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La splendida (e necessaria) controrivoluzione di The Following

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Il risveglio di The Following. Quando sembrava destinata inesorabilmente a cadere, col nostalgico ricordo di un esordio da urlo ad edulcorare soltanto parzialmente quella che sembrava una chiusura inevitabile, lo show di Fox si rialza. Con un balzo a sorpresa, che potrebbe cambiare interamente le prospettive della stagione ma anche dell’intera serie. Procediamo con ordine.

C’eravamo lasciati con l’ennesimo confronto Ryan-Joeapparentemente unico appiglio rimasto al The Following che fu (grande). E sulla scena intanto era entrato, nella solita ed ormai ritritissima sequela di villains che si rimpiazzano puntata dopo puntata, un nuovo potenziale grande cattivo: Theo, il miglior studente di Strauss. Caratterizzazione sin da subito interessante la sua, ma dato il trend degli ultimi due anni abbiamo imparato a non farci ingannare dalle apparenze: uno può partire pure forte, poi o scende di livello o lo fanno morire due puntate dopo. Con Theo però la speranza si riaccende, perchè nella 3x07 dimostra di avere potenziale da personaggio azzeccatissimo. E finalmente diverso.

Uno squalo deve rimanere sott’acqua. E la figata del personaggio di Theo è che sott’acqua ci rimane per davvero. Pur stando in superficie. Un uomo apparentemente normale, con un lavoro, una vita ed una famiglia normale. Non il solito serial killer dichiarato in cerca di fama e potere in pieno stile The Following. Con Theo, The Following fa volutamente un passo indietro, ma è il passo indietro che gli permette di fare un passo avanti.

Joe Carroll era – e rimane – un personaggio geniale, Joe Carroll era – e rimane – un’idea geniale. Una rivoluzione vera e propria rispetto ai crime del passato: niente più serial killer da sgamare, si sa già chi è il mostro, il mostro comunica direttamente con l’FBI, il mostro non vuole soltanto uccidere ma vuole diventare leggenda, vuole che tutti sappiano chi è. Il problema è che se la cosa funzionava con Joe, dopo ci hanno marciato troppo. Con la famiglia Gray, con lo stesso Micah che ambiva al ruolo di nuovo Carroll nella seconda stagione. Sette su sette, followers su followers. Intrigante ma dopo un po’ stanca. Theo è diverso. 

Theo è diverso, e sotto certi aspetti pure più inquietante. Agisce da solo, nell’ombra. Uno spietato killer assetato di sangue, non di fama. La brama di fama prima o poi dà alla testa e Joe Carroll ne è stata la dimostrazione. Theo fa più paura, fa paura come il primo Carroll, quello ancora ‘sano’ di mente. Ma fa paura in maniera diversa. E funziona.

Salva subito l’altro follower di Strauss, che stavano portando in prigione, per servirsene. Ma non lo fa in maniera paterna. Non c’è quel mix padre-amico-mostro un po’ inquietante un po’ rassicurante già visto nel rapporto tra Joe ed i suoi followers prima, tra Strauss ed i suoi followers poi. Theo suona uno spartito a parte e mette le cose in chiaro: lo faccio solo perchè mi servi, non perchè ti voglio bene. E se sbagli ti uccido.

L’adepto esegue e va alla caccia di tale Luis, quello dei passaporti falsi di Strauss. Non ci riesce ad ucciderlo, ma non divaghiamo. Perchè nel frattempo Theo – che prima ne ammazza brutalmente due o tre – deve coprire le sue tracce di un altro piano arzigogolatissimo ordito da lui stesso in persona. Era lui l’artefice di quella finta e mail salva-Strauss inserita nel server dell’FBI tramite un computer dell’azienda per cui lavora saltuariamente. Max Hardy e la sua squadra entrano sul posto di lavoro per indagare, e lui è compitissimo: sorridente, camicia ed occhialini, mentre freddissimo si appresta a coprire le sue tracce. Riesce a far incolpare ed ammanettare un tizio al posto suo con uno stratagemma, nel frattempo ne uccide un altro paio che gli stavano provando a mettere i bastoni tra le ruote. Ed incontra anche Max, con cui ha una breve e rapida conversazione. Non si sa bene come faccia a scappare in un nanosecondo quando l’FBI arriva perchè avvisata da Max di un omicidio appena avvenuto, ma va bene: per stavolta soprassediamo.

Perchè Theo promette bene e la controrivoluzione – necessaria – di The Following, promette bene. Ora è una corsa contro il tempo. Le speranze di rinnovo per una quarta stagione erano ridotte al lumicino. Ma con l’entrata in scena di questo nuovo personaggio – che a fine episodio torna dalla famiglia come un normale uomo qualunque – qualche spiraglio si apre.

La 3×07 è stata arricchita anche dalla presenza di Joe Carroll, delle sue espressioni, dei suoi consigli all’ormai clamorosamente amico Ryan Hardy. Joe, mansueto come mai è stato prima, sembra diventato una sorta di commediante ma la sua presenza rimane un valore aggiunto. A quanto pare però ha una scadenza molto vicina: una settimana di vita e poi sedia elettrica o iniezione letale. Questo complica un po’ le cose, non credi?’ dice a Ryan, in relazione alla collaborazione che hanno appena intrapreso.

Ryan che sembra di nuovo ossessionato da Carroll, ma in maniera diversa e per certi versi ancor più sinistra: a fine episodio, in un incubo delirante, c’è lui ubriaco fradicio che abbraccia Carroll mentre giocano a biliardo. E Joe gli dice: “Io crederò sempre in te. Sarò sempre con te”. Il rapporto più controverso nella storia delle serie tv sta per concludersi. A meno che qualcuno non salvi Joe. Salvate Joe. Anche se forse, smentendo un po’ quanto scritto la scorsa settimana, non è l’unico che può salvare The Following. Può farcela anche Theo, il re della controrivoluzione. Splendida. E necessaria. 

 

(Un saluto agli amici di The Following Italia)