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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su The Bondsman.
The Bondsman, il nuovo prodotto originale di Amazon Prime Video, è arrivato sulle nostre schermate il 3 aprile 2025. Creata da Grainger David, questa serie si presenta come un audace mix di horror, azione e commedia familiare, con un palese tocco nostalgico che strizza l’occhio alle serie cult degli anni ’90 e primi 2000. Con otto episodi della durata di circa 30 minuti ciascuno, lo show non si prende mai troppo sul serio, offrendo un intrattenimento irriverente e spensierato.
Potremmo definire The Bondsman come un incrocio tra Supernatural e Preacher, con un pizzico di Buffy l’ammazzavampiri. L’atmosfera, poi, rimanda al southern gotich di True Blood, sebbene non si parli di vampiri.
Come i fratelli Winchester di Supernatural anche il protagonista Hub Halloran (interpretato da Kevin Bacon, indimenticato protagonista di The Following) si ritrova a combattere contro forze soprannaturali, ma qui l’approccio è decisamente più leggero e autoironico. L’umorismo grottesco e le situazioni assurde richiamano alla mente opere come Preacher dove il sacro e il profano si mescolano in modo tanto bizzarro quanto affascinante.
Ambientata nella Georgia rurale, la serie si inserisce in un filone televisivo che ha visto un rinnovato interesse per l’horror negli ultimi anni, grazie a franchise come The Walking Dead e Stranger Things. Mentre queste serie, però, tendono a concentrarsi su atmosfere cupe e storie epiche, The Bondsman sceglie una strada diversa, privilegiando il ritmo serrato e l’intrattenimento scanzonato. Il risultato è uno show che guarda al passato del genere horror-comedy ricordando titoli cult degli anni ’90 e 2000 ma che allo stesso tempo si aggiorna con un approccio più moderno.
The Bondsman: la trama
Al centro di tutto c’è Hub, un cacciatore di taglie burbero e solitario che sopravvive alle sue giornate con alcol, sarcasmo e rimpianti. La sua vita cambia radicalmente quando viene brutalmente ucciso e riportato in vita dal diavolo stesso, che gli offre un patto impossibile da rifiutare. Catturare i demoni fuggiti dall’inferno e rispedirli indietro, o tornare a bruciare tra le fiamme eterne. Un concetto semplice, ma che si arricchisce rapidamente di sfumature grazie a un mix di azione, ironia e dilemmi morali.
La serie segue una struttura episodica, con Hub impegnato a inseguire un nuovo demone che infesta la piccola cittadina della Georgia, dove vive. I demoni, però, non sono solo mostri assetati di sangue. Rappresentano anche peccati e debolezze umane, incarnandosi in personaggi che oscillano tra il grottesco e il tragico. C’è il pastore corrotto, la cheerleader posseduta, il poliziotto violento: ognuno di loro offre uno spunto per riflettere sulle conseguenze delle azioni umane. Tuttavia, come accade spesso nei prodotti horror-comedy, alcuni di questi antagonisti rimangono poco sviluppati, lasciando spazio soprattutto all’azione e agli effetti speciali.
Tra horror, commedia e vita personale

The Bondsman non è solo una storia di demoni e cacce infernali. Parallelamente alla missione principale, la serie esplora la vita personale di Hub, intrecciando temi familiari e relazioni complesse. Sua madre Kitty (Beth Grant), una figura al tempo stesso esilarante e tenera, diventa una vera spalla nel suo lavoro, dimostrando che persino l’amore materno può resistere alla prova dell’apocalisse. Il rapporto con l’ex moglie Maryanne (Jennifer Nettles) e il figlio adolescente Cade (Maxwell Jenkins) aggiunge ulteriore profondità alla narrazione, mostrando quanto Hub sia determinato a riscattarsi non solo agli occhi del diavolo, ma anche di coloro che ama.
Non mancano momenti di leggerezza, come quando Hub riceve istruzioni via fax dal regno infernale o quando Midge (Jolene Purdy), la coordinatrice dei collaboratori esterni del diavolo, cerca di guidarlo con manuali datati e consigli moderni. Questo mix di elementi burocratici e soprannaturali funziona spesso come metafora del caos della vita quotidiana: anche quando pensi di avere tutto sotto controllo, ecco che un demone ti manda all’aria i piani.
Tuttavia, mentre procede verso la conclusione, la serie aumenta progressivamente la posta in gioco. Da semplice cacciatore di anime, Hub si ritrova coinvolto in un mistero più grande, che mette in discussione il sistema stesso per cui lavora. Perché i demoni stanno invadendo la cittadina dove vive? Qual è il vero piano del diavolo? E, soprattutto, cos’ha fatto Hub per meritare l’inferno? Domande che tengono lo spettatore incollato allo schermo, obbligandolo ad andare avanti.
The Bondsman: perché funziona
Nonostante non sia particolarmente originale, The Bondsman ha a capacità di intrattenere il pubblico grazie al suo non prendersi troppo sul serio. E l’ammiccare alle serie del passato lo rende un prodotto gradevole, sostenuto da alcuni personaggi secondari ben strutturati. Non è perfetta ma è un intrattenimento che si lascia guardare, capace anche di strappare qualche sorriso.
