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In cosa The Last of Us dovrà essere diversa dal videogioco?

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Quando si tratta di adattamenti da videogiochi, la questione è sempre abbastanza complessa e The Last of Us non è rimasto immune a questa problematica. Complice i numerosi adattamenti che, nel corso degli anni, hanno lasciato molto a desiderare (Uncharted, Resident Evil), alla notizia che un altro videogame verrà trasposto in una serie tv o film, si inizia a generare un senso di panico pari quasi a quello dello sciopero dei mezzi o del caro benzina. Quasi eh. L’errore che si fa, solitamente, è quello di traslare il videogame così com’ è all’interno di un medium che risponde a regole molto diverse. Il problema diventa quindi trovare un connubio tra la fedeltà al prodotto originale e una nuova identità nel medium d’arrivo. Ed è proprio questo il compito principale che la serie tv The Last of Us, come tanti altri casi nel passato, è stata chiamato ad assolvere. Al momento, dopo quattro episodi, ci sentiamo di dire che ci sia riuscita in maniera quasi perfetta.

ATTENZIONE! L’articolo potrebbe contenere spoiler per chi non ha visto tutti e quattro gli episodi di The Last of Us usciti finora.

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Ellie e Joel in The Last of Us parte 1 (640×360)

Considerato uno dei migliori videogame di tutti i tempi, The Last of Us faceva il suo debutto inizialmente per la Play Station 3 ormai nel lontano 2013. Dimostratosi fin da subito un successo di pubblico e critica, il gioco si è guadagnato un seguito nel 2020 e una versione remake della parte 1, uscita nel settembre dello scorso anno per la Play Station 5. Stiamo parlando di un titolo videoludico che – se per molti aspetti non ha apportato alcun tipo di novità nel panorama dell’action adventure (con elementi di survival horror) – è entrato nell’immaginario collettivo del gaming di tutto il mondo, ritagliandosi un posto di tutto rispetto tra saghe cult come il Resident Evil sopracitato, Silent Hill, Tomb Raider e persino Dark Souls.

Fin dal primo momento, perciò, in cui hanno iniziato a circolare voci su un possibile adattamento televisivo, di elementi sui cui fare le pulci se ne sono trovati a bizzeffe. L’intera gestazione della serie tv prodotta da HBO è passata sotto l’occhio attento di fan o presunti tali che, con la stessa puntigliosità con cui si potrebbero togliere i semi da un’anguria, si sono preparati a passare al vaglio ogni singolo aspetto dell’adattamento. A partire dal casting. La scelta di Pedro Pascal e Bella Ramsey, rispettivamente nei panni di Joel ed Ellie, non è stata accolta all’unanimità. Tra chi ha criticato l’etnia sudamericana di Pascal a chi disapprovato la scarsa somiglianza tra Bella Ramsey ed Ellie.

I fan, come al solito, possono rivelarsi i sostenitori più appassionati ma anche i detrattori più spietati, elevandosi a ruolo di giudice e carnefice insieme.

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Bill e Frank nella serie tv (640×360)

La terza puntata dello show HBO ha rappresentato, in tal senso, la dichiarazione d’intenti più evidente rispetto alla dichiarazione che The Last of Us vuole prendere rispetto al medium originale. Dopo un inizio abbastanza standard, in cui ci sono stati presentati i personaggi principali e in cui anche il destino di Tess rimane, sostanzialmente, uguale a quello della sua controparte videoludica, con il terzo episodio cambia tutto. La storia di Bill e Frank, solo vagamente accennata nel videogame, è protagonista assoluta di un intero episodio, spezzando in tal modo la narrazione principale. Attraverso un lungo flashback riviviamo il primo incontro, gli anni passati insieme, l’amicizia con Joel e Tess e, infine, quella morte struggente vissuta, anche stavolta, insieme.

Di fronte a un cambio di direzione così radicale, c’era da aspettarselo che anche le reazioni del pubblico sarebbero state tali. Tra chi ha apprezzato profondamente la decisione di dare un background sostanzioso ai due e chi, invece, si è detto indifferente se non addirittura risentito delle modifiche. Modifiche che i creatori della serie tv hanno deciso di attuare per ampliare e approfondire il mondo di The Last of Us e i suoi personaggi. Piuttosto che concentrarsi quasi esclusivamente sulla parte adventure – che un videogioco può permettersi perché in quanto forma d’intrattenimento che lo prevede – la versione televisiva firmata da HBO si sta orientando verso una direzione più emotiva ed empatica. In stile prime stagioni di The Walking Dead.

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Pedro Pascal e Bella Ramsey (640×360)

Uno delle tematiche principali di The Walking Dead era, almeno durante le prime stagioni, non tanto l’invasione zombie in se e per se ma il modo in cui i sopravvissuti avessero mantenuto o meno la propria umanità dopo l’apocalisse. L’essere umano rimaneva sempre al centro della narrazione con le sue conquiste, le sue paure, le sue sofferenze. Rick Grimes era prima di tutto un padre e solo dopo un leader. Ci siamo affezionati ai protagonisti di The Walking Dead perché ognuno di loro non era solo un sopravvissuto che arrancava in un mondo distrutto ma una persona totalmente costruita e caratterizzata con la quale potevamo entrare in empatia, nel bene o nel male.

Il terzo e, forse, ancora di più il quarto episodio di The Last of Us riprende quell’eredità. L’occhio si poggia attento su Joel, Ellie, Bill e Frank e sul modo in cui ognuno di loro, e in maniera diversa, è venuto a patti con il mondo in rovina. Così da un lato, abbiamo uno scorcio bellissimo dell’amore tra Bill e Frank che è riuscito a fiorire nonostante la morte tutta attorno, proprio come quelle fragole simboliche. Dall’altro, invece, il legame tra un uomo senza più niente da perdere e che considera se stesso un relitto di un passato mitico e una ragazzina piena di curiosità e speranza che riesce, contro ogni aspettativa, a farlo ridere di nuovo. Di fronte ai delicatissimi quanto potenti dialoghi tra Pedro Pascal e Bella Ramsey non possiamo che rimanere estasiati.

In questa attenzione per l’animo umano risiede la forza della serie tv e la carta vincente che, se utilizzata attentamente, potrà permettere a The Last of Us di rompere la maledizione degli adattamenti videoludici.