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Se The Haunting of Bly Manor fosse stata sviluppata da Ryan Murphy

The Haunting Of Bly Manor
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Prima di Hill House, prima di The Haunting of Bly Manor, c’era American Horror Story. Prima di un racconto horror pieno di emotività e vulnerabilità c’era Ryan Murphy, il produttore e sceneggiatore più originale e fuori dalle righe del piccolo schermo. Il suo tocco riesce sempre a incidere e contraddistingue in maniera esemplare tutti i suoi prodotti. Proprio nel vivo della sua carriera, Murphy continua a dar voce a racconti orrorifici e macabri che fanno pedissequamente breccia nel cuore dei suoi fan più affezionati.

The Haunting of Bly Manor è una storia raccontata impeccabilmente. A noi piace viaggiare con la fantasia, lo sapete, e proprio per questo – dopo una lunga riflessione – ci siamo chiesti come sarebbe stata se al suo timone ci fosse stato Murphy, e abbiamo compreso che il suo sviluppo sarebbe stato completamente diverso.

The Haunting Of Bly Manor

Tanto per cominciare, Murphy non avrebbe nascosto alcun tipo di fantasma (a proposito, se non vi siete accorti delle numerose presenze nascoste questo è l’articolo che fa per voi). Prendendo esempio da Murder House, la sua scelta sarebbe stata nettamente diversa sviluppando delle interazioni vere e proprie con tutte le entità nefaste della casa. Il regista ama profondamente il senso della verità e per questo avrebbe raccontato la storia di ogni fantasma in maniera diretta e fin dal principio, presentandoci i membri oscuri della dimora. Non avrebbe mai scelto di nascondere e curare i dettagli delle ombre nei muri, avrebbe puntato sulle apparizioni in maniera completamente diversa. Spieghiamoci meglio: immaginate una scena del tutto normale, i protagonisti dialogano e magari il momento è anche leggero, e proprio lì – dal nulla – passa davanti a noi una persona che non conosciamo e che continuiamo a vedere sempre in maniera del tutto inaspettata. Murphy si sarebbe divertito particolarmente a confonderci le idee e a non farci comprendere se quello con cui abbiamo a che fare sia reale oppure no. Una scelta che gli autori di The Hauntig of Bly Manor hanno deciso di fare soltanto nei confronti di alcuni protagonisti, e che in fondo abbiamo apprezzato particolarmente.

Ma come si sarebbe comportato il regista americano di fronte all’emotività e la vulnerabilità della serie?

The Haunting of Bly Manor

Bisogna fare una premessa: il suo tocco da questo punto di vista è impossibile da eguagliare. Le debolezze dei protagonisti dei suoi show sono nascoste e rivelate soltanto dai propri demoni interiori dopo un lungo percorso di paure e ansie che hanno portato il personaggio al proprio limite. È questo che fa Ryan Murphy: riduce ogni sua creatura al lastrico della propria emotività, la mette nelle condizioni di fare scelte inopportune e deleterie, salvo poi farle cedere al loro “io“, quello che ammette le proprie debolezze. Ma neanche in questo caso l’ammissione della verità si svilupperà in maniera ordinaria, anzi. Il padre di Glee e American Horror Story racconta di personaggi che lottano con le loro emotività e che le concretizzano in azioni terribili: Elsa in Freak Show ne è l’esempio.

Se provassimo immaginare i personaggi di The Haunting of Bly Manor lottare contro le proprie debolezze – con Ryan Murphy nel ruolo di direttore d’orchestra – ci accorgeremmo che il risultato sarebbe stato completamente opposto alla realtà. Tutte quelle lacrime sarebbero state annullate e scambiate con azioni ciniche e incontrollate. Non avremmo mai visto Dani lasciarsi andare con così tanta facilità alla relazione con Jamie, quel cinico infamone di Murphy le avrebbe portate a tradirsi, lasciarsi, ferirsi e infine ad abbandonare definitivamente l’idea di stare insieme. Lui si diverte così e trova che ci sia qualcosa di poetico nello scortare al limite qualsiasi essere umano, conscio del fatto che soltanto in questa maniera possa venire alla luce la sua vera natura.

the haunting of bly manor

La lentezza del racconto è forse una delle poche cose che con lui alla guida non sarebbe cambiata. È proprio nel suo spirito lasciare che le cose vengano raccontate con estrema calma, facendo ingarbugliare tra di loro gli eventi della serie fino a confonderci e a portarci fuori strada.

Ma nonostante ciò il finale sarebbe stato completamente diverso e non ci avrebbe concesso il lusso di un sorriso amaro e nostalgico.

Se il finale fosse stato scritto da Murphy avremmo avuto a che fare con qualcosa di nettamente più concreto e distaccato, ma non per questo meno carico di emotività (ci sarebbe stata, ma in maniera diversa). Provando a immaginare il suo epilogo quello che ci viene in mente è il racconto di una Jamie incasinata portata al lastrico della sua forza che avrebbe fatto dei suoi demoni il punto focale della sua vita, completamente in disaccordo con la pace interiore che i creatori di The Haunting of Bly Manor hanno deciso di donarle. Quello che l’eccentrico autore avrebbe dato alla donna sarebbe stato il buio di chi non è riuscito a superare i propri fantasmi, confondendosi con essi. Probabilmente la vasca che Jamie riempie nell’ultima scena dell’ultima puntata nella speranza di trovare la sua Dani sarebbe stata utilizzata da Murphy come strumento per farle trovare una pace lontana da questo mondo, un traghetto metaforico per raggiungere l’amata, stavolta definitivamente.

The Haunting of Bly Manor probabilmente sarebbe stato un prodotto eccellente anche con lui in cabina di regia, ma questa rivisitazione così lontana dal suo bagaglio ci ha fatto intraprendere un’esperienza del tutto nuova nel mondo dell’horror che non ci ha lasciati in alcun modo indifferenti, e a noi è piaciuto così.

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