Uno degli aspetti più riusciti della serie è sicuramente lo sviluppo di alcuni personaggi secondari, in grado di aggiungere profondità e colore alla storia principale. Tra questi, spicca su tutti Kitty Halloran, la madre di Hub. L’interpretazione di Beth Grant non risulta bidimensionale. Kitty, infatti, è un personaggio complesso e sfaccettato. È una donna credente capace di fare qualsiasi cosa per proteggere suo figlio, persino fabbricare prove false o aiutarlo a catturare demoni. Al contempo dimostra una moralità inaspettatamente solida quando scopre che Hub ha ucciso una donna innocente mentre era ubriaco. In quel momento, Kitty abbandona temporaneamente il figlio, mostrando che il suo amore materno ha dei limiti ben definiti. Questo equilibrio tra devozione incondizionata e senso etico rende Kitty uno dei personaggi più interessanti dello show.
Un’altra menzione va a Midge. Il suo personaggio, quando appare la prima volta, ci fa sorridere. Incarna l’archetipo della figura amichevole e un po’ naïf, con il suo entusiasmo aziendale un po’ too much e le sue istruzioni desuete (il manuale del ’73 e il fax infernale). Ma diero questa facciata da impiegata zelante si nasconde una donna dalla forza emotiva straordinaria. Quando scopriamo il motivo per il quale ha venduto l’anima al diavolo non possiamo non provare un certo trasporto nei suoi confronti. Il personaggio si trasforma da semplice spalla comica a figura drammatica, capace di sentimenti estremi.
The Bondsman: cosa non funziona

Questi otto episodi presentano, al contempo, alcuni difetti che ne minano il potenziale e lasciano lo spettatore con qualche perplessità.
La CGI appare spesso poco curata dando l’impressione di essere andati al risparmio. I demoni, anziché risultare minacciosi o inquietanti sembrano più delle macchie indistinte di effetti speciali digitali privi di personalità. Questo rende difficile prendere sul serio acune scene che avrebbero potuto essere decisamente più impressionati. In compenso quelli realizzati alla vecchia maniera sono decisamente ben realizzati e certi dettagli sono in grado di dare una certa soddisfazione.
Un altro aspetto che penalizza la serie è la ripetitività dei casi demoniaci. Ogni episodio segue sostanzialmente lo stesso schema: Hub riceve il fax, va a caccia del demone, lo combatte senza particolari sforzi e lo sconfigge. Questo approccio procedurale funziona all’inizio, ma diventa presto prevedibile e monotono. I demoni stessi rimangono perlopiù figure anonime, senza uno sviluppo adeguato o una caratterizzazione memorabile. Sono semplicemente mostri senza alcuna profondità o connessione significativa con la trama principale. Persino i loro contenitori umani rimangono abbozzi superficiali, lasciando lo spettatore indifferente alle loro sorti.
Infine, il problema più grande: la serie non riesce a incutere paura . Nonostante i temi horror e le situazioni che dovrebbero essere inquietanti The Bondsman non riesce mai a creare un vero senso di paura. Nemmeno di sorpresa. L’umorismo grottesco e l’approccio scanzonato stemperano costantemente l’atmosfera, rendendo impossibile prendere sul serio le minacce demoniache. Anche le scene più cruente, come volti che si staccano o corpi in combustione spontanea, appaiono più assurde che agghiaccianti. Invece di spaventare, lo show strappa al massimo un sorriso o una smorfia di disgusto.
Un finale drammatico (e un futuro incerto?)
Kevin Bacon è indubbiamente uno dei punti di forza di The Bondsman. Riesce a incarnare alla perfezione l’antieroe burbero e disilluso, portando sullo schermo il carisma che lo ha reso una star di Hollywood. Nonostante il suo magnetismo naturale, il personaggio di Hub risulta talvolta statico e ripetitivo, limitato da una scrittura che non sempre riesce a sfruttare appieno le potenzialità dell’attore. Bacon convince, indubbiamente, ma avrebbe meritato un arco narrativo più articolato.
La stagione si conclude con un colpo di scena drammatico e inaspettato, che lascia aperta la porta a una seconda stagione. Dopo sette episodi e mezzo di leggerezza e atmosfere quasi goliardiche lo show cambia improvvisamente marcia, virando verso toni quasi tragici. Questo finale risulta spiazzante, quasi fuori contesto. È un epilogo che sorprende, ma che allo stesso tempo lascia qualche dubbio: sembra quasi che gli autori abbiano voluto alzare la posta in gioco all’ultimo minuto, forse per garantirsi una chance di continuazione.
In attesa di scoprire se il diavolo concederà una seconda stagione a The Bondsman, possiamo dire che queste otto puntate offrono un intrattenimento leggero e divertente, ideale per una maratona serale senza troppe pretese, grazie anche alla brevità degli episodi. Lo show assolve bene il suo compito di svago lasciando, però, in bocca il sapore amarognolo di quello che avrebbe potuto essere e non è stato.