All’interno del vasto mondo delle dizi turche, c’è una serie tv che ha catturato l’attenzione nell’ultimo periodo: The Family. La serie tv, composta da due stagioni e trenta episodi complessivi, è attualmente disponibile gratis e in esclusiva su Mediaset Infinity e ha ottenuto ottimi riscontri globali. Si inserisce armonicamente all’interno del movimento turco della sua globalità, dando vita a un’opera che ben combina gli elementi più classici del drama con sfumature ironiche che sforano talvolta nella rom-com. Si distanzia, così, dall’approccio canonico alle soap opera con un’identità che ben si approccia alle dizi più conosciute degli ultimi anni.
C’è poi un ulteriore elemento che balza subito agli occhi: The Family, infatti, è l’adattamento di una serie tv molto famosa.
Anche in questo caso, non si tratta di uno spunto inedito. Come avevamo evidenziato anche all’interno dell’approfondimento dedicato all’evoluzione della serialità turca, le dizi portano avanti spesso operazioni del genere. Prendono un titolo popolare con un alto potenziale, lo adattano alle proprie esigenze e danno vita a un’opera autonoma con una chiave del tutto originale. Spesso, la trasposizione ha riguardato titoli provenienti dall’universo sudcoreano: un esempio in tal senso è Love, Reason Get Even, anch’essa disponibile su Mediaset Infinity. Stavolta, a proposito di The Family, si evoca una delle serie tv migliori di tutti i tempi. Una serie tv statunitense che ha scritto la storia della televisione contemporanea, rappresentando per molti versi un vero spartiacque all’interno del percorso del mezzo: I Soprano.
La celebre serie tv statunitense, ideata da David Chase, è andata in onda tra il 1999 e il 2007, riscrivendo i canoni della serialità a cui il pubblico era stato abituato fino a quel momento. Una vera e propria rivoluzione televisiva, portata a termine anche grazie al carisma magnetico di un antieroe che ha portato a un’evoluzione radicale della figura del protagonista (Tony Soprano) secondo logiche trasversali, ambigue e non più binarie. Insomma, una serie tv impegnativa e ricca di affascinanti complessità, molto difficili da adattare all’interno di un prodotto autonomo e destinato a un pubblico completamente diverso.
L’operazione, audace e coraggiosa, è stata sviluppata tra il 2023 e il 2024 da The Family.
La dizi turca ha puntato in alto, indubbiamente. Trasporre una serie tv del calibro de I Soprano non sarebbe stato semplice per nessuno. E la scelta è stata chiara, fin dal primo momento: The Family non ha cercato in alcun modo di riprodurre l’identità dell’opera di Chase, prendendo un’altra via. Con molte differenze chiave che scompongono il soggetto originario per dare vita a un prodotto completamente diverso. Una, su tutte: la relazione tra il protagonista e la sua psicologa.
Mentre nei Soprano il rapporto tra Tony e la dottoressa Melfi si era sempre mantenuto all’interno di una (fragile) dinamica professionale, schiudendo così luci e ombre di un character profondamente scisso tra quello che era il suo destino da malavitoso e la crisi di coscienza che ne era conseguita, in The Family abbiamo a che fare con un’intensa relazione di natura sentimentale. Non solo: la loro storia d’amore, travolgente e osteggiata dalle resistenze di una madre-suocera a dir poco ingombrante, è al centro della trama con un protagonismo mai assunto nelle trame de I Soprano.
Aslan Soykan (Kıvanç Tatlıtuğ), erede di una nota famiglia criminale che era stata guidata per un lungo periodo dal padre di Aslan (morto suicida), si innamora di Devin Akın (Serenay Sarıkaya), una brillante psicologa che deve fronteggiare un quadro familiare a dir poco drammatico. La psicologa ha infatti una sorella con problemi di tossicodipendenza e una madre che soffre di bipolarismo. Le due figure rendono ardua la gestione della propria vita privata e professionale. La connessione con Aslan trova da subito una forte radice proprio all’interno dei fragili equilibri familiari coi quali entrambi devono confrontarsi quotidianamente.
Erede di Yusuf Soykan, patriarca dalla personalità di difficile lettura, Aslan subisce il peso di un destino apparentemente già scritto.
