Se The Bridge fosse un uomo, sarebbe sicuramente un maschio alfa: potente, irriverente, dominante, ma assolutamente irresistibile, e, soprattutto, impossibile da dimenticare. La 2×10, in particolare, non è solo la chiusura (?) di una stagione, ma una vera dichiarazione di poetica rivolta allo spettatore. L’ “io sò io e voi non siete un…” in gelida salsa nordica: ma tutto è, davvero, perfetto così.
Ma andiamo con ordine. L’ultima puntata della seconda stagione ha due obiettivi: risolvere definitivamente un mistero e chiarire un rapporto. Il colpevole degli attacchi legati all’eco-terrorismo ha in realtà in serbo un’ultima “sorpresa” per la squadra di Saga e Martin; i due detective, invece, hanno litigato seriamente. Per la prima volta abbiamo visto Saga mostrare una palese intolleranza verso qualcuno: con Martin si era aperta come con nessun altro, e lui l’aveva ferita, anche se a fin di bene. Le loro opposte visioni della vita e dei rapporti sociali erano finalmente venute a galla, provocando dolore.
Se chiari, quindi, sono gli obiettivi, molteplici sono le strade per arrivarci. Abbiamo già detto che uno dei grandi punti di forza di The Bridge è quello di sacrificare tutto per la sua trama principale. Ogni persona che si incontra in The Bridge, cioè, se non uccisa nel corso della Serie, può tornare in qualsiasi momento, se serve, o anche semplicemente restare appesa se non più funzionale alla storia. Così è per il ritorno di Rasmus, cacciato dalla squadra ma ancora completamente dentro il caso. Contravvenendo ripetutamente agli ordini del capo della polizia svedese, il giovane poliziotto dà a Saga la pista giusta per l’ultima parte dell’indagine.
Ne nasce una lite, non avrà nessun grazie, su questo The Bridge sembra categorico: il rispetto della legge prima dei rapporti umani. The Bridge è ormai Saga, più che Martin. Anche Martin è stato a modo suo sacrificato: è solo e non può più dirlo a nessuno. Nè a Saga, con cui deve chiarirsi, nè a Pernille, la bella collega innamorata richiamata in servizio per l’ultima parte dell’indagine.
L’intuizione di Saga era giusta, e Rasmus ha dato un volto ai sospetti della detective: la morte di Oliver non ha chiuso il caso e il vero assassino può ora sferrare l’ultimo attacco. A chiarire l’entità della minaccia, ritorna un’altra presenza dal passato: l’anatomopatologo trova nuove tracce nei cadaveri a lui affidati. Credevamo la sua missione finita già da qualche puntata, ma questa è la base dei colpi di scena della Serie.
I personaggi con cui lo spettatore si trova maggiormente a empatizzare spariscono dalla trama appena svolta la loro funzione. Quelli che credevi invece chiusi nel loro episodio, te li ritrovi con un ruolo decisivo nella puntata finale. La volontà del pubblico è ignorata, fagocitata, da una storia che vive della sua bellezza: The Bridge sa di essere irresistibile e non fa nulla per nasconderlo.
Ma The Bridge è anche Danimarca, Svezia e convenzioni sociali. In particolare, nell’apparato danese di sicurezza e protezione troviamo una perfetta coordinazione di uomini e mezzi. La sicurezza al primo posto, anche a scapito del resto. Perfino le proteste, pur violente, sembrano ordinatissime, e fa tutto parte di uno schema: se voglio difendere l’ambiente, perchè dovrei sporcarlo mentre sto manifestando?
La puntata nel complesso si svolge secondo il classico binario della lotta contro il tempo, in maniera potremmo dire convenzionale. Sono i dettagli a fare la differenza, quello che The Bridge vuole mostrare di sè. Innanzitutto che ogni fine è soltanto un nuovo inizio: è proprio quando la minaccia è neutralizzata che si raggiunge il culmine inaspettato dell’episodio. Pernille, infettata a morte da Viktoria, decide di non soffrire e di suicidarsi nel bagno contaminato; sarebbe potuta uscire (Saga, ignara della contaminazione, glielo aveva ordinato) e avere qualche chance di salvarsi, ma il rispetto del ruolo e dei colleghi glielo hanno impedito. La sua storia finisce così: The Bridge non celebra l’amore neppure quando si muore per esso.
E, stupendoci ancora, il caso su cui si è retta tutta la stagione resta aperto: Gertrud, scappata dalle grinfie della polizia, viene uccisa dal suo capo, nascosto nell’ombra, per il suo fallimento. Come ha fatto a sfuggire a tutti i controlli della sicurezza? Per chi lavorava? Ma, soprattutto, quante persone c’erano dietro l’attuazione di quel piano diabolico? Sono domande a cui, volutamente, non avremo mai risposta. Perchè anche la trama principale, alla fine, è sacrificata in nome di un bene superiore.
Gli ultimi minuti della seconda stagione di The Bridge sono per Saga, Martin e il loro rapporto.
Martin si era già scusato e Saga aveva finalmente rivelato a lui (e di riflesso a noi) il suo passato: non ha mai superato il suicidio della sorella, di cui lei si sentiva responsabile, e alla fine ammette
Posso capire i tuoi motivi: non approvo il tuo comportamento ma so che non volevi farmi del male.
Finalmente Saga entra entra nelle intenzioni di qualcuno per giudicarne il comportamento; si sforza di capire l’altro, si sforza di capire Martin. Martin ha umanizzato Saga, nei fatti perdonandole ciò che lei stessa non si era mai personata: le sue debolezze. E quanto più Saga gli è grata, tanto più le farà male compiere il suo dovere ancora una volta e accusare Martin dell’omicidio di Jens.
Credi che sia stato io?
So che sei stato tu
Il momento è così eccezionale che anche al pubblico viene donato un chiarimento attraverso l’unico flashback di tutta la Stagione.
Martin è colpevole: non l’abbiamo visto ma lo sappiamo anche noi. E per la prima volta Saga esita nel fare il suo dovere, esita nel seguire quella legge positiva su cui ha basato tutta la sua esistenza. Martin l’ha costretta a cambiare il rapporto con il suo passato, facendole del bene, e lei non può dimenticarlo.
Ma alla fine la natura e la morale non si possono cambiare, non possono cambiare.
In una scena di una bellezza malinconica e struggente, Saga e Martin si dicono addio senza scambiarsi una parola di più, e la telecamera non li inquadra mai insieme. Solo Hollow Talks in sottofondo, e la pioggia in cui Saga può annegare delle lacrime che non vedremo mai. Entrambi hanno perso l’unica persona di cui si fidavano, per una legge più grande ma che si fatica a chiamare giusta.
Il rispetto della legge prima dei rapporti umani: l’essenza di The Bridge è qui, e chiude la stagione con amara ironia. Nella 2×10 Saga porta a compimento quella denuncia che, nella 1×01, era stata convinta a ritirare. Solo che adesso fa molto, molto più male.