ATTENZIONE: l’articolo contiene SPOILER su The Handmaid’s Tale.
Dopo due anni di attesa, The Handmaid’s Tale è tornata con una nuova stagione che non ha deluso le aspettative. Con l’arrivo di June in Canada, lo show si è liberato infatti del loop narrativo che stava mettendo a dura prova la sua credibilità, offrendo finalmente qualcosa di nuovo agli spettatori. Anche il quarto capitolo ha potuto contare sul talento di grandi interpreti che, sorretti da sceneggiatura e comparto tecnico sempre impeccabili, ci hanno parlato sia degli orrori di Gilead che del percorso di rinascita in Canada. Contesti molto diversi fra loro popolati da incredibili e terribili personaggi: dai Comandanti alle Ancelle, dalle Mogli alle Marte, passando per gli Occhi e i membri della Resistenza.
Tutti individui fondamentali per raccontare una storia dall’incredibile impatto, in cui violenza e riflessione sono sempre andati di pari passo (o quasi). Chiaramente, quando si parla di The Handmaid’s Tale Elisabeth Moss è la prima ad affacciarsi nella mente degli spettatori. Tuttavia, non è di certo l’unica ad aver offerto al pubblico un’interpretazione degna di nota: Joseph Fiennes e il suo viscido Fred Waterford, Samira Wiley e la sua fiera Moira. E che dire della giovanissima Mckenna Grace? Soli 15 anni e già con un enorme talento da vendere. Ma le grandi prove attoriali non finiscono qui.
Vediamo dunque insieme la classifica delle 5 migliori interpretazioni di The Handmaid’s Tale.
5) Bradley Whitford – Joseph Lawrence
Al quinto posto troviamo il brillante Bradley Whitford nei panni dell’enigmatico Joseph Lawrence. Un personaggio ricco di contraddizioni, difficile da decifrare e per questo ancor più interessante da scoprire. Così come Serena, il Comandante ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione di Gilead, ideando e plasmando la sua politica estera e interna. Ma pur essendo uno degli esponenti più importanti del regime, in lui non abbiamo trovato una completa assenza di morale. Difatti, l’uomo non è propriamente un villain, e in più di un’occasione ha dimostrato di essere compassionevole. Lo vediamo nella devozione nei confronti della moglie Eleanor, nel suo rifiuto di sottoporre le Ancelle alla Cerimonia, e nell’aiuto dato a June ed Emily.
Tuttavia, in altre situazioni Lawrence si è dimostrato crudelmente pragmatico per raggiungere i suoi obiettivi. Basti pensare al via libera dato per bombardare Chicago, o a il modo in cui ha offerto Janine a Zia Lydia per poter sfogare la sua frustrazione. Dunque, pur non sporcandosi direttamente le mani, il Comandante è comunque responsabile delle atrocità perpetuate dal sistema in cui vive. Ma nonostante mostri quasi sempre un atteggiamento casuale e disinvolto, l’interpretazione di Whitford lascia spazio al dubbio che in realtà l’uomo sia attanagliato dai sensi di colpa, che sia un prigioniero del mondo da lui stesso immaginato. Ed è così che la praticità di questo cinico e sprezzante manipolatore non sembra più un mezzo per sostenere il regime, ma per favorire la sua sopravvivenza in una realtà che si pente di aver creato. Ovviamente potremmo sbagliarci, ma ciò non toglie il fatto che questa sua ambiguità sia ciò che più ci affascina del personaggio.
4) Alexis Bledel – Emily Malek
Alexis Bledel ha saputo veramente stupirci nel ruolo di Emily che, nonostante sia comparsa in pochi episodi, ha avuto un enorme impatto nello show. È lei infatti a introdurci a Mayday, così come a infondere in June il coraggio necessario per sfidare Gilead. Intelligente e dalla grande forza di volontà, questo personaggio ha affrontato un percorso che ha saputo sconvolgerci tanto quanto quello della protagonista, mostrandoci inoltre l’accanimento di Gilead nei confronti della comunità LGBT. Nonostante sia una “traditrice del genere“, Emily non viene giustiziata perché fertile, e dunque con ancora la possibilità di “redimersi” di fronte a Dio. Ma nel momento in cui viene scoperta la sua storia clandestina con una Marta, la Repubblica la sottoporrà a una delle punizioni più disumane di tutto lo show. A una mutilazione che, seppur avvenuta fuori campo, ci ha scosso profondamente.
Ma nella sua sofferenza, Emily troverà comunque la forza di rialzarsi in piedi. Di continuare a sfidare Gilead, che sia attraverso l’avvelenamento di una ex Moglie o l’attacco ai danni di Zia Lydia. Protagonista di uno dei percorsi più interessanti dello show, la Malek è una delle prime Ancelle a fuggire dagli orrori del regime, andando incontro a una storyline che ci ha mostrato le difficoltà di tornare alla normalità. Di trovare un nuovo equilibrio nonostante il desiderio di farlo sia enorme. Non importa che sia riuscita a ritrovare la sua famiglia e la sua libertà, nella sua mente ci sarà sempre il ricordo di anni di abusi. Così come una rabbia cocente, un desiderio di vendetta che, seppur inquietante, è più che comprensibile. Un turbinio di emozioni contrastanti che Alexis Bledel ha saputo raccontarci con incredibile intensità.
