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The Following, una speranza c’era. Ecco come sarebbe dovuta essere la quarta stagione

 

Il presupposto è molto semplice: per rendere la quarta stagione di un certo livello, e chiudere idealmente il grande cerchio di The Following, i produttori avrebbero dovuto cambiare anche il finale della terza. Parliamoci chiaro, e lo ripeterò fino all’infinito: dal momento in cui costruisci un signor personaggio come Joe Carroll, non puoi disfartene.

Ma è anche vero che viste le ultime evoluzioni nel rapporto tra lui e Ryan, che dal mix ossessione-odio-stima reciproca sono passati al mix ossessione-stima reciprocastrana ed inquietante amicizia, era difficile – e sinceramente ripetitivo – pensare ad un nuovo scontro Joe-Ryan sulla falsariga della prima stagione. No, non era questa la svolta. Non era il ritorno al passato la medicina per salvare The Following dalla cancellazione. 

La medicina per salvare The Following era un’altra. Il punto più alto della terza stagione si è raggiunto, guarda caso, nel momento in cui Ryan e Joe sono tornati a parlarsi spesso, fino al grande picco della decima puntata, quella dove Ryan e Joe si salvano la vita a vicenda più volte, quello dove Ryan ammette di essere un serial killer, ammette in qualche modo a Joe di volergli bene, ammette il fatto che sono anime gemelle. E quella dove Joe esce di scena, non prima di aver detto a Ryan che lui era la sua vera ed unica eredità.

Ora, parliamoci chiaro: piuttosto che continuare sulla scia del delirio dei vari Theo, Mark eccetera che hanno ridotto The Following ad un normalissimo poliziesco, che figata sarebbe stata sviluppare il nuovo rapporto Ryan-Joe?

Una speranza c’era, come scrivo nel titolo. E la speranza di salvezza di The Following era legata a loro due. Immaginatevi questo scenario: Ryan capisce che Carroll ha ragione, decide di non mentire più a se’ stesso e capisce che è il momento di far uscire Joe di prigione per costruire una nuova setta. Insieme a lui. 

Sfruttando magari la sua grande influenza su chiunque e la sua posizione all’interno dell’FBI, con un magheggio in pieno stile The Following – che a volte ci ha propinato cose ben più assurde di questa, solo più disinteressanti – fa uscire Carroll di prigione e lo aiuta a nascondersi per ricostruire un impero.

Nel frattempo però, Ryan non racconta a nessuno il misfatto. Finge sgomento quando la televisione racconta dell’ennesima fuga del diabolico Carroll, che riesce a sfuggire anche alla sua esecuzione. Finge di muoversi per ri-sbatterlo in prigione. Ma nel frattempo fa il doppio gioco ed aiuta Carroll. Un po’ in stile Roderick nella prima stagione.

Ecco, un’evoluzione del genere sarebbe stata a mio parere il top. Con Ryan Hardy che sviscera definitivamente tutto il suo lato oscuro, che fa sia il serial killer che il detective per l’FBI, che quando torna a casa si tormenta perchè non capisce più chi è. E con Carroll orgoglioso di quello che ha sempre considerato il suo migliore amico ed il suo miglior follower. 

Questa era l’evoluzione giusta. Così sarebbe dovuta finire la terza stagione, così sarebbe dovuta cominciare la quarta. Pensate un po’ a quante cose si potevano fare dopo: la già menzionata doppia situazione di un Ryan ai limiti del bipolarismo, la depravata amicizia tra Carroll ed Hardy che arrivava a compimento, Carroll che prima o poi avrebbe provato a convincere Ryan che si sarebbe dovuto rivelare al mondo perchè era uno dei più spietati serial killer mai visti, che avrebbe provato a coinvolgerlo nella sua sete di fama e potere. E ancora eventuali scontri di personalità tra Carroll ed Hardy per la gestione della nuova setta, nuovi personaggi spaventosi. Max e Mike che pian piano cominciano a sospettare qualcosa ed un giorno sgamano Ryan, scoprendo con stupore ed inquietudine che è diventato un alleato di Carroll ed è esattamente come lui. Sempre Max e Mike che tornano ad avere centralità essendo i principali buoni rimasti, visto che nella terza stagione escluse un paio di scene d’azione e troppe scene alla Beautiful i loro personaggi hanno perso potenza. Claire che riappare da qualche parte portando scompiglio, col figlio nel frattempo cresciuto. Uno scontro finale con tutte le possibilità aperte, con magari Mike e Max che scoprono l’amicozio ma non lo dicono agli altri dell’FBI, con Ryan che avrebbe dovuto prendere una posizione in maniera definitiva: basta di fare il borderline, o stai col bene o stai col male. Una volta per tutte.

O magari sto semplicemente delirando io. Magari hanno fatto bene ad inserire Theo, Tizio e Caio facendo perdere peso e sostanza alla favolosa storia iniziale. Però, ripeto. Quando hai Joe Carroll e Ryan Hardy, quando crei due personaggi di questo livello, così terrificantemente poliedrici, ci puoi fare di tutto. E forse no, non sto delirando. Forse questa sarebbe stata l’evoluzione perfetta e più naturale per The Following. Ma tanto ormai che importa: è finita così.

(Un saluto agli amici di The Following Italia

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