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Perché The Falcon and the Winter Soldier è una delle serie più amate dalla Generazione Z?

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Il panorama cinematografico del MCU ha spesso catturato l’attenzione del pubblico internazionale grazie alla capacità di trasmettere emozioni contrastanti: risate e adrenalina, pianti e pensieri malinconici. I registi e gli sceneggiatori hanno saputo creare con pazienza e dedizione momenti di suspense e fughe dal tempo grazie alla tecnica del cliffhanger e alle innumerevoli idee prese in prestito dalla penna di Stan Lee

Ci si chiedeva da tempo se la Marvel fosse solo questo o potesse regalarci opere più mature, imbottite di temi di attualità e vicine alla società contemporanea. The Falcon and The Winter Soldier ci prova, si avvicina alle esigenze e alle contraddizioni di una generazione figlia di paure e disagi, pronta ad abbattere i muri delle discriminazioni e disuguaglianze.

Prendiamo per esempio gli antagonisti principali della serie, i Flag-Smashers: in fondo le loro idee fondano su un principio moralmente “giusto”, in quanto promuovono il desiderio di un mondo senza più confini e limitazioni, a loro modo di vedere unico, come lo era durante il Blip causato da Thanos.

E questa è la domanda che ci poniamo da sempre e a cui non sappiamo darci una risposta: è possibile una realtà in cui ci siano più risorse per tutti?

Nella serie, i due protagonisti Sam e Bucky sembrano, a differenza degli altri eroi della casa delle idee, comuni mortali che hanno difficoltà ad integrarsi in un contesto che cambia di giorno in giorno. Il primo è combattuto dal senso di inferiorità dopo che Steve Rogers gli ha donato il suo scuso: sarà in grado di essere alla sua altezza? Falcon è nero, diverso per un mondo che ha sempre appoggiato e riconosciuto i bianchi. Lo sa bene Isaiah Bradley , un supersoldato afroamericano attivo durante la Guerra di Corea e impiegato come cavia dall’esercito per il siero del supersoldato e poi dimenticato dal governo americano. Isaiah cova una rabbia infinita nei confronti dell’esercito e dello Stato a Stelle e Strisce e le sue parole penetrano come una lama nell’animo di Sam. Può il simbolo della giustizia americana essere rappresentato da un uomo di colore?

Paragonando le tematiche della serie agli eventi del periodo, David Betancourt del Washington Post ha notato come ci sia ” qualcosa di paurosamente tempestivo in un Captain America che vola nel cielo giorni dopo il verdetto riguardante la morte di George Floyd”.

Bucky, invece, cerca di redimersi dal suo passato fatto di violenza e terrore. Come ogni uomo divorato da ansia e incubi, cerca aiuto nella psicoterapia. Anche gli eroi combattono i loro demoni come noi. Barnes frequenta Leah, una donna asiatica, in un periodo in cui gli asioamericani non si sentono al sicuro in America a causa di attacchi razzisti.

In the Falcon and The Winter Soldier c’è la volontà di raccontare le impressioni dei più deboli, di chi nella vita ha sempre dovuto rincorrere la luce per non perdersi nel buio, di chi è giudicato e lotta per avere un posto nel mondo.

Nelle sei puntate lo spettatore è costretto a interrogarsi su cosa voglia dire esattamente la parola inclusione e se, la classe politica attuale, stia facendo il possibile per smontare le pareti della disparità. Il nuovo Captain America si fa portavoce dei più bisognosi, si pone al loro fianco senza fronzoli e scende da quel piedistallo che ha sempre diviso uomini e eroi, classificando questi ultimi estranei ai problemi tangibili del quotidiano. In questo senso, vestendo i panni del fratello premuroso e avveduto, cerca di aiutare sua sorella Sarah a trovare i soldi necessari per salvaguardare l’attività di pesca della famiglia.

Questa prima stagione mette a nudo due personalità apparentemente inconciliabili. Sam, rispecchia a pieno l’essere idealista e istintivo; Bucky è un uomo distaccato e impassibile, freddo come un “soldato d’inverno”. Le due anime, così lontane, si avvicinano più di quanto pensassero. Chi guarda la serie , è portato quasi ad essere l’arbitro di un duo che alla fine funziona proprio per questa vicinanza.

La Generazione Z si si riconosce in quest’opera solida e attuale e la Marvel si cala perfettamente nel ruolo di maestra di vita, prendendoci per mano e accompagnandoci nel labirinto della modernità.

Questo viaggio non pone argini alle nostre domande, ma, al contrario, ci fa fare i conti con noi stessi e con le nostre speranze: possiamo costruire un futuro che non sia schiavo di pregiudizi e stereotipi?

E forse, la risposta a questa domanda la troviamo nell’ultimo episodio e nelle parole del nuovo Captain America:

“Quando prendo in mano questo scudo, milioni di persone nel Paese mi odiano per questo, lo so per certo. Anche adesso, qui. Lo percepisco. Negli sguardi, nei giudizi. E non posso cambiare le cose. Eppure eccomi qui, senza super siero. Non sono biondo, non ho gli occhi azzurri. L’unico potere che possiedo è credere che si possa fare di meglio.”

Il discorso è un monito per tutti, un segnale che ci spinge a riflettere sul senso della vita stessa: per emergere e sorprendere non importa da dove vieni o qual è il colore della tua pelle, ma il modo in cui riesci a migliorare te stesso, prendendo decisioni giuste e non superficiali.

È dunque questo lo step ulteriore compiuto dal MCU. Se con la figura di Chadwick Boseman(Black Panther) ci ha proposto il primo vero super eroe nero, The Falcon and The Winter Soldier ha abbracciato in modo consapevole la politica e la storia della nostra generazione.

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