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Quel gioiello dimenticatissimo di Cuori senza età

Perdonate il gioco di parole, ma Cuori senza età (The Golden Girls) è davvero una sitcom senza età.

Disponibile in tutto il suo splendore nel catalogo di Disney+, creata da Susan Harris e con un delizioso cast corale formato da Bea Arthur, Betty White, Rue McClanahan ed Estelle Getty, la storia ruota intorno a quattro coinquiline mature che vivono a Miami, in Florida. Arrivata sulla NBC il 14 settembre 1985, Cuori senza età sbarcherà in Italia su Rai 1 nel 1987.

Durante la messa in onda delle sette stagioni, dal 1985 al 1992, The Golden Girls ha collezionato 68 nomination agli Emmy e 11 vittorie, inclusi due Primetime Emmy Award per Outstanding Comedy Series e tre Golden Globe Awards. Senza contare che ciascuna delle quattro protagoniste ha ricevuto un Emmy mentre nel 2014 la Writers Guild of America l’ha inserita al numero 69 nella lista delle 101 migliori serie TV scritte di tutti i tempi. Prodotta dalla Walt Disney Company sotto l’etichetta Touchstone Television, la sitcom è stata scritta inizialmente da Kathy Speer e Terry Grossman. In seguito venne affidata a sceneggiatori come Marc Cherry e Mitchell Hurwitz, i quali più tardi firmeranno altri gioielli come Desperate Housewives e Arrested Development.

Cuori senza età, però, non è solo una sitcom fortunata e acclamata nella sua epoca di appartenenza. Sebbene l’aspetto vintage e alcune dinamiche sociali oggi superate, la serie di Susan Harris è invecchiata benissimo e sa ancora come farci ridere di cuore. Se avete adorato The Kominsky Method e Grace and Frankie, The Golden Girls vi farà impazzire. A cominciare dal Pilot, un esordio scintillante che travolge proprio come faceva quasi quarant’anni fa (qui trovate altre 10 prime puntate da urlo).

Quattro coinquiline non per scelta

Cuori senza età

Thank You for Being a Friend. Inizia così la sigla dello show: Grazie per essere un’amica.

Ed è proprio l’amicizia la protagonista indiscussa della sitcom. Dorothy Zbornak (Bea Arthur) e Rose Nylund (Betty White) – la prima divorziata, la seconda vedova – non potendo permettersi un alloggio dignitoso, dopo aver risposto a un annuncio, si trasferiscono nella splendida casa della benestante Blanche Devereaux (Rue McClanahan). Sebbene molto diverse, la convivenza forzata le trasformerà in amiche fidate, leali e sincere. Come confessa Blanche nella prima puntata, a seguito di una grande delusione:

Sono stata così male solo quando è morto George. Ma allora c’erano i bambini e ho tirato avanti. Questa volta pensavo che fosse la mia ultima possibilità di essere felice. Credevo che non mi sarei ripresa. Stamattina ero sotto la doccia e ho sentito canticchiare. Ho pensato ci fosse qualcuno. Invece ero io. Significa che sto bene. Poi mi sono resa conto che stavo bene per merito vostro. Voi fate la differenza. Siete la mia famiglia e mi fate apprezzare la vita.

Le personalità così diverse delle protagoniste rappresentano l’insieme perfetto per una comedy. Sono l’una il carburante umoristico dell’altra.

Nutrono le battute con sagacia, dolore e audacia. Se pensate che Sex and the City fosse progressista e sfacciata, allora non avete ancora visto The Golden Girls, il cui ensemble contiene il seme di quello che Darren Star svilupperà per la storia delle quattro newyorkesi. C’è Dorothy (Carrie Bradshaw?) che rimase incinta quando andava ancora al liceo. Così per legittimare il nascituro, dovette sposare Stanley (Herb Edelman), il quale la lascerà dopo trent’anni di matrimonio per una hostess più giovane. Oggigiorno questo potrebbe suonare come un cliché, ma all’epoca era qualcosa con cui molte donne hanno dovuto fare i conti. Nata da immigrati siciliani, Dorothy è la linfa vitale dello show. Pratica, sarcastica e facilmente irritabile, è la più progressista del gruppo. Insieme a sua madre, con la quale gioca a carte come pretesto per parlare a cuore aperto, è colei che regala le battute più goduriose.

the golden girls

A controbilanciare il suo charme glaciale c’è l’ingenua e dolce Rose, che serve su un piatto d’argento le battute più cattive, quelle che scherniscono il suo scarso acume (Charlotte?).

C’è la proprietaria di casa, Blanche, una donna sicura di sé, affascinante e divoratrice di uomini (Samantha?). Infine c’è Sophia (Miranda?), una disillusa e schietta ottantenne nonché madre di Dorothy. Si è trasferita a New York dopo essere fuggita dall’Italia da un matrimonio combinato con Guido Spirelli e ha sposato Sal. A seguito di un ictus, vive in una casa di cura, ma a partire dal Pilot si trasferisce con le ragazze.

Il primo episodio presentava un ensemble che verrà modificato a partire dal secondo poiché le autrici si resero conto che la storia perdeva il suo focus principale, cioè l’amicizia. Nel Pilot, infatti, troviamo Coco, il cuoco/maggiordomo latino e gay. Per quanto divertente, sembrava che l’interazione principale tra le donne avvenisse solo tra i fornelli, così resero secondario il suo personaggio. Al contrario, quello che doveva essere solo un divertente cameo – Sophia Petrillo (Estelle Getty), la madre di Dorothy – con una manciata di battute conquistò il pubblico a tal punto che rimase a vivere con le ragazze, diventando quindi un personaggio fisso.

Una sitcom senza età

Cuori senza età

La terza età è stata raccontata al cinema e in televisione, ma raramente è la protagonista assoluta della storia.

