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Conoscere la storia vera di The Crowded Room in anticipo è forse un malus?

The Crowded Room
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“Adesso mi rendo conto […] che quando la polizia venne a prendermi a Channigway, in realtà non sono stato arrestato. Sono stato salvato. Mi dispiace che delle persone abbiano dovuto soffrire prima che ciò accadesse, ma mi sento come se dopo ventidue anni alla fine Dio avesse deciso di sorridermi”

Una stanza piena di gente

Un ragazzo dal viso scavato e dai vestiti sporchi si aggira per le strade di New York, ha in mano un sacchetto di carta e la paura negli occhi mentre raggiunge il suo obiettivo in una piazza affollata. L’amica che gli sta accanto estrae la pistola dal sacchetto e spara a un uomo di fronte a sé, poi scappa via ma è il ragazzo a essere arrestato entro pochi minuti dall’accaduto. Perché la polizia gli pone così tante domande? E perché gli è stata assegnata una psichiatra che lo tormenta con strane domande e affermazioni?

Danny, lo sai perché sei qui?

Rya Goodwin

Ma Danny non ha idea di quale sia la risposta giusta, la sua mente è annebbiata, confusa e terrorizzata mentre cerca di appigliarsi a un qualche tipo di certezza. Un incipit che ci immerge subito nella storia, anzi nella psiche di The Crowded Room, miniserie prodotta da Apple Tv+ e basata (molto) liberamente sulla biografia di William Stanley Milligan. La “stanza piena di gente” è, ovviamente, la mente di Billy Milligan/ Danny Sullivan interpretato in maniera eccelsa e sfortunatamente incompresa da Tom Holland, attore di grande talento che ha potuto finalmente cimentarsi in un ruolo più complesso e articolato rispetto al supereroe in calzamaglia che spara ragnatele. Nella miniserie troviamo anche Amanda Seyfried, voce della ragione e luce che accompagna pian piano Danny fuori dal tunnel e verso la verità, e Emmy Rossum, che interpreta la madre di Danny e quella mancata protezione dai pericoli del mondo che ha segnato la tragica vita del ragazzo.

Solo e spaesato, Danny si ritrova al centro di un’indagine per omicidio e per diverse persone scomparse che facevano parte della sua cerchia. Attraverso il racconto di Danny, narratore inattendibile, ripercorriamo passo dopo passo il viaggio nell’oscurità che ha portato il ragazzo a quel fatidico giorno in piazza. E mentre noi e la dottoressa Rya Goodwin ci addentriamo in questo buio sempre più denso, ci rendiamo ben presto conto che rimanerne immuni non è così semplice come avremmo pensato.

The Crowded Room (640×360)

Quale è quindi la vera storia di The Crowded Room e da dove trae ispirazione il personaggio di Danny?

Nel 1977, il nome di Billy Milligan rimbalzava da un capo all’altro degli Stati Uniti comparendo su qualsiasi articolo di giornale e notiziario in televisione. I suoi occhi chiari e tristi, incorniciati da una zazzera di capelli mossi, guardavano l’America chiedendo silenziosamente aiuto. Impossibile associare quello sguardo ai crimini di cui veniva accusato e per il quale era stato arrestato: tre imputazioni per rapimento e violenza sessuale. Ma è durante il processo che la verità salta fuori e il caso mediatico assume proporzioni globali. Ai tempi in cui Billy veniva arrestato, gli studi psichiatrici sui disturbi di personalità multipla erano ancora agli albori, senza che venisse data loro maggiore importanza o approfondimento. In molti, infatti, nell’ambiente scientifico reputavano il disturbo una favoletta per bambini, priva di alcun fondamento. Il caso di Billy Milligan cambiò ogni cosa.

La difesa puntò tutto sull’infermità mentale, ipotesi supportata anche dal dottor George Harding, che, grazie alle sue numerose visite al ragazzo, riuscì a far emergere una dopo l’altra le personalità che vivevano nella sua testa. Billy non cercò mai di negare i crimini, visibilmente provato e stanco, ma anche stranamente ambiguo e mutevole a ogni singolo interrogatorio, durante i quali i poliziotti avevano come la percezione di avere a che fare sempre con persone diverse. Billy fu sottoposto a numerosi test fisici e psicologici e sono stati propri questi ultimi a mostrare punteggi fin troppo variabili gli uni con gli altri. Il suo IQ, testato più e più volte, passava da punteggi bassissimi ad altri che sfioravano la genialità. Inizialmente vennero così riconosciute la presenza di ben 10 personalità multiple, oltre a quella di Billy, tra cui la piccola Christine, l’artista della fuga Tommy, il britannico Athur e la ribelle Regen. Il verdetto finale riconosce Billy “non colpevole per infermità mentale” e il ragazzo viene internato Athens Mental Health Center, un ospedale psichiatrico in Ohio, dove, durante la terapia emergono fuori altre 14 personalità. Tra queste ecco fare la sua apparizione Il Maestro, la personalità più importante di tutte e quella che corrisponde al vero Billy Milligan. Solo lui conosce tutta la verità ed è allora che la storia di Billy viene totalmente e definitivamente rivelata.

