Nonostante quest’ultimo episodio della seconda stagione di The Boys (qui la recensione dell’episodio precedente) ci regali momenti memorabili e l’adrenalina al massimo, tirando le somme lascia un po’ di amaro in bocca. Come era prevedibile, la carne al fuoco era tanta, troppa: al punto che si è sentita la necessità di chiudere frettolosamente trame e sottotrame, lasciando anche qualcosa in sospeso.
Da un punto di vista puramente tecnico, l’episodio conferma la consueta qualità che contraddistingue la serie: la regia è impeccabile, così come la fotografia, curata nei minimi dettagli. È interessante osservare, ad esempio, come tutte le sequenze che vedono come protagonisti i The Boys presentino una colorazione tendente al seppia, mentre le scene che coinvolgono i Super siano caratterizzate da colori sgargianti, quasi a voler sottolineare stilisticamente il mondo artefatto in cui vivono e che loro stessi contribuiscono a creare.
Per quanto riguarda gli attori, si direbbe che in questa puntata sono tutti, o quasi, in stato di grazia. Colpisce in particolare la performance di Karl Urban, alias Billy Butcher, che stavolta più che mai riesce a portare sullo schermo la figura di un uomo tormentato da conflitti interiori e sensi di colpa. L’eterno dilemma del personaggio è quello fra il senso del dovere che lo porta a fare del bene e il suo desiderio di seguire impulsi egoistici. Si tratta di una lotta forte, che dilania Butcher interiormente e Urban riesce a rendere perfettamente tutto il suo strazio, attraverso semplici movimenti degli occhi, o con la fronte appena un po’ corrugata.
E poi c’è lui: Anthony Starr
Si rischia di essere ripetitivi, ma Starr conferma il suo eccezionale talento di episodio in episodio. E dopo l’ultima, grande performance, risulta anche essere uno dei migliori attori di serie tv tuttora in circolazione. In particolare, da un punto di vista strettamente attoriale, è splendida la scena della morte di Becca: non solo si recepisce una grandissima intesa fra Karl Urban e Shantel VanSanten (Becca), ma anche Anthony Starr si avvicina all’apice della sua interperpretazione di Patriota. Quando il Super vede Stormfront a terra, devastata dai raggi laser scagliati da Ryan nel vano tentativo di difendere la madre, il suo volto è attraversato da una vasta gamma di emozioni: non solo ha perso la donna che credeva di amare, ma è successo per colpa del suo unico figlio. La sua unica possibilità di avere una famiglia è andata in frantumi e Ryan, la sua sola speranza per il futuro, il ragazzino che avrebbe voluto crescere a sua immagine e somiglianza ne è la causa. Quando Butcher si avvicina al ragazzo, dunque, lo sguardo di Patriota si fa folle e letale: vuole uccidere la sua stessa creatura, divenuta un mostro ai suoi occhi.
E qui vediamo a due facce della stessa medaglia: sia Butcher sia Patriota provano una cieca furia omicida verso il ragazzo. Ai loro occhi, è lui che ha mandato in fumo la loro occasione di felicità. Solo che il Super vede come solo obiettivo la distruzione del figlio e solo per mano sua: secondo lui, Ryan è una sua creatura, quasi una parte di sé. Ed è questo che lo rende così folle e letale. Ai suoi occhi, Ryan non è una persona a sé stante, ma un suo prodotto “difettoso”, che va eliminato in quanto tale. Butcher, invece, per quanto provi un’enorme rabbia, non lo vede solo come un “mostro”, figlio di un criminale pluriomicida. Per la prima volta lo vede anche come figlio di Becca, la donna che ama. E proprio a lei ha giurato di proteggerlo. La razionalità ha dunque la meglio e decide di salvarlo,a costo di sacrificare la sua stessa vita.
The Boys, dunque, ci regala indubbiamente scene magnifiche
Ma oltre a queste, ci sono anche sequenze che necessitano una riflessione a parte e lasciano qualche dubbio. Ad esempio, quando Stormfront attacca i The Boys e rovescia la macchina con LM, Becca e Ryan ci sono dei particolari che solevano delle perplessità: innanzitutto, come è possibile che dopo un incidente tremendo, i tre passeggeri escano dell’abitacolo quasi illesi? Passi Ryan, che ha i geni di Patriota, ma gli altri due? Inoltre: Storfront è un Super particolarmente potente, quindi difficilmente ci si spiega perché non sia riuscita ad uccidere nessuno dei The Boys durante la lotta. Insomma, questa sembrerebbe un po’ una strizzata d’occhio al pubblico, così come lo è lo spettacolare combattimento che coinvolge la villain, Kimiko, Starlight e, a sorpresa, Queen Maeve. Benché la scena sia visivamente interessante e dia soddisfazione (quanti speravano in un bel pestaggio di Stormfront?), se ci si riflette in modo spassionato sembra un po’ troppo politically correct. Insomma, da una parte risulta essere una scena scritta specificamente come inno “Women Power”, soprattutto se il concetto viene sottolineato da un Frenchie allibito che mormora “le ragazze ce la fanno”, in riferimento al film propagandistico sponsorizzato dalla Vought attorno al quale ruotano gli episodi precedenti. Inoltre, ci si domanda come abbia fatto Maeve a comparire dal nulla e a rintracciare i The Boys proprio quando avevano bisogno di aiuto.
Anche il finale non è del tutto soddisfacente. È vero, c’è la rivelazione schock su Victoria Neumann, che conferma ancora una volta come i personaggi di The Boys non siano “affidabili”: nessuno è pienamente positivo o negativo e tutti agiscono in nome dei propri interessi. Questo sicuramente è un plot twist interessante che fa ben sperare in risvolti futuri, così come l’ormai evidente follia di Patriota. Ma la chiusura frettolosa di molte storyline, con il siparietto consolatorio di LM che ritorna dalla sua famiglia è forse troppo edificante per risultare in linea con il resto della serie.
Nel complesso, la puntata rimane in linea con gli standard qualitativi della stagione, ma, d’altra parte, visto il vertiginoso climax ascendente che ha caratterizzato gli episodi precedenti, forse ci si sarebbe aspettati qualcosa in più.