Parliamoci chiaro, The Idol è forse una delle più controverse e discusse serie tv degli ultimi tempi. Questo perbenismo inizia però a starci un po’ stretto, da una parte per il fatto che è discusso e apparentemente odiato da tutti, e dall’altra perché quando finalmente i suoi presupposti allentano leggermente la presa allora si ricorre al solito “la serie tv fa schifo”.
The Idol non solo non fa schifo, ma ha anche diversi spunti interessanti di cui discutere, e questo non poteva che verificarsi con Sam Levinson alla regia. Discussa ancor prima della sua uscita, criticata, insabbiata e vittima di diverse voci che la vedevano fallita in partenza, The Idol ha semplicemente bisogno di una possibilità, ma se cercate la storiella da guardare con il cellulare in mano, andate oltre.
Da Euphoria a The Idol
Solitamente siamo abituati a serie che vengono presentate come incredibili e poi si rivelano un gigante buco nell’acqua, difficilmente succede il contrario, ma con The Idol è andata esattamente così. Presentata al Festival del Cinema di Cannes come la serie scandalo dell’anno, è stata letteralmente subissata di critiche, e l’approccio che ho scelto per vederla è esattamente quello di fregarmene di tutti i commenti che provenivano dalle poltrone rosse più calde della Francia.
Se siete già passati dal capolavoro che è Euphoria (favolosa sotto tutti i punti di vista, soprattutto quello delle musiche), lo stile di Levinson sicuramente non può che essere apprezzato, e con stile non parlo di sceneggiatura, di quella parleremo più avanti. Nelle 5 puntate di The Idol c’è tantissimo, tante persone, tanti stili, tante musiche, tanti colori e luci. Solo assistere alle immagini che ci vengono mostrate è una sorta di esperienza che richiede un minimo di attenzione, che va oltre le scene di nudo e i dialoghi. Ci sono zoom ricercati, una filigrana a tratti fastidiosa e un utilizzo dei colori molto particolare. Levinson abbandona le immagini limpide di Euphoria per dedicarsi a un nuovo stile registico, quello che non può che ricordarci il vintage, il ritorno al passato pur rimanendo con i piedi ben saldati a un presente che non è (volutamente) definito. Addio al montaggio combinato, maschere, si agli stacchi netti, quasi come fossimo spettatori di uno spettacolo teatrale, una tragedia per meglio dire.
Lasciate ogni speranza e aprite le menti
Anche a chi la serie non è proprio piaciuta non può in alcun modo non trovarsi d’accordo sul fatto che Levinson sappia scrivere delle caratterizzazioni incredibili per i personaggi. E non venite a dirmi che Tedros è odioso, che fa schifo, perché lo so, ed è vero. Ma è esattamente quello l’intento del regista e sceneggiatore e non si può dicerto dire che non ci sia riuscito. La tossicità di Tedros è palpabile, soffriamo veramente la sua presenza sullo schermo e forse soffriamo ancora di più quella dell’impotente Jocelyne che non riesce ad opporsi ad essa. Ogni personaggio in questa storia ha una caratterizzazione unica e sfaccettata e se teniamo conto che ce ne sono tantissimi, emergono perfettamente e si distinguono senza amalgamarsi.
Chloe è sensazionale, e non mi riferisco solo alla voce unica nel suo genere, ma al personaggio. All’apparenza semplice ma il personaggio che vorremmo vedere di più, scavare più affondo. Poi c’è Leia, amica passiva che resta incollata ad un lavoro che mai potrà sostituire con uno che la pagherà tanto, vittima di una amicizia tossica e di dinamiche che la tengono incastrata a una vita fatta di umiliazioni e bullismo. E se nel mondo dello spettacolo non ci si può fidare di nessuno lo sa bene Xavier, vittima e carnefice, colpevole ma al tempo stesso bravo a sfruttare quanto può per emergere, perché per la fama (ci insegna The Idol) si fa tutto, ma proprio proprio tutto.
Perché The Idol merita molto di più
Per vedere questa serie tv si possono scegliere due approcci differenti: scavare a fondo e fermarsi all’apparenza (quindi provare a capirla o dire che fa schifo a prescindere). The Idol rispetto a Euphoria fa una step in più, e con questo non intendo dire che è migliore, anzi, intendo dire che il livello di complessità nella sua comprensione cresce di più. La serie è pensata per poche persone, Levinson lo fa, consapevole che tanto le tante altre comunque avrebbero alimentato una grande chiacchiera, e infatti è andata esattamente così.
Non dovrebbe essere difficile capire che la produzione di Levinson è volutamente esasperata. Così come lo è stata Euphoria, anche The Idol punta a prendere basi di verità, e in particolare la vita di una star sull’orlo del precipizio ed esasperare ogni cosa: violenza sessuale, droghe, rapporti tossici, aspettative, pressione, ambizione. Personalmente l’ho trovata geniale, e ho colto nella sceneggiatura tanti piccoli aspetti che vogliono solo sottolineare la tossicità di un ambiente che tenta ancora di insabbiare tante cose. Quando però si tocca Hollywood si sa, il chiacchiericcio non può che farsi negativo, perché vogliamo l’innovazione e l’eliminazione della censura, ma non essendo abituati a ciò la ripudiamo e corriamo a nasconderci implorando di riavere il contenuto semplice e sicuro che ormai è diventato un confort.
Il cast e le musiche
Di The Idol si è parlato tanto, ma principalmente si è parlato dei suoi attori: la nepo baby Lily-Rose Depp e il cantante The Weeknd (pseudonimo di Abel Makkonen Tesfaye). Personalmente ho trovato entrambi eccezionali nei loro ruoli, Abel è stato criticato più per il suo personaggio che per le sue doti attoriali, senza tenere conto che si è trovato ad interpretare un personaggio che doveva per forza essere così. Per quanto riguarda Lily-Rose si è presa una piccola rivincita, trovandosi pienamente a suo agio nei panni della tormentata Jocelyn.
Infine, l’ultima riflessione che vorrei fare riguarda le musiche. Non c’è stata una sola canzone sentita la prima volta che mi sia piaciuta, eppure, alla fine della stagione (che si è chiusa con 5 puntate invece che 6) le ho adorate tutte. Si tratta di una colonna sonora di veri talenti, a metà tra il disturbante e il piacevole, un perfetto connubio di emozioni diverse, esattamente quelle che scatena The Idol durante la sua visione.