I personaggi anziani hanno sempre rivestito – e continuano a farlo sempre più – dei ruoli di rilievo. Tuttavia uno show divertente e intelligente che li mette davvero al centro della scena è decisamente una perla rara. Negli ultimi anni, The Cool Kids, Hot in Cleveland, The Kominsky Method, Curb Your Enthusiasm e Grace and Frankie hanno dimostrato che la vecchiaia è uno stato mentale piuttosto che un fatto anagrafico.

Hanno saputo portare sullo schermo una narrazione avulsa dagli stereotipi e dalle convenzioni sociali che vedono la terza età come l’età del declino.

Certo, il corpo non è più quello che si aveva a vent’anni, ma questo rappresenta uno svantaggio solo se lo consideriamo tale. Così, a metà degli anni Ottanta, quando in tv impazzavano sitcom incentrate su interi nuclei familiari, gruppi di amici avvenenti, poliziotti, spie, militari, equipaggi di navi da crociera e storie d’amore struggenti, sulla NBC arrivavano quattro ragazze over 60 a parlarci di sesso, amore, desideri, amicizia e divorzio (ricordiamo che il divorzio venne introdotto a livello legale sia negli Usa che in Italia intorno al 1970, cioè appena 15 anni prima dello show).

Ora, quattro donne anziane che ci raccontano le gioie del sesso – forse oggi – non fanno troppo scalpore. Ma negli anni Ottanta, in chiaro, su emittenti piuttosto generaliste come la NBC e Rai 1, deve essere stato percepito come un fenomeno piuttosto audace. E l’audacia di Cuori senza età non ha una data di scadenza. Proprio come faceva allora, la storia è ancora in grado di travolgerci. Le ragazze d’oro non sono state le prime a portare sullo schermo dei personaggi maturi di cui andare pazzi. Negli anni Sessanta c’era Hazel, poi sono arrivati i vari tenenti, come Colombo. In seguito, passando per Waiting for God e la Signora in giallo, gli show che vedono protagonisti dei personaggi anziani sono aumentati di anno in anno. Oltre a quelli che abbiamo già menzionato, nel 2020 è arrivato Tyler Perry’s Assisted Living, Only Murders in the Building e Hacks nel 2021.

Nel corso delle sette stagioni, le quattro protagoniste ultra sessantenni, però, ci hanno raccontato senza filtri cosa significa e cosa non significa invecchiare.

Con paura e imbarazzo, si sono lanciate in nuove sfide, hanno fatto carriera, si sono innamorate e, insieme, hanno affrontato a testa alta le gioie e i dolori che la vita presenta a ogni età. Il messaggio rivoluzionario dello show – ancora potentissimo – è che per rimanere vivi, bisogna vivere. Dimenticare il classico schema a tappe e non smettere di fare esperienze, ridere, amare e curiosare. Anche a sessanta, settanta o ottant’anni. Anche quando ci considerano – e ci consideriamo – vecchi. Il classico “non è mai troppo tardi” viene quindi portato in scena con ironia e franchezza disarmanti.

Cuori senza età ha il coraggio di fare ironia sull’essere anziani.

Cuori senza età

Cuori senza età non mette solo in scena delle protagoniste mature. Mette in scena le criticità dell’essere anziani, restituendo all’argomento tutta la sua vitalità. Non mente sulle sfide, sulle difficoltà o sulla paura di invecchiare, ma con coraggio trasforma tutto questo in oggetto di ironia. Esorcizza la vecchiaia in un susseguirsi di battute agrodolci. Senza peli sulla lingua, la sitcom afferma che la vita della donna continua anche dopo che ha esaurito la sua funzione di moglie e madre.

Oggigiorno questo potrebbe sembrare un retaggio del passato, ma all’epoca rappresentava una presa di posizione forte.

Un concetto squisitamente femminista che conquistò il cuore del pubblico e perfino di certa critica (malgrado qualche brontolone le considerasse “troppo rumorose”). E pensare che la sitcom nacque per caso. Selma Diamond di Night Court e Doris Roberts di Remington Steele apparvero in una scenetta comica realizzata per promuovere Miami Vice, Miami Nice: una parodia degli anziani che vivono a Miami. Warren Littlefield – uno dei produttori esecutivi dello show – fu così divertito dallo sketch che decise di sviluppare una serie tv comica incentrata interamente su quel tipo di umorismo geriatrico.

Cuori senza età però è molto di più che una commedia divertente sulla terza età.

Si tratta di una sitcom molto profonda e stratificata, capace di smascherare quei cortocircuiti che contribuivano a far sentire le donne di “una certa età” come merce scaduta. Con sorpresa, le tendenze progressiste di The Golden Girls funzionano ancora oggi. Così come tagliano ancora le battute frizzanti, spregiudicate e inaspettate. In ogni puntata, infatti, vengono abbattuti tabu, rivelati segreti e curiosità dietro l’immagine della donna anziana, forse ancora oggi percepita come un soprammobile incapace di provare pulsioni e desideri. La sitcom di Susan Harris è senza età perché racconta qualcosa che è svincolato dal qui e ora. Nella sua semplicità, rivela il segreto dell’eterna giovinezza: non rinunciare a vivere. Sentirsi vecchi non ha nulla a che fare con l’età anagrafica, con le rughe o con gli acciacchi. Certo, il nostro corpo potrebbe perdere colpi, ma se abbiamo qualcosa che ci fa sentire vivi, allora resteremo giovani.

Per le ragazze d’oro quel qualcosa non è l’amore, un hobby o i soldi: è l’amicizia. Forse uno dei sentimenti più forti, puri ed eterni, capace di farci apprezzare la vita a ogni età, come afferma commossa Blanche all’inizio della loro seconda vita.

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