Non ci sono sconti in The Crown 5, solo rabbia e rimorsi. Annus Horribilis dice la Regina Elisabetta per raccontare il terribile anno vissuto durante la sua carica, i 365 giorni in cui il suo potere – così maestoso e forte – sembrava quasi debole. Il suo talento nel saper controllare tutto come una degna Regina, nella quinta stagione di The Crown, viene messo da parte per raccontare il terribile periodo che la Famiglia Reale, e l’Inghilterra, dovette affrontare nei modi meno riservati e discreti di sempre. Perché noi i panni sporchi possiamo lavarceli a casa, o almeno aver timore che finiscano come argomenti di discussione in famiglia, ma questo non è ciò che accade ai protagonisti di questa storia. I panni sporchi lì si lavano sulla BBC in diretta, sulla prima pagina di un quotidiano, di fronte all’intera nazione. Ognuno dei protagonisti, in questa quinta stagione, porta con sé il peso della corona, il peso dell’esser nato in quella famiglia in cui tutto è fatto e pensato soltanto in una direzione: quella di Elisabetta, quella dell’Inghilterra. Tutti, in queste nuove dieci puntate, mettono da parte il ruolo della Regina interfacciandosi a Elisabetta con la sola rabbia di chi ha perso tutto a causa sua, con il solo rimorso di non aver potuto vivere ciò che voleva perché lei non era pronta al cambiamento. Lo abbiamo visto con Carlo e Diana, Margaret, negli occhi di William. Ognuno di loro porta con sé un macigno, la condanna di quel che rappresenta e di quel che non potrà mai essere.
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La quinta stagione di The Crown non è come le altre. E’ un labirinto fatto di rimorsi e rimpianti, di rabbia e lotta al potere, ma non come lo intendiamo noi. Ognuno lotta per affermare la propria identità al di fuori del proprio ruolo. Si lotta per un’indipendenza che è impossibile da raggiungere, ma che i personaggi cercano comunque di ottenere. In fila e in modo alternato ognuno di loro si presenta di fronte alla Regina Elisabetta implorando le proprie volontà, esasperando i propri rimorsi. Che questa sia la stagione dei rimpianti lo si capisce soprattutto grazie al personaggio di Margaret, la Principessa che ha dovuto abbandonare l’idea di poter stare con l’unico uomo della sua vita perché la loro relazione non sarebbe stata vista di buon occhio dalla società. Sul nostro schermo le vecchie stagioni tornano ora forti, ma non come un malinconico ricordo. Al contrario, si impongono come il lungo cammino che ognuno ha dovuto compiere per cercare di dimenticare quel che avrebbe voluto e che invece non ha potuto ottenere.
Per questa ragione, forse, la quinta stagione non è stata apprezzata come le altre: non gode di alcuna delicatezza. Gli occhi della Famiglia Reale sono disillusi e cinici, privi di qualsiasi illusione. Sono come delle marionette che vengono spostate da un punto a un altro del teatro, come dei corpi che eseguono dei movimenti imposti senza alcun desiderio se non quello di essere lì dove non possono essere. Perfino William viene dipinto come un tredicenne privo di illusioni ma consapevole che la sua vita sarà segnata dal dovere, dal sorriso forzato, dalla certezza dell’infelicità della propria madre.
Lady Diana viene disegnata esattamente come l’abbiamo ricordata o immaginata. I suoi sorrisi, così spogli e forzati, trasmettono solo la frustrazione di chi vive la solitudine non essendo mai sola, di chi ha mille volti attorno ma nessuno che la guardi davvero. Perfino lei, così delicata, in questa quinta stagione è mossa dalla rabbia. Non vuole vendetta, vuole essere ascoltata per dar voce ai tormenti che ha dovuto mascherare nel rispetto di un sistema che non sembra averle concesso lo stesso destino. Carlo non la ascolta così come non lo fa Elisabetta o William. Ma non dovremmo stupircene: tutti e tre sono cresciuti nello stesso ambiente ligio al dovere. Ciò che li muove è il sistema, il rispetto per ciò che rappresentano. Un rispetto che Carlo conosce soltanto a singhiozzi e che fa di tutto per tramutare in rivoluzione soltanto quando ciò per cui lotta è una battaglia che gli appartiene.
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La Corona è la protagonista di questa quinta stagione, ma è anche l’antagonista per eccellenza. E’ l’oggetto che provoca il caos pur di garantire l’ordine, l’obiettivo e il nemico di tutti i protagonisti. Nessuno parla più sottovoce, tutti urlano nella speranza di potersi far sentire, con la pretesa che quel che hanno da dire diventi legge dimenticando – a loro piacimento – che quel che sono fa parte di un’istituzione. The Crown mostra il lato peggiore di ognuno di loro raccontando la Famiglia Reale come se questa fosse la protagonista di Succession. Nell’acclamata Serie Tv statunitense ogni personaggio viene odiato: non esistono personaggi buoni o cattivi, ma solo lotte per raggiungere i propri scopi. Se lo scopo della Regina è quello di preservare la Corona negli stessi modi conservatori dei precedenti anni, lo scopo degli altri personaggi è quello di rimodellarla, darle un volto che combaci con i loro desideri.
Per questa ragione, in questa quinta stagione, nel campo di battaglia si sfida il dovere la volontà, la Regina e la sua famiglia, quel che si vuole e quello che non si ha mai avuto. Nessuno è più accondiscendente, neppure il Primo Ministro. La Regina Elisabetta non perde la sua autorità, ma perde il suo controllo. Nonostante lei privilegi la conservazione, tutti le remano contro implorando un cambiamento che avviene comunque nel dietro le quinte a prescindere dalla sua volontà. Carlo e Camilla esistono anche se lei non approva, Diana parla anche se lei non vuole ascoltarla, la società va avanti anche se lei vorrebbe che il tempo si fermasse.
Non è un mistero il motivo per cui i nuovi dieci episodi di The Crown non abbiano fatto impazzire la critica e il pubblico. Sono come un’orchestra non sincronizzata, come delle note musicali che non seguono il maestro. Tutti si fanno la guerra cercando di smascherarsi a vicenda privando The Crown di quella delicatezza storica che l’ha sempre contraddistinta anche di fronte alle tragedie. Dai sussulti siamo passati alle urla di una rabbia che oramai non può più tacere, al gossip spietato di un’istituzione che dalla fine degli anni ’80 in poi non è più riuscita a dimostrarsi come esempio saldo, ma solo come un continuo occultamento di verità che erano comunque sotto gli occhi di tutti. I personaggi sembrano recitare una parte a cui nessuno oramai crede da tempo, un’ipocrita bugia a cui nessuno ha più fatto fede. The Crown non è piaciuta perché la Famiglia Reale, durante quei tempi così vicini e così lontani allo stesso tempo, ha agito così disincantando chiunque vedesse in questa dei valori saldi che ben poco avevano a che fare con argomenti come il divorzio.
The Crown chiude così la sua quinta stagione. Rabbia e repressione annunciano i titoli di coda per poi lasciarci all’interno della nostra realtà, una realtà che ha già vissuto quello che la serie racconta e di cui ancora paga le conseguenze. Una realtà che non ha dimenticato e che ancora oggi sente il peso di ciò che è accaduto. Perché la storia ci ricorda quello che siamo stati, e non sempre questo è un bene.