4) Drammi (in)utili
Come ho detto in apertura, The Big Bang Theory soffre per una grave mancanza di idee.
Howard e Bernadette ormai hanno il loro equilibrio, tra figlia invisibile, babysitter/sanguisuga (Stuart) e lavoro. Leonard e Penny fanno la stessa vita di sempre, anche da sposati, con la differenza che ora, senza Sheldon tra i piedi, sono diventati di una noia inimmaginabile.
Hanno provato a creare pathos con il matrimonio di Sheldon e Amy, ma non c’è stato un vero e proprio colpo di scena.
Stranamente, io trovo abbastanza lineare l’evoluzione di Sheldon, quindi la sua decisione di sposare Amy non mi ha stupito. Loro insieme hanno raggiunto un equilibrio perfetto: lei sa come prenderlo e come tenerlo in riga, lui sa che è amato per come è e fino a dove può spingersi con i suoi capricci quotidiani.
L’unico personaggio che poteva offrirci una speranza era Raj. L’uomo si è dato una mossa quando ha deciso di rendersi indipendente dai genitori; svestendo i panni di bambino viziato ha iniziato a capire il valore delle cose e soprattutto della fatica che ci vuole per ottenerle. Ma così Raj si rende conto che Howard non fa altro che sminuirlo e ridicolizzarlo, danneggiando la sua autostima. Spinto anche dal padre, l’indiano decide di allontanarsi dal migliore amico, che, a suo dire, non l’ha mai supportato.
Ammetto che aspettavo questo litigio da molto tempo. Sfortunatamente, dopo un po’ di musi lunghi, la questione si risolve a tarallucci e vino dopo sole due puntate. L’unica cosa interessante della stagione, che poteva dare un po’ di risalto all’individualità di Raj – l’unico attualmente privo di una storyline (per quanto le altre siano indegne, almeno esistono) – me la risolvono in un battito di ciglia. Che occasione sprecata!