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The Crown – La recensione della struggente quarta stagione

The Crown 4
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Divorata, spolpata e deglutita a ghiottoni, The Crown 4 giunge alla sua quarta e attesissima stagione conservando intatte le altissime aspettative che da tempo la attendevano al varco dell’inquisizione seriale e confermandole puntata dopo puntata.

Ancor più coinvolgente delle precedenti stagioni, grazie anche e soprattutto all’avvento di Lady Diana nella narrazione, The Crown 4 strabilia con i suoi picchi drammatici portandoci a un livello di coinvolgimento tale da farci desiderare puntate lunghe ore ed episodi infiniti.

The Crown ci lascia per un altro lungo anno dopo 10 puntate perfette la cui capacità di scendere nel dettaglio e complessità emotiva sono riuscite a trarci in un turbinio empatetico mosso da rabbia e profonda tenerezza.

In balìa della drammatica situazione politica e sociale vigente durante il governo Thatcher e completamente assorbiti dai dolori della giovane Diana, non possiamo che rimanere spettatori, seppur immersi, di un progetto più grande di noi e di un dolore tramandato dai tabloid ma vissuto da infelici esseri umani.

Nel pieno di tutti i radicali cambiamenti che hanno stravolto la Gran Bretagna ma ancor di più il popolo protagonista dal 1979 al 1990, dentro Buckingham Palace nulla sembra voler cambiare mentre tutto desidera invece aggrapparsi tenacemente alle tradizioni.

The Crown 4

Abituata alla sobrietà e votata alla misura, Elisabetta ha un mondo che le gira attorno e che scongiura un solo attimo del suo interesse, una parola di conforto o un semplice dialogo madre-figlio. Una generazione intera la vorrebbe più vicina, a tratti più umana, ma è proprio in quella rigida freddezza che emergono tutti gli insegnamenti promulgati da casa Windsor.

Figlia di quei precetti lungamente impartiti fin da quando era bambina e di quella severità austera di cui è normale che si macchi una regina, Elisabetta mostra in qualche frangente una flebile ricerca di profondità emotiva che però velocemente annebbia pronunciando quelle parole che un tempo le resero l’infanzia sofferente: regole e doveri.

Dimenticandosi di aver amato e dimenticandosi di essere stata figlia la Regina di The Crown 4 è una regnante più capace, una donna politica più efficace, ma una madre meno presente.

Forgiata dagli anni, che Elisabetta non fosse una donna particolarmente premurosa già lo si era evinto dalle prima stagioni: da quella freddezza incoraggiata sul nascere e quel destino già scritto che non lascia spazio a inutili dimostrazioni d’affetto. In un microcosmo dove l’amore è messo al servizio del dovere, la regina comanda e il principe Carlo esegue.

The Crown 4

Ma se per la Regina reprimere i suoi sentimenti restituendo al mondo, ma ancor prima a se stessa, una versione edulcorata del suo sentire è la normalità che l’accompagna da sempre, lo stesso non vale per i suoi figli.

Abituati ad automedicarsi l’animo o ancor meglio a non domandarsene affatto, i figli della Regina Elisabetta prendono più spazio nella narrazione della quarta stagione di The Crown 4 proclamando che di spazio non ne hanno mai ricevuto. L’abitudine alla finzione, la declamazione di una gioia fasulla arricchita da quelle risate strazianti di animi irrisolti sono gli elementi che fanno di una semplice giornata in famiglia una pubblicità promozionale della felicità dove tutti gli attori devono fare il loro meglio per essere quanto più credibili possibili.

Immobili al servizio della corona, statici nei panni che la dinastia gli ha consegnato, scontenti ma obbedienti, i figli della Regina sono il frutto di quelle inossidabili tradizioni che vedono la Corona al centro di tutto e il benessere personale al servizio di essa. Lo sa bene Carlo, costretto a sposarsi per facciata e non per amore, e ancor di più Diana, intrappolata in una vita che con i suoi sogni di ragazza non ha nulla a che fare. Pronti ad amare, ma non ad amarsi: costretti a subire e a crearsi realtà alternative per sopportare l’insopportabile.

In quell’abbagliante solitudine fatta di tormenti interiori e saluti sbracciati al pubblico in delirio, silenziosamente nasce il dolore di Lady Diana che bisognosa di amore, di abbracci e di conforto capisce sempre più quanto tutte queste parole non siano di casa nel mondo dei Windsor e di come lei stessa sia destinata a rimanervi estranea.

The Crown 4

‘La Principessa del popolo’, ‘la Principessa triste’: di tutti i modi in cui è stata chiamata la Principessa Diana Spencer, possiamo affermare con certezza che la talentuosissima Emma Corrin sia riuscita a rendere giustizia a ognuno dei due aspetti più ricorrenti nella luccicante ma estremamente drammatica esistenza di Lady D.

Diva delle folle dal volto dipinto di mestizia, Diana entra in punta di piedi in un mondo già scritto per lei e vi finisce inghiottita come nella peggior favola dei fratelli Grimm. Condannata all’eterna solitudine di essere prima nella vita mondana ma seconda nella vita familiare, Diana non sa abituarsi a tutta quella freddezza e a quei rigidi precetti. All’amore richiesto vien servita indifferenza, al calore scongiurato la più dura delle ostilità.

A differenza di quei fratelli così contenuti nel riserbo del loro dolore, e addirittura a differenza della Principessa Margaret, da sempre barlume di apertura e modernità, ma vittima lei stessa di quello stesso blocco emotivo, Diana si oppone. La principessa di Galles scalpita, grida e si dichiara a cuore aperto di fronte a porte chiuse e segreterie telefoniche mossa da una sofferenza lancinante che non trova conforto ma che cerca disperatamente un riparo.

In un crescendo di intimità, The Crown 4 ci racconta con estrema delicatezza i dolorosi retroscena nascosti dietro quel sorriso dal caschetto biondo riuscendo come non mai a toccare le corde della nostra emotività raccontandoci una storia tristemente nota ma che merita ogni volta un bis.

Lontana dalla famiglia reale e dai problemi di corte, un’altra donna sconvolse l’Inghilterra dal 1979 al 1990 e quella donna fu Margaret Thatcher.

Magistralmente interpretata da una Gillian Anderson al massimo della sua forma artistica, la donna di ferro è la terza matriarca della quarta stagione di The Crown. Meno sensibile di Diana ma più di Elisabetta, la contestata e controversa prima donna a ricoprire il ruolo di Primo Ministro è il vertice di ogni singolo cambiamento politico e sociale di quei complessi anni inglesi.

Prima impegnata nella lotta contro l’IRA e poi nella guerra delle Falkland, ogni decisione della sua carriera è stata presa con enorme sicurezza suscitando sempre più la stima e lo scetticismo della Regina. Diverse ma a loro modo simili pur se vittime di quei pettegolezzi che le vorrebbero aspre nemiche, le due donne vivono con intensità i loro ruoli istituzionali, motivate dal dovere e dalla passione.

Quella stessa che ci ha condotto alla fine di questa stagione ancora più motivati da volerne sapere di più delle donne e delle personalità che hanno fatto grande la storia inglese.

La magia di The Crown è sempre la stessa della primissima stagione anche se ogni anno è la pozione a cambiare. A due capitoli dalla fine di questo lungo e meraviglioso viaggio ci troviamo ancora una volta sorpresi e ammirati dalla più minuziosa cura di ogni dettaglio, e dalla sempre più vivace sicurezza che The Crown non potrà mai deluderci.

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