The Defenders ha finalmente riacceso un (leggero) barlume di speranza dopo la battuta d’arresto a causa dello scarso successo di Iron Fist. Sottolineo leggero poiché la Serie Tv, anche se piacevole, rimane comunque una spanna sotto gli altri show Marvel-Netflix (sì, sto parlando della prima stagione di Daredevil).
L’incontro crossover tra il Diavolo di Hell’s Kitchen, Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist è stato graduale, senza eccessiva comunione tra i vari personaggi e senza un senso di appartenenza al gruppo stile Avengers.
Questa è una buona qualità dello show, che ha così dato modo ai personaggi di conoscersi tra di loro, senza forzare un comune senso di giustizia da team. I 4 protagonisti hanno infatti poco tempo per capire se fidarsi o meno l’uno dell’altro: eppure, davanti alla comune minaccia nei confronti della metropoli di New York da parte della Mano, si uniscono in sua difesa.
Ma parlando più nello specifico quest’oggi analizzeremo il secondo dei quattro Defenders: Matt Murdock alias Daredevil.
Il diavolo di Hell’s kitchen non sembra per niente discostarsi dal suo lato tormentato che avevamo lasciato nella seconda stagione della sua omonima Serie Tv. Una linea continuativa che marca quanto il senso di giustizia sia forte in lui, tanto da contrastare la promessa di smettere di fare il vigilante fatta ai suoi amici.
La trama generale è fortemente imperniata sul background di Daredevil e Iron Fist, gli unici a conoscere l’organizzazione de La Mano e ad averla già combattuta in passato. Difatti notiamo come i problemi causati dal ricco Danny Rand si intersecano con i guai di Matt Murdock, delineando quindi una trama inizialmente avvincente, ma che poi si è rivelata essere poco sfruttata.
Il color rosso, predominante nelle scene di Murdock, lascia spazio all’ambiente neutro delle aule del tribunale in cui lo rincontriamo. Egli sembra aver messo via il costume da vigilante per far spazio al completo elegante da avvocato. Ha preso a cuore cause che inizialmente aveva sempre appoggiato, prima della conversione a eroe di Hell’s Kitchen. Eppure quel brivido di adrenalina lo richiama alla sua vecchia vita e lo rende vulnerabile a pensieri irrisoluti. C’è da ammettere però che Matt si sta ancora riprendendo dalla recente morte di Elektra, la donna che ha amato con più passione e che i suoi occhi ancora cercano in mezzo alla folla.
Quando infatti Matt si ritrova immischiato in questo strano caso che punta dritto alla Mano, grazie all’incontro con Jessica Jones, non osa tirarsi indietro e affronta con 3 nuovi personaggi quello che è l’Head Quarter dell’associazione criminale. Ed è lì che ritrova colei che pensava di aver perso per sempre.
Il fantasma di Elektra instilla nella mente di Matt la malsana idea di riabbracciare la sua vecchia identità, così che anche lei possa tornare da lui. Se voi vi trovaste di fronte la donna/uomo che avete amato con più desiderio nella vostra vita, non tentereste di riportarla/o da voi? Capisco che questa scelta possa sembrare a tratti smielata, ma è la scelta più ovvia e naturale dopo tutto quello che i due hanno passato.
Elektra vive ed ecco tornare il rosso come colore predominante.
Questo ritorno ha un gusto amaro, poiché la caratterizzazione di Elektra è veramente sempliciotta e poco ricercata. Alexandra (interpretata da una limitata Sigourney Weaver a cui abbiamo dedicato un articolo qui) la riporta in vita perché è la cosiddetta arma misteriosa, la Black Sky che la Mano tanto ricercava. Ma cosa è esattamente? Un soldato senza (apparenti) sentimenti o ricordi il cui unico scopo è eseguire gli ordini.
