Il valore iconico dei colori
L’accentramento del controllo nella Repubblica di Gilead passa anche attraverso l’omologazione cromatica. Un tratto distintivo che scinde nettamente le classi sociali e priva ognuno della propria individualità, fino a trasformare gli oppressi in membri di un esercito della speranza. Ognuno è vestito in modo preciso, con un colore mai casuale. Il rosso delle ancelle evoca la fertilità della donne (il sangue mestruale) con una sola funzione vitale: la riproduzione. Ma non solo: come ci ricorda La lettera scarlatta, il rosso è anche il colore del peccato sessuale, ormai circoscritto al passato.
Le mogli, vestite di blu nel romanzo della Atwood (come la Madonna, madre immacolata), indossano nella serie tv un verde che richiama la natura, la pulizia, la salute e la guarigione. Le vergini destinate al matrimonio vestono invece il bianco della purezza, mentre il nero è destinato ai comandanti (paura, autorità). Il marrone delle Zie è associabile per ovvi motivi alle uniformi naziste, il grigio delle unwomen simboleggia la loro assenza d’importanza, tale da non riconoscerne l’esistenza. Ultime in una società con troppe ultime, condannate a morte in colonie funeree brutalmente simili alla Valle delle Ceneri de Il Grande Gatsby.