Attenzione!!! L’articolo contiene spoiler su The Last of Us
“Credimi, il sole spenderà sempre. Tienimi, vicino al tuo cuore. Toccami e dammi tutto il tuo amore” – Parole di Anna, madre di Ellie, in The Last of Us.
Ellie vide prima la morte che la vita. Il cordone ombelicale che la legava a sua madre fu spezzato poco dopo l’irruzione di un infetto. Nacque così Ellie: nel buio incontaminato della morte, dove la luce non riusciva a penetrante nella stanza in cui un infetto mordeva le gambe di sua madre. Pianse tanto Ellie. Come tutti i bambini appena nati che adottano le lacrime come strumento di comunicazione selezionato per la loro sopravvivenza. Ma quel pianto rimbombava più forte degli altri. Più forte di una sirena. Quel pianto rifletteva il peso di chi aveva perso un sentimento primordiale prima ancora di conoscerlo: l’amore. Quel bisogno di essere accuditi trapassò fugacemente con la fine della vita di Anna, sua madre, la donna che l’aveva messa al mondo mentre, esausta, stava per lasciarlo. Quel mondo acerbo aveva deciso che mamma e figlia dovevano contrapporsi dal primo incontro, senza nemmeno scambiarsi il profumo della pelle: una doveva sopravvivere e splendere, l’altra morire e appassire. Ma insieme.
The Last of Us 1×09 – Finiamo quello che abbiamo iniziato
Il flashback in cui ci viene presentata la mamma di Ellie ci accompagna come una ninna nanna per diversi minuti, fino al momento in cui ci svegliano dai sogni e abbracciamo il presente: Ellie e Joel, dopo la fuga dai cannibali, continuano la loro marcia verso Le Luci. Nella realtà, Il tragitto che li separa dall’ospedale non è lunghissimo ma sembra il momento più eterno dell’intero arco narrativo. È eterno perché riflette la fine di un viaggio estenuante, iniziato in un mondo che sembra completamente diverso da questo: Joel aveva ancora una figlia, Tess non era morta e Ellie era una recluta presso la FEDRA. The Last of Us 1×09 fa un giro immenso sulle proprie ceneri e risorge continuamente tra i fiori appena sbocciati dopo un inverno gelido e tremante. In questo contesto del tutto nuovo, Joel e Ellie fanno i conti con il passato ma si proiettano già verso il futuro, gettando uno sguardo al di là dell’immaginazione: cosa ne sarà di noi?
Per Ellie è arrivato il momento di raccogliere i frutti dell’avventura più crudele della vita: vuole donare il suo sangue per combattere la proliferazione del fungo Cordyceps. La sua missione, importantissima ai fini dell’umanità, ha, per lei, un valore ancora più significativo: ammazzare il fungo significa sopprimere un passato scellerato in cui troppe persone a lei care, come sua mamma e Riley, hanno perso la vita a causa del fungo.Ellie vuole salvare quello che ancora c’è di bello in questo mondo, come una giraffa incontrata tra i rottami spogli di anima. L’innocuo animale è il primo simbolo con cui la natura si presenta a Ellie per dimostrare tutto il suo incanto, una magnificenza che resiste allo sgretolamento condotto dalla tragedia. A contatto con il cuore della giraffa, le parole della mamma di Ellie, sussurrate in punto di morte, risuonano come una melodia a cui è stato detto di continuare le note fino al giudizio universale, e oltre: “il sole splenderà sempre”.
D’altra parte, Joel non è rimasto immune ai segni cocenti del viaggio iniziato parecchi mesi prima. Allo scoccare della pandemia, l’uomo aveva fatto i conti con il dolore più crudele dell’esistenza, un evento che di naturale ha ben poco o quasi nulla: la morte di sua figlia Sarah. Quella sera, quella maledetta sera, Joel ha nascosto i suoi sentimenti per prendersi una rivincita verso un mondo in cui gli incubi planano sui sogni come macigni. L’unico modo per metabolizzare i drammi, a volte, è chiuderli dentro, farli bruciare nel corpo e, diventando ciechi di passione, non aprirli. Poi però succede che quella rivincita a cui ti sei aggrappato non ti ripaga e allora cerchi un altro modo per andare avanti.
Quella rivincita, per Joel, si chiama Ellie. Il tempo guarisce le ferite solo quando esiste, dietro l’angolo, almeno una persona a cui donare tutti i secondi di quel tempo incurante. Allora, grazie a Ellie, Joel sa di essere cambiato come cambia una stanza buia in cui si apre, all’improvviso, una finestra piena di luce. Voleva uccidersi, Joel, farla finita. Prima di conoscere Ellie, ha pensato che la morte occulti i dolori più di una vita calpestata dalla fine di un amore, ma poi si è reso conto che sotto ai tappeti pieni di polvere(morte), si nascondono anche briciole di nuova passione. Senza volerlo, Ellie ha insegnato a Joel come si respira. Se nel primo episodio di The Last of Us, Ellie, per lui, era solo cargo, ora è famiglia da proteggere. Nuova passione da accudire.
