Se ci pensate bene, ciò che caratterizza alla base il rapporto che intercorre tra la spettatore e una serie tv può essere riassunto in una parola sola: fiducia. In che altro modo si potrebbe infatti giustificare la scelta apparentemente spericolata che facciamo ogni qualvolta decidiamo di rapportarci ad un nuovo prodotto? Dopotutto si tratta di qualcosa che non conosciamo, non abbiamo mai visto e a cui scegliamo di affidarci nell’ignoranza più totale. Non possiamo fare altro che incrociare le dita e sperare che vada tutto bene: per favore, cercate di regalateci qualcosa. E magari, se ci riuscite, non fateci troppo male nel tentativo. Cosa succede, però, quando questa fiducia viene minata? Può capire che le serie ci distruggano, sconvolgano, feriscano, eppure sembra far cento volte più male quando ci deludono. In alcuni casi, però, fortuna vuole che giunga inaspettatamente una redenzione quando meno ce la aspettiamo. Non succede spesso, ma se succede… Vediamo quindi 5 serie tv, da The Big Bang Theory a Reign, che si sono riprese sul finale dopo una pessima penultima stagione. Come si dice? Chapeau.
Attenzione: da qui in avanti seguono spoiler su The Walking Dead, Reign, The Big Bang Theory, Last Man Standing e One of us is lying.
1) The Walking Dead
The Walking Dead è una di quelle serie tv che se non l’avesse tirata troppo per le lunghe ad oggi verrebbe considerata un cult immancabile per chiunque. Se chiedeste anche al fan più appassionato se ci sia mai stato un momento in cui abbia voluto abbandonare la serie, questi probabilmente vi farebbe riferimento ad un episodio specifico: la morte di Glenn. La scomparsa di uno dei personaggi più iconici dello show (interpretato dall’iconico Steven Yeun) all’inizio della settima stagione non è solo considerato una delle scene più strazianti ed emotivamente coinvolgenti della serialità recente, ma ha comportato un abbandono di massa da parte del pubblico come raramente se ne vedono in televisione. Da quello che è considerato uno degli ultimi veri picchi di qualità della storia, la serie diventa un continuo girovagare e perdere pezzi fondamentali del cast (davanti a tutti Andrew Lincoln, che ha salutato il suo Rick alla fine della nona stagione). Dopo aver perso la maggior parte dei suoi punti di riferimento, ed essere scesa a livello di qualità in maniera piuttosto costante con una penultima stagione molto sottotono, The Walking Dead ha parzialmente guadagnato terreno nell’ultima stagione con l’evoluzione del personaggio di Negan ed è riuscita ad arrivare più o meno coerentemente al finale. Un finale che salva capre e cavoli, che sfrutta tutte le possibili sottotrame rimanenti e che chiude una storia senza chiuderla davvero. Largo agli spin-off.
2) The Big Bang Theory
The Big Bang Theory è una delle serie comedy dominanti della nostra epoca, ma come ben sappiamo non è stata esente da critiche. Sicuramente, tra le tante critiche fatte nel corso degli anni alla sitcom creata da Chuck Lorre e Bill Prady una resta impressa: la perdita del senso fondamentale che stava dietro alla narrazione. In poche parole, più The Big Bang Theory andava avanti e meno sembrava avere qualcosa da dire. Il tutto poi è culminato con la penultima stagione, lontanissima dalle prime per umorismo, innovazione e voglia di mettersi alla prova: pareva di assistere ogni settimana alle stesse dinamiche, che sebbene fossero ormai assodate in quanto a riuscita, finivano per risultare banali e ripetitive. Ancora oggi ci chiediamo come sia stato possibile, per una serie che ha riscritto il genere delle sitcom in un modo tutto suo (pur mantenendo al di sotto le caratteristiche fondanti) scendere di livello in questo modo nella stagione che ha preceduto l’ultima. Fino a quando non è arrivato il finale, e sebbene The Big Bang Theory non sia riuscita a stupirci, in una cosa ha fatto pieno centro: è stata capace di emozionarci come il primo giorno. Un po’ fanservice? Può essere. In ogni caso la serie con protagonista Jim Parsons è riuscita parzialmente a riprendersi e a chiudere i battenti in maniera più che soddisfacente. Forse aveva solo bisogno di tornare alle origini.
