Qual è il compito di un’ultima stagione? Intendiamoci, un’ultima stagione consapevole di essere tale (e The Big Bang Theory 12 lo era), scritta per chiudere il cerchio e mettere la parola fine alle vicende di una serie tv! La risposta sembrerebbe scontata: avere un buon finale! In realtà un buon finale è fatto di tante piccole cose e forse la principale è quella di “risolvere” i personaggi, in modo tale che noi spettatori siamo pronti a lasciarli andare.
Questo non vuol dire solo chiudere la sotto trama di ognuno di loro, ma anche lasciarli in qualche modo compiuti, senza misteri, o quantomeno senza i misteri più evidenti. E Sheldon Cooper di misteri ne ha tanti, talmente tanti che c’è stato bisogno di una serie tv apposita sulla sua infanzia.
E da lì The Big Bang Theory 12×10 prende le mosse, diventando il principale episodio crossover di tutta la stagione e di tutta la serie, una specie di scambio di favori con Young Sheldon che più di una volta aveva funzionato da espansione (e correzione bug) dell’universo della serie madre, rivelando le origini di tante peculiarità di Sheldon. Per analizzarlo, quindi, serve dare un piccolo sguardo a quell’altro gioiellino che è Young Sheldon, all’epoca nel pieno della sua seconda stagione.
Senza divagare troppo, Young Sheldon funziona (anche) perché un ottimo Iain Armitage riesce a mettere in scena perfettamente l’eterna ambiguità di Sheldon, una delle chiavi del successo del suo personaggio. Il nostro futuro fisico teorico preferito, infatti, da una parte è diffidente verso tutta l’umanità (per questo è meraviglioso il suo “Non credo in Dio, ma credo in mia madre” detto nella 1×01) ma dall’altra il suo perpetuo bisogno di apprezzamento lo porta a essere sinceramente convinto che tutti siano ai suoi piedi, pronti ad adorarlo per come lui esattamente è.
Questo porta The Big Bang Theory e Young Sheldon a comunicare sotto traccia puntata dopo puntata fin dall’inizio dello spin-off, aiutate dal fatto che, nella programmazione originale americana, le due serie andassero in onda l’una dopo l’altra sulla CBS.
Così si crea un insieme di sottotesti (destinati inevitabilmente a perdersi nella successiva trasmissione italiana) che coinvolgono tutti gli elementi della narrazione. Sull’iniziale fil rouge della voce di Sheldon, infatti, si innestano rapporti tra le due serie che si fanno via via più evidenti: citazioni, approfondimenti, scambi di personaggi. Ma nessuno può immaginare cosa sarebbe accaduto nelle puntate del 6 dicembre 2018 (The Big Bang Theory 12×10 – appunto – e Young Sheldon 2×10) in cui gli Sheldon vanno l’uno nella serie dell’altro.
In particolare The Big Bang Theory 12×10 è un piccolo capolavoro tra i crossover perché affronta in maniera perfetta un problema scottante: come far entrare al tuo interno i personaggi di un’altra serie ancora in corso, considerando soprattutto che nei tempi che stai vivendo tu gli eventi di quella serie sono ormai definitivamente conclusi?
Ogni parola detta in The Big Bang Theory dovrà poi essere “rendicontata” in Young Sheldon, pena avere dei buchi di trama potenzialmente irrisolvibili. Ma allo stesso tempo non si può far finta che Young Sheldon non esista, quindi ciò che vedremo sullo schermo dovrà essere coerente con quanto mostrato fino ad allora nello spin-off. Per questo The Big Bang Theory 12×10 deve essere calibratissima, e ci riesce. Ma andiamo con ordine.
Tutto parte dalle puntate precedenti: Leonard e Raj, mentre aiutano Sheldon ed Amy a controllare le citazioni per il loro articolo da Nobel, scoprono una pubblicazione russa che confuta completamente la teoria della super-asimmetria. L’impatto per Sheldon è devastante: il nostro protagonista vive un vero e proprio lutto (come chiarirà la madre di Leonard) e i nostri amici fanno di tutto per farlo riprendere.
Leonard allora ricorda che, tempo prima, Sheldon gli aveva consegnato una videocassetta che lui stesso si era spedito per il futuro (sotto l’influenza del deludente “Ritorno al Futuro 2”) per aiutarlo in caso di emergenza.
Detto fatto, con l’aiuto di Howard, gli amici ritrovano un videoregistratore (da qui il nome della puntata, “L’illuminazione del VCR”) che permetta a Sheldon ed Amy di rivedere questo messaggio importante. Sheldon sta quindi per incontrare la sua versione da piccolo. Tutto il pubblico è in attesa, la videocassetta sta per rilasciare la sua illuminazione… e invece no.
Perché proprio quando il piccolo Sheldon sta per svelare il segreto per riprendersi dopo una delusione, la registrazione si interrompe e inizia una partita di football americano. Evidentemente George Cooper, il padre del nostro protagonista, aveva utilizzato la videocassetta per registrarci su una sua partita da allenatore dei Lupi del Liceo di Medford, abitudine che gli amanti di Young Sheldon conoscono benissimo.
