Interpretare un personaggio realmente esistito non è mai facile, ancora di più se questa figura è viva e di una certa rilevanza. Ce l’ha spiegato molto bene l’attore Taron Egerton quando, hai tempi della première di Rocket Man (il film sulla vita di Elton John dove Egerton recita da protagonista) ha raccontato nel corso di un’intervista la sensazione di paura e aspettativa che aveva provato durante la prima visione del film, ritrovandosi seduto molto vicino al cantante inglese. Come possiamo dargli torto? Non solo si cerca di essere il più fedeli possibili alla rappresentazione “storica”, ma al tempo stesso bisogna essere in grado di rendere unica la propria recitazione, tutto questo stando sempre attenti a non mancare di rispetto a chi si sta interpretando. The Crown, che fino a qualche mese fa si ritrovava a doversi misurare con una fondamentale figura storica ancora in vita, ce l’ha fatta. In modo completamente diverso da come ci saremmo aspettati. Vediamo com’è cambiata l’interpretazione della regina Elisabetta in The Crown da Claire Foy a Imelda Staunton, passando per Olivia Colman.
Ai tempi dell’uscita della prima stagione di The Crown nel 2016 un po’ tutti sono rimasti piacevolmente stupiti da un casting che sembrava impeccabile: la somiglianza fisica tra la regina Elisabetta e Claire Foy, l’attrice che l’ha interpretata per le prime due stagioni della serie, era impressionante. Sono bastati un paio di episodi per farci capire che non si trattava solo di una parentela visiva: Claire Foy (che ha anche vinto un Golden Globe come attrice protagonista di una serie drammatica) è riuscita a portare in scena una giovane regina Elisabetta quasi perfetta. L’attrice apre le danze di tutta la storia di The Crown e ci accompagna attraverso alcuni dei momenti fondamentali della vita della regina: la morte di re Giorgio, l’incoronazione, la nascita dei quattro figli, le prime disavventure matrimoniali. Claire Foy è una regina giovane, una ragazza con un enorme peso sulle spalle che muove i primi passi in un mondo che, sebbene conosca fin da piccola, sembra più grande di lei. La prima regina Elisabetta sbaglia, compie passi falsi e fatica a conciliare la vita pubblica con quella privata (Matt Smith e Claire Foy in questo senso sono bravissimi nel portare in scena i primi turbolenti anni di matrimonio tra il principe Filippo ed Elisabetta).
Non è un caso che le scene (ma anche le citazioni) migliori delle prime stagioni abbiano come protagonista proprio Claire Foy. La dura, profonda e bella dichiarazione d’amore che Elisabetta fa a Filippo, tra le ombre della loro camera da letto, racchiude perfettamente il senso di quella che è l’interpretazione della regina all’inizio di The Crown: complessa e tremendamente umana.
Ai tempi, ci eravamo chiesti se The Crown avesse guadagnato o perso dal recasting della terza stagione. Chiunque sarebbe venuto dopo la Foy, avrebbe avuto una grossa responsabilità e un peso sulle spalle non da poco. Poi è arrivata Olivia Colman, che senza sforzarsi troppo e con la tranquillità inglese che la contraddistingue ha fatto quello che doveva fare: ci ha zittito tutti.
Olivia Colman non ha indossato nessuna maschera e, piuttosto, si è calata perfettamente nella parte regalandoci una regina a metà: una donna in bilico nella storia, nei confronti di se stessa e all’interno di The Crown. Olivia Colman interpreta la regina Elisabetta coprendo un periodo di quasi trent’anni (dagli anni sessanta agli anni novanta), tre decenni di cambiamenti fondamentali nella storia del Regno Unito, e non solo. Sono gli anni di Wilson come primo ministro, del giubileo d’argento ma anche di Margaret Thatcher; sono gli anni del primo incontro tra Carlo e Diana e della crisi matrimoniale della principessa Margaret. Soprattutto, sono gli anni in cui la casa reale britannica sotto la guida di Elisabetta è già cementata, e non alle prime armi: e The Crown, con l’interpretazione di Olivia Colman, ci ricorda che anche gli incorruttibili si piegano. Che anche i più puri sbagliano, e che la monarchia inglese è più fallace di quanto si veda dall’esterno.
Vediamo quindi una regina più matura, forse anche più fredda e a tratti inumana. Come una colonna, sembra stare in piedi e resistere a qualsiasi scossa. Ma anche una donna stanca, piena di dubbi e circondata da etichette anche quando non vorrebbe; non solo regina, Olivia Colman ci regala una madre, una moglie e una sorella piena di sfaccettature.
E Imelda Staunton? Beh, Imelda Staunton ha fatto quello che doveva fare: ha preso in mano l’eredità di chi era venuto prima di lei e l’ha fatto suo. Aggiungendo sempre qualcosa, anche se in modo molto sottile. La regina Elisabetta degli anni novanta (è questo l’arco narrativo che copre la quinta stagione) è ancora una volta diversa da ciò che abbiamo visto nelle cinque stagioni precedenti. Accompagnata dal principe Filippo meno incisivo di tutti, se paragonato ai meravigliosi Matt Smith e Tobias Menzies, Imelda Staunton cammina lentamente, sempre con lo sguardo dritto e i capelli sempre più bianchi. Eppure non crolla: anche se in questa ultima stagione sembra essere meno in prima linea costantemente (“eclissata” in qualche modo dalle vicende dei più giovani intorno a lei), la Staunton ci racconta una figura che sembrava intoccabile attraversare forse il decennio più difficile della sua vita. Quello del cosiddetto annus horribilis, quello dei divorzi dei quattro figli, dell’incendio di Windsor. E la regina è sempre lì: forse con il fascino della giovinezza che comincia a sbiadire, ma sempre e comunque in piedi.