profondamente dalla scomparsa inattesa del fratello e dalla scoperta tardiva della sua dipendenza da oppiacei. Come in ogni cucina che si rispetti, da solo non potrebbe farcela e gli attori comprimari rendono tutto più facile. Tra il gruppo, ne cito due che sono sconosciute al pubblico seriale. Sono due attrici principalmente comiche che vengono da Comedy Central e Saturday Night Live, rispettivamente Ayo Edebili (Sydney) e Abby Elliot (Sugar). Sydney è una sous-chef di razza che ha l’ansia di emergere e quindi si scontrerà spesso con Carmy. Ayo Edebili parla con le semplici espressioni e ci fa accettare la presupponenza della donna che sgomita per arrivare. Sugar è la sorella di Carmy che ha preso da tempo il ruolo di madre nonostante la giovane età, di porto sicuro, di chi sempre e comunque farà di tutto per toglierti dai guai. Abby Elliot offre a Sugar la possibilità di non essere il solito personaggio buono e un pò noioso. Menzione speciale a Matty Matheson un non attore, un vero chef e ristoratore nella vita che è diventato un personaggio famoso per le sue apparizioni sul web. Interpreta Neil, factotum riparatore e sempre in competizione con Richie. Impagabile.
Psycho Bear
8 episodi di massimo 30 minuti ciascuno che lasciano spazio anche all’introspezione. Si parla di famiglia di sangue e allargata, di quanto si possa avere bisogno di aiuto quando un proprio familiare è vittima di una dipendenza, di cosa può creare l’ansia e lo stress, di quanto poco conosciamo le persone che amiamo e che continuiamo a vedere con la lente distorta del tempo e dei ricordi. Ogni personaggio ha la sua psicopatologia, ma al contrario di Grey’s Anatomy ci sono molte meno parole, più primi piani e dettagli di occhi e visi che raccontano già tutto e forse anche meglio. FX Productions ha rinnovato The Bear per una seconda stagione che arriverà su Disney+ il 16 Agosto (se non siete ancora abbonati, potete abbonarvi qui), e noi siamo pronti a goderci una nuova ricetta di questa disfunzionale ma carismatica brigata di cucina.