Ti seguirò ovunque andrai
Dopo aver letto un libro di aforismi in cui si parla della luna come il posto più spaziale dei pianeti, Joel e Ellie arrivano a destinazione: l’ospedale, dove si preleverà il sangue di Ellie, si scorge senza binocolo. Qui, dove bisognava chiudere un cerchio, Joel apprende da Marlene che, secondo il medico, il Cordyceps cresca nel corpo di Ellie dalla nascita con un un trasmettitore chimico che fa pensare al Cordyceps che anche Ellie lo sia e ciò la rende immune. Il medico vuole asportarlo e moltiplicare le sue cellule per ricreare quei trasmettitori per poi poterli dare a tutti. Il Cordyceps deve essere asportato dal cervello di Ellie con conseguente necessaria rimozione del cervello e quindi decesso. Ellie o l’umanità intera? Questa domanda si apre nella mente di Joel come uno squarcio improvviso. La salvezza del mondo passa, paradossalmente, attraverso il sacrifico di una ragazzina a cui, quella stessa umanità, aveva fatto tanto, troppo male. Joel ha già scelto da che parte stare.
In verità, ha scelto da quando gli occhi di Ellie si sono stampanti davanti ai suoi fari, spenti prima, accesi di fiamme sentimentali poi. Di fronte a una scelta che potrebbe sembrare egoista per il resto del mondo, Joel ha scelto l’amore, il bene per il suo piccolo mondo. Quel mondo che, senza Ellie, sembrerebbe sfaldabile come un castello di sabbia. Joel, quindi, prende il posto di Ellie e diventa egli stesso l’artefice del destino universale: salvare il mondo non dall’apocalisse ma dalla sua mancanza di amore.
E allora Joel, per tenere quel mondo lontano dal crollo, uccide tutti. Ì membri delle Luci cadono uno a uno, anche i dottori pronti a ‘salvare l’umanità’, persino Marlene. Joel la uccide senza esitazione perché pensa che prima o poi cercherà di nuovo Ellie – tenterà di portarla via da lui. Di fronte al destino di Ellie, Joel non conosce mezze misure: la sua liberazione non è legata a un vaccino ma al sentimento che prova verso Ellie. Quel amore che gli era stato negato con la morte della figlia non può cadere in fondo all’abisso ancora una volta. Quell’amore energico, possente e solido va protetto a tutti i costi, anche sotto una cortina fatta di bugie: Joel dirà a Ellie che non è più indispensabile e che ci sono altri immuni come lei pronti a ‘curare’ l’umanità al posto suo. Sconfiggendo ogni peso di responsabilità che potrebbe incombere su Ellie, Joel ha negato tutto quello che è successo all’interno dell’ospedale e, quando la ragazzina chiederà a Joel di giurare che tutto ciò che le ha detto fosse vero, Joel giura. Un giuramento che nasconde l’altra parte dell’amore, quella bugiarda ed egoista a cui non interessa alcuna verità se di mezzo c’è l’anima a cui vuoi legare le tue ali per il resto della vita.
Il finale di The Last of Us è esattamente come i suoi precedessori: drammatico, rumoroso, esistenziale. Il lavoro degli autori ha donato, anche in questo caso, un respiro profondo alle avventure già conosciute attraverso il formidabile gioco. Come vi abbiamo detto nella prima recensione, The Last of Us ha lo stesso effetto della crema dopo sole: cura le nostre scottature, anche quelle interiori. Con l’evoluzione dei protagonisti abbiamo imparato a sognare e a perderci contemporaneamente, dal giorno in cui è morta Sarah fino all’ultimo momento in ospedale, in cui Joel prende Ellie in braccio come la sposa più bella – come se fosse Sarah prima di morire. Un brivido delicato e sensibile come pochi altri.
La serie conclude, quindi, la fenomenologia sul rapporto tra Joel e Ellie attraverso una strada tracciata dalla Luce. Il sole, in The Last of Us, alberga in uno dei sentimenti che compongono l’ontologia dell’essere umano: l’amore. Il parallelismo tra inizio e fine è posto come una vecchia cassetta dinanzi alla nostra vista : Il cordone ombelicale di Ellie, spezzato prima dell’arrivo di un infetto, ha trovato finalmente un altro grembo a cui ri-collegarsi. Ora la morte fa meno paura perché, finalmente, c’è del buono a cui aggrapparsi per abbattere l’oscurità. Per Joel. Per Ellie. Per il sole che splende ancora più luminoso dentro i loro corpi.
“È come nelle grandi storie, padron Frodo, quelle che contano davvero, erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi sapere il finale, perché come poteva esserci un finale allegro, come poteva il mondo tornare com’era dopo che erano successe tante cose brutte; ma alla fine è solo una cosa passeggera, quest’ombra, anche l’oscurità deve passare, arriverà un nuovo giorno, e quando il sole splenderà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, anche se eri troppo piccolo per capire il perché, ma credo, padron Frodo, di capire ora, adesso so: le persone di quelle storie avevano molte occasioni di tornare indietro e non l’hanno fatto; andavano avanti, perché loro erano aggrappati a qualcosa». Frodo: «Noi a cosa siamo aggrappati Sam?». Sam: «C’è del buono in questo mondo, padron Frodo: è giusto combattere per questo!» (‘Il Signore degli anelli – Le due torri’)