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The Last of Us: il paradosso dell’amore

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Giuramelo. Giurami che tutto quello che mi hai raccontato sulle Luci è vero.

Lo giuro.

The Last of Us si prepara a consegnare la sua ultima puntata ma noi, conoscitori del videogioco, abbiamo un’idea di cosa stia per accadere. E quest’idea ruota interamente e inesorabilmente attorno al concetto di amore. In tutte le sue forme, in tutte le sue declinazioni.

Seguono, ovviamente, potenziali spoiler sul finale della prima stagione di The Last of Us.

Joel ed Ellie sono ormai giunti alla fine del loro viaggio. Nell’episodio 8, infatti, sono stati superati gli ultimi due grandi ostacoli che si frapponevano tra l’uomo e la ragazzina e la sede delle Luci a Salt Lake City: la convalescenza di Joel e il gruppo di sopravvissuti guidato dal cannibale e pedofilo David. La risoluzione di questa situazione conflittuale, tragica nel senso greco del termine, è in realtà una delle chiavi di volta per comprendere il finale (del videogioco: unico, al momento, disponibile): ancora una volta, Joel ha dovuto vivere quella devastante sensazione di impotenza che lo accompagna dalla morte della figlia Sarah. Quella sensazione di fallimento che causa effetti devastanti su coloro che, in teoria, dovrebbe proteggere. La vecchiaia gli aveva impedito di risparmiare Ellie dal dovere sparare a sangue freddo il ragazzo che era riuscito a tendergli un agguato a Kansas City. Lo shock emotivo lo aveva bloccato quando ha assistito impotente a Henry costretto a uccidere il piccolo Sam che, ormai trasformato, attentava alla vita di Ellie. La convalescenza conseguente a un coltello piantato nel fianco lo aveva costretto a letto, mentre Ellie rischiava di essere scuoiata viva: la ragazzina, per salvarsi, si insinua in un tunnel di violenza quasi catartica mentre riesce a sopraffare il suo aguzzino. Violenza dalla quale, ancora una volta, Joel non era riuscito a proteggerla.

Questo è lo stato dei fatti alla vigilia del raggiungimento delle Luci a Salt Lake City.

Ma c’è di più. Molto di più.

The Last of Us (sia la parte I che la parte II) è senza dubbio alcuno una storia d’amore. O meglio, è una storia sull’amore. Quello che succederà nell’ospedale è amore violento, egoista, probabilmente tossico. Dobbiamo capire il perché.

Ellie è l’unica speranza per l’umanità di rialzare la testa. Il suo sangue è, infatti, immune al Cordyceps: la convinzione di Marlene, di Joel e della stessa Ellie è che questo possa essere il punto di partenza per la produzione di un vaccino che renda immune tutti gli esseri umani, portando alla lenta ma inesorabile sconfitta del fungo. Ellie è evidentemente pronta a tutto: non potremo mai saperlo con certezza, ma la ragazzina ha la tenacia, la convinzione e anche quella dose di eroismo sufficiente per volersi sacrificare, se necessario, per salvare l’umanità. Sarebbe un atto d’amore, il suo. Ma non basta.

Dall’altra parte, infatti, c’è Joel. Chi è Joel Miller? Joel è un uomo che ha perso tutto. Joel è un uomo il cui mondo è collassato quel giorno in cui l’intero pianeta iniziava a crollare. Joel è qualcuno che ha smesso di amare, nel momento in cui ha perso la sua unica fonte di amore, la figlia Sarah. Nei vent’anni successivi quell’evento, Joel ha commesso atti atroci, non si è mai legato veramente a nessuno e quando conosce Ellie è semplicemente un contrabbandiere che ha un “cargo” da consegnare perché dovrà essere pagato. Ellie non è sua figlia, non lo sarà mai: Joel glielo dice chiaramente in quell’emozionante scambio a Jackson (nella serie, episodio 6). Eppure c’è qualcosa che lo lega a quella ragazzina scorbutica. Joel avrà anche rinunciato all’amore, ma non può aver dimenticato cosa significa amare.

E allora, proprio dopo quello scontro durissimo con Ellie, capisce nel corso della notte cos’è quella ragazzina per lui: non una figlia, ma il collante necessario che lega il Joel del passato con quello del presente. È ciò che tiene viva quella fiamma emozionale a lungo sopita ma mai evidentemente spenta: servivano gli inneschi giusti.

Ed eccoci giunti al paradosso: Joel si trova di fronte a una scelta, una scelta che presuppone un’ontologica impossibilità di essere quella giusta o quella sbagliata. Le mutazioni del fungo nel sangue di Ellie, viene scoperto dopo numerosi test effettuati sulla ragazzina, rendono incompatibili l’estrazione del sangue per il vaccino e la sopravvivenza dell’organismo ospitante, con conseguente necessaria rimozione del cervello e quindi decesso di Ellie.

Il paradosso per Joel è questo: scegliere l’amore per l’umanità, e quindi accettare di vivere in un mondo senza Ellie, o scegliere l’amore per la ragazzina, e decidere di salvare solo il suo personale mondo, lasciando l’umanità al destino che subisce inesorabilmente da vent’anni?

Joel ha scelto: Ellie non può morire. Il suo personalissimo mondo non può crollare. Li uccide tutti. Uccide tutte le Luci, tutti i medici capaci di effettuare quella delicata operazione per produrre il vaccino, uccide anche Marlene. L’amore si trasforma in egoismo, in amore egoista. Il paradosso prosegue: Joel non dice a Ellie la verità. Non può sopportare che la ragazzina senta il peso anche di questa responsabilità, di cui non ha nessuna colpa. Ed ecco tornare il dialogo con cui abbiamo aperto questa riflessione: Ellie, una volta sveglia, sospetta qualcosa, e fa giurare a Joel che tutto ciò che le ha detto (e cioè che ci sono tante persone immuni nel mondo e quindi non serviva più il suo sangue) fosse vero. L’uomo non ci pensa due volte: “Lo giuro“, dice. Conosciamo le conseguenze tragiche che questa scelta avranno nella Parte II del videogioco.

In The Last of Us, il paradosso dell’amore si àncora a due concetti a dir poco ossimorici rispetto all’amore stesso: egoismo e bugia. Ma l’amore, si sa, è irrazionale: nel suo modo paradossale ed egoista, dopotutto, Joel ha scelto l’amore.

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