“Gli stiamo insegnando, e lui ci sta consumando. Quando William avrà imparato tutto quello che dobbiamo insegnargli, noi scompariremo”.

Una stanza piena di gente
The Crowded Room
The Crowded Room (640×361)

La discussa miniserie di Apple Tv+ riprende quindi il fatto di cronaca riadattandolo e modificandolo qui e là, a partire proprio dai nomi dei protagonisti coinvolti. Può cambiare la forma ma non la sostanza e la storia rimane sempre quella di un ragazzo solo e abusato che, per poter sopravvivere ha deciso di non affrontare il male che sta subendo creando una personalità, Adam, che lo faccia al suo posto. Nel finale di The Crowded Room tutti i nodi vengono al pettine. Tra passato, presente e futuro, Danny trova finalmente un modo per convivere con gli altri abitanti di quella “crowded room” che è la sua mente. Ognuna delle personalità ha sempre avuto un compito e un ruolo specifico ma anche un obiettivo comune: proteggere Danny.

Una rivelazione dopo l’altra, il mondo attorno a Danny viene finalmente mostrato per quello che è, senza il filtro del narratore inattendibile: dall’infanzia abusata alle relazioni omossessuali, dal viaggio a Londra all’arresto. Le infinte immagini distorte di questa stanza degli specchi cominciano a mostrare dettagli e contorni più nitidi e il nostro sguardo, ormai allenato, riesce a distinguere ciò che falso da ciò che non lo è. Anche grazie alla performance magistrale di Tom Holland, la storia di Danny Sullivan ci tocca e ci commuove perché la vita di un ragazzo qualsiasi, piena di sogni e speranze, è stata derubata dalla sua innocenza e purezza. Di fronte all’indifferenza della madre, che non l’ha mai protetto davvero, l’unica via di salvezza per Danny rimane quella di fuggire dalla realtà e lasciare che qualcun altro la affronti al posto suo. Ma dalla comparsa di Adam, la mente di Danny continua a frammentarsi per sopperire alla mancanza di fiducia, autostima, amicizia e amore senza possibilità di tornare indietro.

The Crowded Room
The Crowded Room (640×427)

Un po’ thriller, un po’ dramma psicologico, The Crowded Room è riuscita a raccontare la storia vera di Billy Milligan con grande sensibilità e umanità, trovando la propria strada nell’intricato labirinto mentale del suo protagonista. La vicenda giudiziaria di Billy e del suo disturbo delle personalità multiple ha avuto un’eco enorme negli anni a venire rappresentando un punto di svolta per gli studi sulle malattie mentali e le loro implicazioni nell’ambito della criminologia. Pur quindi ispirandosi alla biografia scritta da Daniel Keyes, The Crowded Room non è un adattamento fedelissimo lasciando da parte due degli elementi fondamentali della storia di Billy: l’esorbitante numero delle sue personalità e la natura dei crimini.

Torniamo così alla domanda che ha dato il via a questo articolo, perché viene spontaneo chiedersi se effettivamente conoscere prima il caso mediatico di Billy Milligan infici sulla visione di The Crowded Room. La risposta è: de gustibus. Come sempre accade di fronte agli adattamenti – siano essi da libri, film, anime o casi di cronaca – conoscere o meno la versione originale dipende molto da gusto soggettivo. C’è chi ama leggere il libro prima di vedere il film e chi invece recupera dopo. Nel caso di The Crowded Room, dato il genere thriller-psicologico, sapere esattamente la storia di sicuro rovina molta della suspence naturale che deriva dal guardare la serie tv con occhio vergine. Seppur infatti si muovano su due binari diversi, i racconti condividono un comune denominatore che condiziona inevitabilmente la visione della serie tv. Sapere già come e perché si svolgerà l’indagine attorno a Danny rompe un po’ di quella magia dell’inaspettato e inatteso che questo tipo di genere regala sempre. Come nel caso di Shutter Island, Se7en o Fight Club. Ancor di più che nel caso di altri adattamenti da fatti di cronaca nera, come Dahmer per esempio. Qui, oltre all’elemento poliziesco esiste anche una componente psicologica che trascina lo spettatore nel mistero di Danny Sullivan, chiamandolo a ragionare, riflettere e ipotizzare in prima persona quale sia la verità. Sapere la storia di Billy in anticipo è un po’ come giocare a Cluedo sapendo già colpevole, arma e luogo.