Il protagonista di The Family si ritrova a capo di un’importante famiglia criminale, ma cerca una via per uscirne legalizzando gli affari. Al pari di Tony Soprano, il conflitto interiore è causa di sofferenze che vengono supportate al meglio dall’apporto di una psicologa d’alto profilo. Parallelamente, le pressioni familiari giocano un ruolo fondamentale. Così come Tony dovette affrontare l’irruenza tossica di una figura materna negativa e distruttiva, Aslan deve gestire il rapporto con una madre che sembra mostrare i tratti tipici del cosiddetto Complesso di Giocasta.
La questione, in realtà, è molto più complicata di così. Quel che è certo è che l’influenza di Hülya Soykan (Nur Sürer) sul figlio Aslan è deleteria. Deleteria, nonché il peggior ostacolo nella storia d’amore che Aslan vive con Devin: la madre, infatti, percepisce la compagna del figlio come un pericolo. Per questo motivo, il suo obiettivo primario è screditarla, riportando Aslan nell’alveo familiare. Alcuni elementi di Livia Soprano, madre di Tony, inoltre, si riflettono non solo in Hülya, ma anche nella figura di Seher Soykan (Emel Göksu), suocera della donna. La nonna di Aslan soffre d’Alzheimer e mostra alcune importanti derive caratteriali nei momenti di massima lucidità.
Non è tutto. Come ogni mob series che si rispetti, la relazione tra Aslan e Devin non è il solo fattore centrale della trama in The Family.
La lotta per il potere, tutta in famiglia, porta Aslan a doversi scontrare in particolare con suo zio, il fratello del padre. İbrahim Soykan (Levent Ülgen), un boss locale, è l’incarnazione della vecchia concezione tradizionale del potere criminale (un po’ come Junior Soprano). Per questo, reclama il controllo della famiglia guidata dal nipote. Quello con Aslan è lo scontro generazionale tra un uomo vecchio stampo e un giovane che ha una visione del potere e degli affari molto più fluida e conflittuale.
In fondo, il vero problema di Aslan è questo: rispondere alle esigenze e alle aspettative di una famiglia ancorata a un profondo conservatorismo. Per volontà, in particolare, della madre.
Una famiglia con una radicale tendenza al preservamento dei ruoli e degli equilibri interni, segnati da canoni fissi nei quali il ragazzo non si ritrova e a cui vorrebbe sfuggire. Questo fattore trova la sua incarnazione in alcune ricorrenze imprescindibili a cui nessuno deve mancare per alcun motivo. La matriarca, infatti, riunisce costantemente i vari membri per cene sfarzose nelle quali ognuno ha il proprio posto prestabilito. La tavola, diviene, così, il luogo metaforico ed essenziale di una tradizione da portare avanti a ogni costo.
L’amore per Devin è, in qualche modo, il richiamo alla libertà auspicata per tutta la vita. E una vocazione all’autonomia decisionale, al di là del percorso che altri hanno tracciato per lui.
Insomma, attraverso The Family abbiamo una reinterpretazione indipendente di alcuni dei fattori chiave de I Soprano.
La componente psicologica, in particolare, ha una centralità assoluta. Con i due protagonisti, ma anche con il fratello di Aslan (Cihan, interpretato da Nejat İşler), protagonista di una parabola narrativa molto particolare, la famiglia di Devin e i vari membri della famiglia del protagonista. A rubare la scena, tuttavia, è la storia d’amore tra il criminale e la psicologa. Una coppia capace di generare grande empatia e di affascinare con una freschezza che deve confrontarsi costantemente con un contesto intriso di tossicità. Una storia d’amore che va contro tutto e contro tutti, in nome di un sentimento genuino.
Il resto lo fanno le ambientazioni, suggestive, e un racconto che sa attraversare i generi ed equilibra abilmente registri linguistici ed espressivi differenti, alternando momenti fortemente drammatici con altri più disimpegnati (ma altrettanto coinvolgenti). Una storia di famiglie a pezzi, sì. Una storia d’amore, classica e a suo modo unica.. Ma anche molto altro, dentro un racconto dai volti molteplici. In due parole, The Family.