Ma tornando a Daredevil, nell’episodio centrale (1×05) ci viene mostrata una caratteristica peculiare del personaggio, che chi lo ha conosciuto tramite i fumetti riconoscerà subito. Il punto debole di Matt Murdock sono le donne: qualsiasi relazione con una donna abbia avuto, ha sempre visto un risvolto tragico. Non solo, ha spedito il personaggio in una spirale di disperazione e depressione, nonché di frustrazione e ossessione che hanno minato la sua psicologia.
Il suo immergersi completamente nella missione di salvare Elektra, lo “esclude” dal team e dal compito primario di mettere fine alla Mano per salvare la città di New York. La città che tanto si è impegnato a difendere, a migliorare, la lascia nelle mani di persone appena conosciute. Sacrifica se stesso pur di far rinsavire la ninja, non pensando alle pene che lascerà al suo miglior amico o all’altra donna della sua vita, Karen. Si sviluppa così una sottotrama che vede Daredevil avere un proprio percorso diverso da quello di Jessica, Luke e Danny.
La libertà di Matt è stata corrotta dal sentimento provato nei confronti di Elektra, tanto da farlo desistere dal tornare in superficie dalle persone che lo hanno sempre amato. In un certo senso, il suo percorso è deviato dalla rettitudine che tentava di mantenere e che spesso andava cercando nel confessionale della Chiesa.
Il finale di The Defenders vede i due amanti cadere sotto cumuli di polvere e sentimenti corrosivi, che hanno portato entrambi alla morte. O così pare, finché non si nota che mancano ancora 15 minuti all’effettiva fine dell’episodio. Già da qui si comincia a sentire puzza di stravolgimento della morte. Difatti, l’ultima scena è dedicata proprio al diavolo di Hell’s Kitchen, che vaneggia mentre è in un letto di un ricovero religioso.
Si è un po’ perso quel cinismo tipico della prima stagione di DD, ma sopratutto non si da più un significato netto alla morte (guardasi Bakuto che resuscita nuovamente, anche se con motivi “leciti“). Quest’ultima scena introduce poi un personaggio, suor Maggie, che agli appassionati di fumetti risulterà familiare, ma che per motivi di spoiler nei confronti di coloro che non lo hanno letto non menzionerò.
Tornando all’aspetto psicologico di DD, questo finale (un tantino forzato) sembra fare da apripista alla terza stagione del Diavolo. Come se i produttori avessero voluto mostrarci già da adesso il declino a cui andrà incontro Matt, secondo le news che vedono coinvolta la trama di uno dei più bei fumetti mai creato su Daredevil: Rinascita di Frank Miller e David Mazzucchelli (altri consigli sui fumetti li trovate qui ).
A livello tecnico, mancano le bellissime coreografie del combattimento del primo Daredevil, ma sopratutto i piani sequenza che rendevano la fatica effettiva del protagonista a combattere. Al contrario, il fattore cromatico che identifica il personaggio è una delle scelte tecniche più belle ed originali che lo show abbia usato. Il personaggio appare sottotono, completamento soggiogato dalla donna che ama, pronto a lasciare tutto il duro lavoro fatto negli anni per riunirsi a lei.
Eppure continua a essere il personaggio che traina la trama fino alla fine, a differenza di altri che sembrano fare la spalla di turno o che non danno il meglio di sé. Menzione speciale alle scene condivise con Jessica Jones: ben riuscite, divertenti e che pongono l’accento sull’accostamento di personaggi simili (ma non troppo). Tutto ciò può dare spunto ad una futura amicizia più stretta tra i due.
Nel complesso, Daredevil si merita un 6.5 e non di più.
Il rimanere impantanato nella scelta tra ciò che è giusto per se stesso e ciò che è giusto per la città di New York lo porta a compiere delle scelte comprensibili, ma che vanno a incidere troppo sulla resa del personaggio. Sopratutto in un crossover dove si presenta come il personaggio meglio riuscito tra gli altri 4. DD avrà anche adempiuto al suo dovere, ma ci aspettavamo qualcosa di più.