Il seguente articolo contiene SPOILER sugli episodi 2×07 e 2×08 di Progetto Lazarus.
Che Progetto Lazarus non fosse una serie semplice da seguire e soprattutto da comprendere ve lo avevamo già anticipato precedentemente, perché al di là della complessità della trama, la serie è stata scritta in modo da dare importanza a dettagli e rimandi il cui ruolo si capisce spesso a posteriori; la seconda stagione di Progetto Lazarus è stata molto più ambiziosa di quanto ci si aspettasse: la narrativa è stata portata a un livello successivo, sfruttando una prima stagione embrionale in cui, per forza di cose, ci si è dovuti attenere all’introduzione dei personaggi e del contesto. Il secondo capitolo della serie originale Sky si è concluso, e nella 2×07 e 2×08 di Progetto Lazarus abbiamo potuto constatare definitivamente la raggiunta maturità di una serie che mescola fantascienza e thriller servendosi di elementi di rottura inaspettati e funzionali, come la comicità British e tematiche sempreverdi quali il concetto di famiglia disfunzionale, oltre che quello di moralità portato all’esasperazione. Il finale di stagione è stato davvero esplosivo, e ci fa credere che questa serie possa fare ancora grandi cose in futuro. La nostra recensione.
A differenza del primo capitolo, la seconda stagione di Progetto Lazarus può permettersi di scavare a fondo nella coscienza dei propri personaggi.
Ciò che esplode definitivamente nelle puntate 2×07 e 2×08 di Progetto Lazarus è il dramma di Janet, quello di una madre docile e premurosa che si ritrova nel bel mezzo di una missione disperata senza averlo chiesto e senza aver potuto esprimere la propria volontà, ma è anche il dramma di Rebrov, padre e marito distrutto, che per anni ha vagato nell’incertezza e nel senso di impotenza sperando di poter riabbracciare la sua famiglia, ed è anche il senso di colpa di Shiv, che si allevia soltanto quando può tornare al capezzale di sua madre sul letto di morte, come è la tragedia di George, convinto di avere una vita perfetta la cui protagonista è la donna che ama, che si fa fragile e scompare sotto il suo sguardo incredulo; e, a ben vedere, è anche il dramma di Wes, o forse sarebbe meglio dire di Bryson: figlio di un destino cieco e beffardo, l’unico reale martire di Progetto Lazarus, la sola vittima condizionata dalle scelte di due genitori mai nemmeno lontanamente sfiorati dall’amore che si dovrebbe provare nei confronti di un bambino, di un figlio. Progetto Lazarus si è trasformato in un dramma collettivo che si interroga su un quesito che ha sfiorato ognuno di noi, almeno una volta nella vita: potendo scegliere cambiereste qualcosa del vostro passato? E, soprattutto, sareste disposti a conoscere ciò che vi aspetta?
Forse, dopo gli episodi 2×07 e 2×08 di Progetto Lazarus la risposta è automatica: sarebbe troppo dispendioso conoscere la realtà, e troppo faticoso poterla cambiare; ciò che questa serie nasconde tra visionari viaggi nel tempo e complessi marchingegni è una metafora sulla vita non troppo scontata: questa va presa per come è e non per come potrebbe essere, e i protagonisti di Progetto Lazarus sono dunque solo delle pedine, delle cavie da laboratorio costrette a vagare perpetuamente nel loro personale girone infernale, in cui vivono e rivivono momenti ed eventi tragici, finendo per abituarsi a tale realtà e, di fatto, a deumanizzarsi completamente. Tutto ció che possono fare è arrendersi all’idea di essere nati per un arduo compito: proteggere l’intera umanitá, rinunciando a vivere, a costruire e a sognare, con la consapevolezza di rischiare di svegliarsi, un bel giorno, e di scoprire di aver perso tutto; troppo faticoso, decisamente troppo faticoso. Ma non ditelo a Wes, colei che più di tutti ha dimostrato di incarnare tali principi, e infatti non a caso è il capo della baracca; negli episodi 2×07 e 2×08 emergono le motivazioni che hanno spinto la donna a architettare la famigerata operazione Mezzanotte: Wes è probabilmente il villain più integerrimo e incorruttibile, dal momento che si dice disposta a rinunciare a suo figlio e addirittura ad assistere a una sua possibile esecuzione; questa reazione può essere considerata troppo, ma alla fine della fiera è sempre lei ad aver ragione, perché il gioco non vale mai la candela in Progetto Lazarus, dove una piccola mossa può cambiare gli eventi futuri irrimediabilmente, ed è proprio questo il motivo per cui non ha voluto che suo figlio Bryson prendesse il siero: voleva che evitasse una vita come la sua.
L’effetto farfalla è un tema alla base della serie, ed è anche la soluzione finale che scombina i piani di George e mescola le carte per una nuova possibile terza stagione.
L’effetto farfalla, per farla semplice, è un modo di intendere una situazione in cui una minima variazione iniziale, all’intento di un sistema, può portare a delle conseguenze significative nel tempo; nel caso di Progetto Lazarus il discorso è molto ampio, perché nelle varie puntate abbiamo potuto constatare quanto effettivamente un piccolo cambiamento possa essere decisivo, ma la vera risposta la si trova proprio nel finale di stagione: Sarah, in cuor suo, ha sempre manifestato un certo distacco dal sistema Lazarus, un po’ perché ci si è ritrovata in mezzo senza chiederlo, un po’ perché essendo teoricamente una voce neutrale ha un punto di vista completamente diverso rispetto a quello dei suoi nuovi colleghi; fino alla puntata 2×07 di Progetto Lazarus ha lasciato intendere, soprattutto nel confronto con George, di non essere per niente convinta di poter tornare alla normalità dopo quanto visto e appreso nel viaggio a ritroso verso il 2012: Sarah ha assistito a tutte le conseguenze che porta la possibilità di correggere il passato, commettendo in prima persona atti riprovevoli, e pian piano, mentre lottava con se stessa per cercare di recuperare l’amore perduto per George, si è distaccata sempre di più dall’idea di status quo, fino ad arrivare al momento in cui ha capito che la sua vita era destinata a cambiare per sempre. E’ così che, in seguito a uno sguardo d’intesa valso più di mille parole, Sarah decide per sé e si ritrova, nel presente, al posto di Wes a capo del Progetto Lazarus. Non è un caso che sia proprio lei a dover ricoprire tale ruolo adesso, perché da una posizione neutrale è stata in grado di comprendere l’ampiezza del margine di rischio e soprattutto la consapevolezza di tale compito, la stessa consapevolezza che ha portato Wes a rinunciare alla sua famiglia, e la stessa che Sarah, nel finale di stagione di Progetto Lazarus, si dice pronta a difendere con le unghie e con i denti, fino all’ultimo dei suoi giorni.