3) One of us is lying
Da due prodotti storici passiamo ad uno show recentissimo, che non ha nemmeno avuto il tempo di darsi da fare sul serio prima che arrivasse la cancellazione (non particolarmente scioccante). One of us is lying, dramma adolescenziale a tinte thriller basata sull’omonimo romanzo di Karen McManus, era partito…a stento. Niente di più, niente di meno. Su una piattaforma come quella di Netflix, che pullulava già abbastanza di serie tv dirette ad un pubblico giovane, One of us is lying non portava nessun contributo o innovazione significativa. Il giallo investigativo con protagonisti i cinque ragazzi più stereotipati che il genere seriale abbia mai visto era coerente nella suo totale anonimato, e se non fosse stato per una seconda stagione inaspettata probabilmente sarebbe già finito nel dimenticatoio. Eppure One of us is lying è riuscita a dimostrare che a volte il detto “mai dire mai” nasconde qualche verità: con una stagione ben lontana dall’essere un capolavoro ma decisamente superiore per trama, recitazione e coinvolgimento, la serie ha fatto un balzo di qualità. Manco il tempo di gioirne che è stata cancellata, lasciando tra l’altro la narrazione incastrata con un cliffhanger che mai troverà risoluzione. O magari è piaciuta solo a noi, chi lo sa.
4) Reign
Maria Stuarda, regina di Scozia dal 1542 al 1567, è a mani basse uno dei personaggi più interessanti e complessi della storia inglese (e non solo). Stupisce poco, quindi, che una serie come Reign, adattamento incentrato sulla giovinezza della regina alla corte di Francia, pur essendo poco accurato storicamente e decisamente trash abbia raccolto fin dalla prima stagione un nutrito seguito. Bei vestiti, scandali, intrighi reali, storie d’amore, il tutto condito da un’ambientazione suggestiva e una storia interessante: cosa si può volere di più dalla vita? Reign, che non si è mai presa giustamente troppo sul serio, è andata avanti senza grandi scossoni fino alla terza stagione, dove la perdita di uno dei personaggi principali ha scatenato un’onta di indignazione abbastanza giustificata. La storia d’amore tra Maria e Francesco era la colonna portante dello show, e perso quello è andato di conseguenza a sfumare l’interesse. La serie, in ogni caso, ha saputo reinventarsi: con una stagione finale quasi totalmente ambientata in Scozia e l’esplorazione di diverse sotto trame tutto sommato ben gestite, la serie è terminata con un finale molto bello. Non decente, proprio ben fatto. Romantico al punto giusto, storicamente esatto ed elegante nella sua semplicità (anche perché la storia la conosciamo tutti). Non preoccupatevi, non c’è solo Reign; mentiremmo però se dicessimo che non ci manca.
5) Last Man Standing
Chiudiamo con uno show che può essere descritto con una sola parola: sfortunato. Fino al midollo. Perché ci sono davvero pochi prodotti che hanno attraverso più tempeste, cambi di rotta, passi falsi e giravolte continue di Last Man Standing. Ideata da Jack Burditt e partita come una sitcom che narrava in chiave comica le vicende della famiglia Baxter, Last Man Standing può essere paragonata ad uno di quei cavalli da corsa che, gara dopo gara, inizia a perdere smalto fino a ritrovarsi a bordo pista, vecchio e stanco, circondato da stalloni nel pieno delle forze. Da cambi di showrunner (e di network) a svariati abbandoni da parte del cast (e conseguenti recasting non troppo riusciti), la serie ha iniziato ad esasperare sempre di più e a perdere progressivamente il mordente fino ad essere cancellata dopo sei stagioni. Per poi essere ripresa per tre ulteriori stagioni culminate in un finale che tutto sommato chiude il cerchio, risulta soddisfacente e riesce a dare un sospiro di sollievo ad uno show che ne ha passate davvero di cotte e di crude. C’è sempre un lato positivo: poteva finire nella tragedia più totale e al contrario ha tirato fuori abbastanza polso per chiudere in bellezza. Mica male.