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The Holdovers è “L’attimo fuggente” della nuova generazione

The Holdovers
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In mezzo a tanti buoni film (qui una classifica dei 10 migliori film del 2023) usciti ultimamente in Italia The Holdovers rischia di passare sottotraccia. Eppure meriterebbe, anzi merita, la vostra piena attenzione. Un film di cui non dovete assolutamente vedere il trailer ma approcciare con l’aspettativa di trovarvi di fronte a un “Attimo fuggente” de noantri. Non so cosa sia passato in testa al distributore per il lancio di The Holdovers, presentato come una scanzonata commedia, fatto sta che tutto mi sarei aspettato tranne il film che sono andato a vedere. Profondo, intenso, crudo, realistico e toccante.

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The Holdovers, dove vederlo? The Holdovers è uscito in Italia lo scorso 18 gennaio nei cinema

Tutto quello che per una ragione o per un altra L’attimo fuggente di Peter Weir non può più essere oggi. Sia chiaro: L’attimo fuggente rimane e rimarrà per sempre il cult di una (o più) generazioni. Iconico, struggente e con un Robin Williams tutto da amare. Ma, diciamocelo in confidenza, è un film che, come si suol dire, ha fatto il suo tempo. E che sempre meno riesce a conquistare le nuove generazioni. Troppo melenso, retorico e lirico per un mondo che è cambiato rapidamente e che ha imparato a disprezzare l’eccessiva enfasi. Tanto per dire, come definiremmo oggi un tale che proclama orgoglioso: “Io vivo per dominare la vita non per esserne schiavo!“, e che ci suggerisce “Carpe diem, cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita“? Un boomer? Un normie? Un anacronismo vivente? Fate voi.

Certo è che il mondo si è fatto più cinico, smaliziato, guardingo nei confronti di facili proclami, pronto a stigmatizzare capipopolo e ad abbattere i propri stessi miti.

Non c’è eroe positivo che tenga, la polemica è all’ordine del giorno e l’eccesso di retorica del passato ci ha resi sprezzanti. A farsi largo, allora, figure più complesse, anti-eroi consapevoli o meno, introversi di ogni età (vero, Eleonora di Masterchef?) e autocritici che ironizzano su se stessi. Così ci appare Paul Giamatti in The Holdovers, un insegnante abbruttito dagli anni, disprezzato dagli alunni e indifferente alle esigenze di un generazione di figli di papà superficiale e ignorante.

È come se anni di insegnamento e morte delle illusioni avessero reso il professor Keating dell’Attimo fuggente un cinico bastardo. Fiasco alla mano, Paul ha sviluppato una coriacea scorza che lo rende impermeabile all’empatia. Eppure fin da subito in lui cogliamo l’amore per la conoscenza e la grande erudizione. Si è interrotto però ogni contatto relazionale con l’altro e con gli allievi in particolare. E questo amore resta così seppellito sotto lezioni aride e scolastiche. Se Keating nell’Attimo fuggente riunisce attorno a sé una cerchia di ragazzi sensibili e appassionati, Paul fa il vuoto, immerso anche scenograficamente in una scuola, l’esclusiva Barton Academy, desolata e silente a causa delle vacanze natalizie.

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The Holdovers, Paul e Tully a Boston

Destino vuole infatti che un gruppo di studenti, per un motivo o per un altro, rimanga bloccato nella scuola. La rampante Setta dei Poeti Estinti si trasforma così in un gruppo di recalcitranti reietti che si sottraggono come possono alla formale, insensibile durezza del loro insegnante, costretto a supervisionarli. Ci aspetteremmo un film che si instrada su questo equilibrio di forze contrapposte, una comedy scanzonata come ci prometteva il trailer, ma d’improvviso tutto cambia. I ragazzi riescono con le autorizzazioni dei genitori a passare altrove le vacanze. Tutti tranne uno, Angus Tully, costretto a un eterno faccia a faccia con il professore.

Se la dinamica di gruppo impediva qualunque apertura tra i due schieramenti, ora le cose cambiano profondamente.

Alla rigidezza iniziale tra allievo e insegnante fa seguito il barlume di una connessione. La regia gioca magistralmente sulla contrapposizione che lentamente diviene sovrapposizione, incontro di facce diverse di uno stesso uomo. Paul e Tully si scoprono a vicenda, rivelano, volenti e nolenti, la propria sofferenza interiore. “Io trovo il mondo amaro e complicato da morire e il mondo di me ha la stessa opinione. Lei e io abbiamo questo in comune“, afferma Paul. Così la scorza cade, e vediamo un uomo amareggiato affiancare un ragazzo dimenticato. Sono soli, fisicamente ed emotivamente, e questa solitudine li mette in contatto, permette di superare la barriera che anni di delusioni, usura e isolamento avevano alzato.

A far da tramite in The Holdovers una straordinaria Da’Vine Joy Randolph (qui trovi7 attori del cinema che sono stati protagonisti di un’interpretazione memorabile prima dei 20 anni), Mary, la cuoca dell’istituto, che da un lato condivide con Paul la repulsione per gli studenti, dall’altro vede in Tully il riflesso ancora vivo del figlio che ha perso in Vietnam. I sentimenti legano questi tre maestosi protagonisti e tutto si anima, lo scenario cambia. Alla desolazione della scuola si sostituisce l’intimità delle rivelazioni, la libertà di godersi spazi vuoti e poi d’improvviso l’azione del viaggio che porta tutti e tre a Boston.

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Mary e Tully in The Holdovers

Riemerge la passione in Paul, emerge per la prima volta in Tully, e anche ciò che era noioso diventa profondo, vero, autentico. Senza fronzoli, senza retorica, sempre con quel briciolo di cinismo e sferzante provocazione che impedisce alla narrazione di farsi troppo elegiaca. Ed è proprio così che The Holdovers riesce ad arrivare laddove, ai giorni nostri, L’attimo fuggente non potrebbe attecchire. Si piange in The Holdovers, non per parole piene di enfasi, ma per i silenzi, gli sguardi, la complicità di due protagonisti che si sono trovati, capiti e che hanno lasciato qualcosa l’uno nell’altro.

Dell’Attimo fuggente in The Holdovers è rimasto un preside ancora una volta borioso e imbecille e tutti i buoni sentimenti, la forza delle emozioni e delle relazioni tra persone.

È rimasto il rapporto insegnante e allievo, molto più complesso, però, e oppositivo e realistico e stanco. È rimasta la forza di colpire dritto al cuore non più con una bontà dichiarata, poco attuale ai nostri giorni, ma con quella concretezza fatta di sguardi e azioni.

Paul si scopre di nuovo educatore, Tully vede la bellezza e il valore morale e personale. E, forse è vero, non ci saranno studenti che con un atto di ribellione salutano il proprio ‘capitano’ salendo sui banchi. E sì, abbiamo due protagonisti affetti da depressione in un mondo senza troppe speranze per entrambi. Ma quella stretta di mano tra Paul e Tully in The Holdovers vale più di tanti gesti e ottimismo. E ci mostra che ancora oggi, in un mondo più duro, sprezzante e disperante si può sperare di scoprirsi mentori e allievi. Ognuno di noi un po’ l’uno e un po’ l’altro.

Se vi chiedete dove vedere The Holdovers sappiate che in Italia è uscito nei cinema ma non è ancora presente in streaming. Provate nel vostro cinema di quartiere! E se proprio non lo trovate ecco a voi 8 film considerati ‘intellettuali’ che dovreste assolutamente vedere oppure 5 film in uscita da tenere d’occhio in vista degli Oscar.