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The Good Wife – È veramente un peccato che questa serie in Italia sia così poco considerata

Game of Thrones
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“If I kiss you where it’s sore will you feel better, better better?”

Il bacio sopra la ferita, dove fa male, farà sentirci meglio? The Good Wife o Alicia Florrick, o ancora Juliana Margulies che la interpreta. Il personaggio fatto persona dalla sua Trinità. Una figura femminile totalmente tridimensionale che è stata regalata all’empireo delle serie tv. La strofa della canzone citata è Better di Regina Spektorl che accompagna gli ultimi minuti dell’ultimo perfetto episodio di The Good Wife, nonché tra le pochissime canzoni presenti nella serie. Tra i tanti pregi annovera anche quello di non aver ceduto alla facile tentazione di trasformare gli episodi in playlist di canzoni che possano suggestionare e catturare pubblico. La colonna sonora è originale, composta da David Buckley, un compositore di musica da film che si cimenta per la prima volta in una serie tv. La sua musica è di impianto classico con spunti da Bach, Vivaldi e Mozart, presenti soprattutto nella colonna sonora della quinta stagione. Un percorso che lo ha portato ad essere nominato nel 2017 nella categoria Emmy “Outstanding Main Title Theme Music” per The Good Fight, spin-off di The Good Wife. Robert e Michelle King, nella creazione di questa serie, hanno puntato su un prodotto di qualità superiore sin dalla sua genesi per diventare altro da il legal drama al quale ci eravamo abituati. Il punto di forza e di svolta di The Good Wife, rispetto alle altre serie legal, è lo spessore di tutti i personaggi compresi quelli minori e ricorrenti che completano sempre il loro arco narrativo e hanno una luce propria.

The Good Wife e gli altri

the good wife
The Good Wife (640×370)

È lei a guidare la storia ma è sempre lei a esserne anche travolta. Il suo personaggio crea trame e sotto trame che sviluppa con la sua apparente algidità e si trova a governare anche senza esserne l’interprete principale. Tutto trova compimento grazie alla sceneggiatura perfettamente calibrata, mai fuori misura, che riesce a trovare la giusta voce per ogni personaggio. Alicia non si può scrivere, senza ulteriori ripensamenti, nella lista dei personaggi positivi, quelli buoni. Appena ci proviamo, c’è la parte grigia che prende il sopravvento, quella che noi tutti condividiamo nella vita reale quando ci troviamo davanti a bivi quali “fai la cosa giusta o quella sbagliata”, e sappiamo che la scelta è una sola. Nella nostra considerazione personale di essere brave persone, sentiamo il dovere di prendere quella strada, ma c’è una parte nel fondo delle nostre caverne interiori, seppur piccola, che fa da zavorra. Ecco quindi che la scelta nobile e giusta non viene così di getto come pensiamo dovrebbe.

C’è uno spazio temporale in cui la strada meno onerosa si piazza sulla bilancia della nostra giustizia e il dubbio del “perché no” scatta. Ecco, Alicia è come noi, una persona complessa, una bussola morale integerrima a prima vista che nel corso delle 7 stagioni di The Good Wife si trasforma, perde la sua innocenza e le sue scelte finali optano per fare la cosa giusta, sì, ma per se stessa. Il suo cambiamento viene riconosciuto anche dal suo avversario in aula, Louis Cunning (Michael J. Fox) che le dice apertamente che prima era una persona migliore scoprendo di essere stato usato per ottenere la vittoria in aula. Prima ancora dei suoi soci e colleghi di lavoro, il suo avversario ricorrente che sfrutta in aula la sua malattia (il Parkinson) scopre il compromesso morale che Alicia ha stretto nel corso degli anni. Louis Cunning è il grillo parlante che, nei vari scontri nelle aule di tribunale, è diventato una fonte d’ispirazione per Alicia, la scaltrezza applicata alla legge. La buona moglie fa sue anche le parti oscure che hanno portato il marito Peter (Chris Noth) a cadere in disgrazia, l’ambiguità che le farà accettare i soldi per la campagna elettorale da un miliardario sessista e omofobo, mentire sulla sua volontà di aprire un nuovo studio con il suo amore (rinnovato) di gioventù Will (Josh Charles). Impara a mentire e mistificare dagli uomini. E dalle donne?

The Good Wife (640×360)

K-drama

Misteriosa quanto Alicia, Kalinda Sharma (Archie Panjabi) è quanto Alicia probabilmente vorrebbe essere. Libera, anche sessualmente, portatrice sana di enigma che nessuno ha il coraggio di svelare, moralità elastica sempre in bilico tra il legale e l’illegale, con grandi capacità fisiche e intellettuali di difesa non solo di se stessa ma delle persone alle quali tiene. Un’investigatrice privata che lavora per lo studio legale di Alicia che sembra più un’eroina dark, e che stabilisce con la buona moglie un rapporto di amicizia. Questo rapporto è tuttavia destinato a morire a causa dell’origine di tutti i mali, che è rappresentata in questa serie dal marito di Alicia: Peter Florrick. Il loro rapporto di una notte, consumato prima che Kalinda conoscesse e diventasse amica di Alicia, procura un altro squarcio nella sua armatura che non si riesce a sanare del tutto.

Kalinda è il joker che fa vincere spesso le cause. Un personaggio che ha precorso i tempi e ha aperto la strada ad altri. Donna di una minoranza etnica e bisessuale, con una tavolozza a parte di grigi, leale con chi lavora, si sacrificherà per salvare Diane Lockhart (Christine Baranski), devota fino all’ultimo a Will Gardner. Un vero peccato che questo personaggio sia stato bruciato con la sottotrama mal riuscita del ritorno dell’ex marito violento e che si siano creati problemi tra Archie Panjabi e Juliana Margulies, che hanno portato a una morte frettolosa del personaggio. Forse non ci sarebbe stato solo lo schiaffo di Diane a suggellare la completa trasformazione di Alicia. Forse sarebbero stati due.