Nel nostro protagonista torna la frustrazione (tanto da fargli spegnere la tv e farlo scappare a chiudersi in camera sua) e la puntata va avanti finché Amy decide che no, forse qualcosa di quella cassetta poteva ancora essersi salvato. Quale miglior metodo per scoprirlo che riguardarla fino alla fine, di notte, di nascosto da Sheldon?
Tutta la scena che ne segue è un capolavoro di dolcezza, anche nei lati più nascosti. A partire dal nostro genio che si sveglia perché Amy non è a letto insieme a lui. Finalmente Sheldon Cooper permette a un’altra persona di entrare nelle pieghe più nascoste della sua intimità e di turbarla e si permette di accettarlo, per quella che è per lui una grande dimostrazione di amore.
Una volta in salotto, vede Amy che riguarda la videocassetta dove, all’intervallo del primo tempo, George Cooper sta tenendo un discorso ai suoi giocatori (sullo sfondo c’è George Cooper Jr., che fa salire a tre il numero di personaggi di Young Sheldon confluiti in The Big Bang Theory 12×10). Qui avviene la magia: Amy, ricordando lo scoramento di Sheldon, vorrebbe spegnere la tv ma il nostro protagonista glielo impedisce, come ipnotizzato. In quel momento Sheldon non è lì, ma è impegnato in un dialogo intimo con suo padre, in una specie di sogno in cui il padre non sta più parlando ai giocatori ma a lui, anche a decenni di distanza.
E George Cooper dà, ai suoi giocatori, a Sheldon, ad Amy e a tutti quanti noi, una lezione che non dimenticheremo più: per quanto in un certo momento la vita ci segni una evidente sconfitta, ricordiamoci sempre che la nostra partita non è finita e possiamo “passare il tempo a dispiacerci per noi stessi o andare là fuori e fargli il culo”.
Sheldon trova da suo padre quella forza per andare avanti che mai si sarebbe aspettato, ma è Amy a capire la chiave giusta di quelle parole. George Cooper e suo figlio, sebbene così diversi (asimmetrici) hanno in realtà vissuto esperienze simmetriche (la sconfitta, il fallimento e la ripresa). E se quindi simmetria e asimmetria dipendessero solo dagli occhi dell’osservatore? Non c’è più tempo, c’è un articolo da aggiornare e questo sì, vincerà il premio Nobel!
Ma prima di andare, restato solo con la tv accesa e l’immagine di suo padre che lo fissa e lo addita, Sheldon onora un debito che si portava dietro da troppi anni: ringrazia George Cooper e segue le sue parole. E quel dito sembra quasi dire “È lui il mio ragazzo e io ne sono orgoglioso”.
Ma il vero rapporto, seppur sottaciuto, non è tra George Cooper e il figlio, ma tra George Cooper ed Amy, e questo rende la scena praticamente perfetta. A prendere metaforicamente per mano Sheldon, infatti, sono le due uniche persone che, in entrambi gli show, hanno dovuto guadagnarsi da zero l’affetto del nostro protagonista. E per entrambe Sheldon ora mostra un sentimento per lui rarissimo, l’ammirazione. The Big Bang Theory 12×10 diventa così la celebrazione di due personaggi splendidamente scritti, che hanno allargato e reso unico l’universo di Sheldon e che hanno, a conti fatti, combattuto per lui e per il suo amore. Amy e George, così simmetrici nella loro asimmetria, sono entrati nelle reticenze di Sheldon e hanno fatto il culo alle sue difese, lasciandosi amare ben presto da tutti noi.
E narrativamente questa è stata la scelta migliore, perché chiude il cerchio di George, un personaggio che non lascerà buchi di trama (a differenza del giovane Sheldon, abilmente silenziato) perché il suo destino è stato già abbondantemente descritto; non solo, a ben guardare l’inizio di The Big Bang Theory 12, forse potevamo già aspettarcelo: i genitori di Amy non sembrano, nel loro rapporto conflittuale, per certi versi simili a quelli di Sheldon visti nella serie spin-off?
E a proposito di Young Sheldon, vi abbiamo parlato di un’incursione dello Sheldon adulto, ed è la verità. Infatti la 2×10 è la puntata della nascita del Bazinga, dove un piccolo Sheldon ancora acerbo di umorismo comincia a provare le battute. I risultati all’inizio sono tragicomici, ma presto ci prende la mano e riesce perfino a fare uno scherzo a Missy. Lo Sheldon bambino si è definitivamente sbloccato e aggiunge al suo carattere un aspetto che vedremo spesso in The Big Bang Theory: un umorismo stralunato, unico e sorprendente, incapace di comprendere il sarcasmo degli altri ma in grado di crearne uno tutto suo. Del resto “E fu così che diventai il simpatico burlone che tutti i miei amici conoscono e amano”.
Sheldon non era mai entrato così in profondità nel suo spin-off, ma in questo caso era doveroso: doveva strapparci una risata per ricacciare indietro quella lacrima inattesa dovuta al suo incontro col padre.