Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su The Boys.
Ah, i supereroi. Figure rassicuranti che creano un argine contro le derive del male, proteggendoci nella comfort zone in cui ci culliamo. Esseri salvifici, materni o paterni, capaci di schiudere una forza bonaria che ripristina lo status quo e ci riconducono a un mondo giusto, pacifico, positivo. I supereroi restituiscono l’ottimismo. Sono un sogno a occhi chiusi, un’utopia dalla forza irreale che trasliamo nei soggetti che fanno altrettanto nella realtà d’ogni giorno, pur avendo superpoteri molto più umani.
Tutto molto bello, ma accantoniamo quel pensiero: gli eroi, purtroppo, trovano sempre meno spazio nella nostra cronaca. E quando lo fanno, sono spesso e volentieri assimilati alla stregua di stolti idealisti che celano chissà quale interesse personale, anche quando non è davvero così. La satira, allora, assume i tratti della parodia. E la parodia di una lente distorta che restituisce una realtà brutale, caotica. Una deformazione dei ruoli in un’area grigia nella quale il bene e il male sono sempre meno distinti e soggetti a interpretazioni pretestuose. La verità, d’altronde, non esiste più: siamo nell’era della post-verità. E The Boys rende perfettamente l’idea in tal senso.
Già, The Boys. Una delle migliori serie tv degli ultimi anni. Talmente grottesca da diventare persino realistica.
Attraverso lo stravolgimento dell’epica eroica, i supereroi si fanno così umani nella peggior versione di sé. Non più i buoni, ma i cattivi della stessa storia. E quelli che dovrebbero contrapporsi a loro, cosa fanno? Cadono negli stessi vizi. Gli intenti più nobili vengono intossicati da pulsioni primordiali che ci immergono in una lavatrice impazzita che mischia il bianco col nero, la salvezza e la perdizione, la corruzione e il ritrovamento della retta via. Una deriva etica apparentemente insanabile in cui i supereroi non costituiscono più un nido vitale, ma una gabbia atroce che ci priva della libertà e ci riporta ai tempi più bui. Una gabbia, prigione per i soggetti in causa e per chi li segue ossequiosamente, ormai privati di un senso critico davvero lucido.
La recensione di The Boys che segue, allora, rappresenta un ampliamento degli orizzonti già sviluppati nella versione senza spoiler. Già detto dei personaggi nelle loro linee generali e delle dinamiche più essenziali della serie, scaviamo ancora più a fondo e addentriamoci nei meandri di una serie speciale. Uno specchio deformato nel quale non sempre riusciamo a riconoscerci. Ma che, purtroppo, ci somiglia ogni giorno di più.
La deriva di Homelander in The Boys: da semidio a tiranno
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