Il seguente articolo contiene SPOILER sulla prima stagione di The Day of the Jackal.
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La narrativa moderna è piena zeppa di uomini e donne valorose che di punto in bianco hanno deciso di vendere la propria anima e tradire sé stessi. Si tratta di uno degli espedienti più amati dai fan. I cosiddetti turning sono i “punti di non ritorno” in cui gli eroi diventano villain lasciando gli spettatori a bocca aperta e aprendo la strada a una miriade di possibilità narrative. The Day of the Jackal (che potete trovare qui), in questo senso, parte in medias res, raccontandoci fin da subito la spietatezza del protagonista. Un personaggio evidentemente complesso che, tuttavia, si lascia sbirciare poco alla volta. Lo Sciacallo, però, è stato un uomo amato e soprattutto rispettato. Un uomo che a un certo punto della sua vita ha deciso di voltare le spalle a tutto ciò in cui credeva per percorrere una strada lunga e oscura, piena di solitudine.
L’Afghanistan è il posto in cui Alex Duggan ha imparato ad avere freddo
Nessuno dei suoi commilitoni poteva sospettare ciò che stava per accadere. Nessuno di loro poteva anche solo lontanamente immaginarsi una cosa simile. La prima caratteristica che ha permesso allo Sciacallo di diventare lo Sciacallo che conosciamo è proprio la sua totale inespressività. La poker face. Lo sguardo glaciale di Eddie Redmayne non fa trapelare il benché minimo spiraglio emotivo dal protagonista. La seconda stagione di The Day of the Jackal sicuramente risponderà a tutti i nostri dubbi, ma fino ad allora possiamo soltanto immaginare. Immaginarci che cosa abbia scatenato tutto ciò in un uomo come Alex Duggan. Un uomo con la strada spianata per diventare eroe nazionale, medaglia al valore e chi più ne ha più ne metta, che di punto in bianco decide di passare al lato oscuro per interessi personali. Non possiamo essere certi che tutto sia cominciato lì, in Afghanistan, ma sicuramente qualcosa si è acceso.
Forse è stata la stessa forza motrice che lo ha spinto ad imbracciare il fucile per la prima volta, o forse la presa di coscienza di non poter fare niente di più. La profondità del pensiero che ha trasformato Alex Duggan in Sciacallo è ignota, ma sicuramente consistente. Un uomo così risoluto e capace non può essere stato mosso dal solo vil denaro. E se così fosse deve esserci dell’altro, perché verso la fine della prima stagione di The Day of the Jackal anche lui sembra deciso a farla finita. Non si può fare questa vita per tutta la vita, diceva un saggio. Alex Duggan non ha bisogno di continuare, non ne aveva bisogno già da prima di accettare l’omicidio di UDC. Fa specie osservare come nonostante la sua quotidianità sia un continuo spostamento sotto traccia, Duggan abbia voluto fortemente una parvenza di normalità.
La parvenza di normalità potrebbe sembrare l’ennesimo specchietto per le allodole, ma per lo Sciacallo rappresenta più uno scudo
Che cosa dovrebbe farsene uno spietato assassino di una ideologica famiglia del Mulino Bianco. Tutto quello che Duggan ha costruito insieme alla sua bella Nuria lo ha fatto senza indossare i panni dello Sciacallo. Quella di Charles Calthrop è l’unica identità di Duggan a non avere come fine una taglia multimilionaria. Potrebbe essere stato il suo più grande errore, ma ha un significato molto più profondo di quanto possa sembrare. Nuria e Carlito rappresentano l’essere umano che si nasconde in lui, la via di fuga che lo porterebbe a vivere una vita normale. Resta da capire se e quanto Alexander Duggan sia realmente disposto a fuggire. E non parliamo di un’altra fuga internazionale mascherata dall’ennesima falsa identità, ma di una fuga da sé stesso. Questo è il suo “lato umano”, in perenne lotta con la sua reale essenza, quella di uno spietato assassino.
In Afghanistan Duggan c’è finito per merito, oltre che per un ideale che di sicuro non gli appartiene più. Ma la prima stagione di The Day of the Jackal ci ha raccontato solo a sprazzi il vecchio Sciacallo. Pensare che abbia deciso di vendere l’anima al diavolo su due piedi è alquanto improbabile. Laggiù deve aver assistito a delle barbarie inaudite: la strage del matrimonio è probabilmente soltanto l’ultima di una lunga serie. Il suo tradimento immediato dopo quella missione era premeditato, nato da un odio o una repressione covata a lungo. Duggan aveva già deciso, sicuramente prima di quell’ultima missione e forse anche prima di incontrare coloro che per primi gli avrebbero offerto la possibilità di mettersi in proprio. Certo è che l’aver risparmiato il suo osservatore Gary è un’altra mossa significativa. Duggan raramente ha dimostrato pietà per qualcuno, e sarà molto interessante conoscere il vero motivo dietro questa decisione nella prossima stagione di The Day of the Jackal.
Il percorso che porta Duggan a trasformarsi definitivamente nello Sciacallo è un tunnel fatto di solitudine e di regole rigide. La seconda stagione di The Day of the Jackal dovrà rivelarci cosa lo abbia davvero spinto a tutto ciò
Potrà mai esserci qualcosa di più seducente del denaro? La risposta che cerchiamo si trova già nella stessa domanda, in questo caso. Quelli dello Sciacallo non sono “soldi facili” come gli altri. Si tratta del miglior cecchino in circolazione, capace di imprese mozzafiato. La difficoltà estrema delle sue mansioni è carica di adrenalina pura, meticolose preparazioni e appostamenti silenziosi. Lunghe ore di attesa, come quelle passate a nascondersi nei cunicoli del teatro di Tallinn. Ma anche giorni interi passati a interpretare la vita di qualcun altro, per non parlare del lavoro dietro alle maschere. Si tratta di uno stile di vita che per essere vissuto necessita ossessione, più che devozione. Dietro tutto ciò si nasconde la costruzione di un ego enorme, nonostante non vediamo mai Duggan provare alcun tipo di emozione durante le sue missioni. E in questo, The Day of the Jackal rappresenta una grande realtà nel suo genere.
Al di là delle vite risparmiate lungo il percorso e di quelle che avrebbe voluto risparmiare, gli unici momenti in cui Lo Sciacallo svela la sua umanità agli occhi del pubblico sono quelli passati nel suo nido. Lo stesso da cui è sempre sul punto di fuggire il prima possibile per una nuova missione. Alexander Duggan è un uomo tormentato, perennemente in fuga da qualcosa. Annichilito dall’adrenalina e dal desiderio di colpire un nuovo bersaglio. Non si tratta di una banale sete di sangue, anche perché l’atto in sé è quanto di più lontano ci sia da una manifestazione del genere. E’ una questione di vita, l’unica che Duggan aveva sognato prima di vivere abbastanza a lungo per trasformarsi nello Sciacallo.