3) Ann Dowd – Zia Lydia
Il talento di Ann Dowd è sconfinato, e l’Emmy vinto per la sua performance in The Handmaid’s Tale ne è una delle tante prove.
Ciò che ci colpisce di Zia Lydia non è tanto il suo sadismo, quanto più la sua fervente convinzione. La donna crede fortemente in Gilead, sostiene quel sistema in cui lo stupro e la servitù sono legittimate. In quel mondo che sconvolge lo spettatore Zia Lydia prospera, sfruttando il suo potere per plasmare le menti delle Ancelle e condannando chiunque cerchi di autodeterminarsi. Espressione più agghiacciante della banalità del male, Zia Lydia ha commesso un’atrocità dietro l’altra in nome di Dio, in nome del suo ideale. Eppure, nonostante ciò, la donna ha saputo anche smuovere qualcosa in noi, specialmente nell’episodio dedicato al suo passato.
Vederla impaurita dalla vita e rifiutata ci ha fatto sentire più vicini a lei. Ci ha mostrato un’umanità che abbiamo ritrovato solo nel suo rapporto con le Ancelle. Perché nonostante tutto, Lydia vuole bene a quelle che definisce “le sue ragazze”. Le punizioni alle quali le sottopone non sono fini a se stesse, ma sempre per il loro bene. Capace di disumanizzare le Ancelle quanto di mostrare loro compassione e tenerezza, questa giunonica, violenta e complessa antagonista ha saputo stupirci con il passare delle stagioni e siamo sicuri che continuerà a farlo. Nonostante abbia avuto meno spazio nella quarta stagione, Lydia ha infatti iniziato a mostrare i primi cenni di un possibile percorso di redenzione. Di un’inaspettata evoluzione che Ann Dowd saprà sicuramente raccontarci con maestria.
2) Yvonne Strahovski – Serena Joy
Serena Joy è sicuramente uno dei personaggi più odiati di The Handmaid’s Tale.
Eppure, allo stesso tempo è uno dei più interessanti perché, come ogni figura femminile nello show, è ricca di sfumature. Di zone di luce e ombra che sono state esplorate dalla bravissima Yvonne Strahovski. L’attrice ha avuto il difficile compito di portare alla vita una protagonista veramente ambigua. Una Moglie di Gilead che se in un momento mostra compassione, in quello successivo si lascia andare a una scioccante violenza. Serena infatti non è una vittima del sistema, ma una delle sue artefici: gran parte degli ideali del regime sono frutto del suo pensiero, concetti che però verranno deformati e usati per sopprimere anche la sua libertà. La donna si ritrova così prigioniera di un sistema che lei stessa ha contribuito a creare. In cui la sua frustrazione cresce sempre di più, per poi essere sfogata sui più deboli.
Serena dimostra così di poter essere crudele e spietata, abusando di June quando non ha alcuna colpa. Ma sotto questa efferatezza, il personaggio conserva ancora parte della sua umanità. La vediamo nel suo desiderio di maternità, nell’orrore di fronte alla morte di Eden. E soprattutto nell’amore per Nichole, per la quale farà il suo primo vero sacrificio. Ma per quanto possa sembrare vicina alla redenzione, Serena trova sempre il modo di tornare indietro sui suoi passi, cedendo così al suo profondo egoismo. Perché il vuoto che ha dentro è troppo grande per non cercare di colmarlo, anche se questo significa far crescere Nichole in uno scenario da incubo. Indecifrabile e ricca di contraddizioni, la Joy ha saputo farsi odiare nello stesso modo in cui ha mosso la nostra compassione, con un gioco di emozioni e tradimenti che Yvonne è sempre riuscita a dominare.
1) Elisabeth Moss – June Osborne
Non poteva esserci nessun altro al primo posto della nostra classifica. The Handmaid’s Tale non sarebbe stata la stessa senza l’incredibile interpretazione di Elisabeth Moss, un’attrice che si è dimostrata sempre all’altezza del suo difficile ruolo. Sin dalla prima stagione non ha mai mancato un colpo, riuscendo a mostrarci con maestria ogni sfumatura del suo personaggio: fragilità e paure, resilienza e coraggio. L’anima dolce da madre e quella più ostinata di donna. Così come quel lato oscuro che con il passare delle stagioni è diventato sempre più dominante. La storia di June non solo ci racconta degli orrori di Gilead, ma anche di un’evoluzione profonda e struggente. Un perfetto esempio di quanto anche un’innocente possa poi lasciarsi influenzare dal male, o almeno in parte.
La June delle prime stagioni è una vittima alla quale è stata sottratta ogni cosa: famiglia, libertà, dignità. Svestita di tutto ciò che era, viene forzata a interpretare un ruolo che spezzerebbe la psiche di chiunque. Ma nonostante le sofferenze e le violenze subite, la protagonista dimostrerà una forza di volontà fuori dal comune che la spingerà a diventare una guerriera. Uno spirito ribelle disposto a lottare con le unghie e con i denti pur di salvarsi, distruggere il regime e riabbracciare la sua Hannah. Ma per sopravvivere a Gilead non bastano le buone intenzioni: non c’è posto per gli scrupoli, per la pietà. Ed è così che June si è addentrata sempre di più nei meandri dell’anti-eroismo, acquisendo sfumature da villain che hanno reso il personaggio tanto ambiguo quanto interessante. Un’evoluzione incredibile, e coerente, che la Moss è riuscita a portare alla vita con autenticità, dimostrando un talento eccezionale.