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Una brutta recensione su The I-Land

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The I-Land, uno dei titoli inseriti più di recente nel catalogo Netflix, è costituita da 7 episodi ed è stata creata da Anthony Salter.

Iniziamo subito col dire che The I-Land è proprio brutta come sembra.

A onor del vero, a prima vista sembrava ben peggiore di quello che, in realtà, è (non è un complimento). Vuoi perché sembra una brutta versione di Lost (e, diciamolo fin dall’inizio, The I-Land omaggia la serie più famosa in diversi modi). Vuoi perché il cast di superbellissimi porta sempre dei pregiudizi inevitabili in stile Quantico. Vuoi perché la storia è, per certi versi, fin troppo surreale.

Tutto inizia, appunto, su una spiaggia incontaminata.

I protagonisti si svegliano su una spiaggia deserta battuta dalle onde di un mare blu: sono su un’isola e i loro corpi sono posizionati a una distanza ben precisa, 39 passi (non è un numero casuale, nel caso ve lo steste chiedendo). Sono tutti giovani, belli e vestiti uguali.

The I-Land

Hanno in comune anche il fatto di non ricordare nulla di loro stessi, a partire dal nome.

Ricordano benissimo, invece, come bisticciare: questa volta, nel gruppo, ci sono due femmine alfa che, fin da subito, si detestano con tutto il cuore. Avete presente quelle antipatie a pelle? Ecco, tra Chase e K.C. (interpretata da Kate Bosworth) è guerra dal risveglio.

Questo conflitto dilania un gruppo che, inizialmente, tenta di aggregarsi per la sopravvivenza. Tutto è scatenato da un tentativo di stupro da parte di Brody ai danni di Chase: Brody, poi, viene ucciso e tutti i sospetti ricadono sulla ragazza. Il gruppo aggredisce Chase, che perde conoscenza e si risveglia in una prigione, dove scopre che lei e altre nove persone (proprio i nove naufraghi che ha conosciuto sull’isola) sono in realtà dei criminali che fanno parte di un progetto di riabilitazione. I loro corpi sono stati messi in una simulazione programmata dell’isola per vedere se, in una vita parallela, ripeteranno i loro vecchi comportamenti criminali.

I loro crimini sono frutto di un errore, di una tragica casualità di eventi, oppure nel loro animo c’è il gene del Male?

The I-Land

Certo, tra di loro c’è un estremista di destra che ha causato una strage, uno stalker che ha ammazzato una povera donna che ha rifiutato le sue avance, un assassino di massa, ma ci sono anche delle persone positive.

Tipo la madre che ha avvelenato e annegato i figli e poi commesso suicidio per sfuggire a un marito crudele. O lo stesso Brody, un violento stupratore seriale…

Dopo molte chiacchiere e spiegazioni, Chase viene rispedita sull’isola, dove nel frattempo sono arrivati anche gli avatar di due U.S. Marshals, dal pittoresco nome di Bonnie e Clyde, a creare ulteriori conflitti.

Come si diceva all’inizio, The I-Land è una serie tv brutta.

Le inquadrature, le dinamiche tra i “naufraghi” e il loro abbigliamento richiamano molto le atmosfere di Lost, ma The I-Land non ha né lo spessore psicologico nè la profondità che hanno reso il cult made in ABC una delle serie tv più amate di tutti i tempi.

I personaggi di The I-Land sono bidimensionali, a volte addirittura fastidiosi, e non hanno un approfondimento che potrebbe far affezionare il pubblico a uno di loro. Il cast, pur essendo costituito da attori di un certo rilievo, non convince. Prendiamo ad esempio Alex Pettyfer, già visto in Beastly e Magic Mike, nei panni di Brody. Brody è un cattivo nel senso più trito e classico del termine: non ha nulla di positivo. Non è credibile. C’è anche Kate Bosworth, come si è detto, nei panni di K.C. Un’attrice come lei dovrebbe emergere e non ci riesce.

The I-Land

A tutto questo fa da contorno una sceneggiatura piena di buchi di trama, contraddizioni e una visione della vita e del sistema giudiziario americano del tutto risibile.

Ma The I-Land ha anche dei difetti…

Il finale è l’apice del nonsense più assoluto: non è una vera fine, ma una specie di cliffhanger bislacco che fa quasi ridere e, purtroppo, temere una seconda stagione.

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