La nuova serie originale Sky The Lazarus Project, rilasciata nel mese di agosto e presente nel catalogo di Sky On demand, ci ha sorpreso positivamente per via della sua intricata trama che incastra il classico tema Sci-Fi del viaggio nel tempo in un drama collettivo che vuole indagare non soltanto sull’intimità dei personaggi in gioco, ma anche su tematiche ben più scomode, come l’ineluttabilità del destino e la teoria dell’effetto farfalla. E voi, cosa cambiereste se poteste tornare indietro nel tempo? Ma soprattutto, avreste il coraggio di rivivere tutto quanto pur di cambiare ciò che volete?
The Lazarus Project for dummies
Cerchiamo di fare chiarezza (per quanto sia complesso esprimersi di fronte a una struttura simile). Il Progetto Lazarus è un’organizzazione top secret con sede in Inghilterra, composta da alcuni tra i migliori agenti speciali al mondo, provenienti dalle organizzazioni di sicurezza più importanti, che ha sviluppato un sistema in grado di far svolgere viaggi spazio temporali agli addetti con lo scopo di evitare catastrofi che causerebbero l’estinzione dell’umanità. Gli agenti del Lazarus Project sono in grado di viaggiare a ritroso nel tempo senza tuttavia perdere la memoria e dunque, se da un lato hanno la possibilità di aggiustare le falle mondiali, quali catastrofi climatiche, violente guerre di potere e pandemie globali (sì, tutto molto attuale e verosimile), d’altro canto, sono costretti a rivivere la propria vita tornando indietro al checkpoint stabilito. Questo checkpoint è una sorta di salvataggio, come accade nei videogame, che sostanzialmente consente di ripartire da quel punto, fissato per il 1 luglio di ogni anno. Dunque, qualora si verificasse un evento dannoso il 30 giugno, il sistema d’allarme verrebbe attivato in extremis per riportare il mondo intero al 1 luglio dell’anno precedente, costringendo i membri consapevoli a rivivere tutto da capo fino a che non troveranno una soluzione. Al contrario, i civili, per intenderci, non si rendono conto di ciò che succede, e restano intrappolati in un loop temporale senza saperlo. Tuttavia, due dei personaggi principali, George (il protagonista) e Shiv, sono in realtà due “mutanti”, dato che hanno sviluppato naturalmente la capacità di rendersi conto dei viaggi temporali effettuati dall’organizzazione, che li ha poi reclutati per sfruttarne le capacità.
The Lazarus Project è un dramma corale che mette in crisi le nostre certezze
Bisogna essere onesti. L’idea di poter tornare indietro nel tempo per avere la possibilità di rimediare a un errore, dal più banale al più grosso che sia, è balenata nella mente di ognuno di noi. Eppure, The Lazarus Project ci fa riflettere molto sulle nostre scelte, mettendo in crisi un sistema tutt’altro che perfetto come il cervello umano. I protagonisti della serie si ritrovano a dover affrontare le conseguenze del proprio mestiere, chi trovandosi costretto a rivivere momenti difficili e di sofferenza all’infinito, chi invece finendo per dover ripartire da zero, come in un videogioco in cui ti dimentichi di salvare e sei vittima di un blackout, venendo dunque costretto a rinunciare a tutti i progressi fatti e i buoni risultati ottenuti. Ed è proprio qui che sta il senso più complesso di The Lazarus Project, perché capita che, tornando indietro e cambiando il minimo particolare, o anche solo affrontando la vita con una consapevolezza diversa da quella precedente, come accade al protagonista, si generi un effetto domino che vada a intaccare su quanto costruito fino ad allora, facendo crollare ogni certezza e costringendo i protagonisti ad adattarsi alla nuova realtà. Quindi, se da un punto di vista sociale il Progetto Lazarus si pone l’obiettivo di mantenere integro lo status quo di un’umanità corrotta sempre più sull’orlo del collasso, il che è un aspetto molto profondo che oltre a rendere la serie attualissima fa ragionare parecchio sulle varie implicazioni e conseguenze del modo di vivere attuale, d’altra parte, rappresenta anche una sorta di crocevia. Infatti, si può leggere tra le righe che le “operazioni di salvataggio” o, se vogliamo, i reset, siano sempre più frequenti nell’era narrata, ovvero quella contemporanea, rispetto a un passato in cui fattori come il cambiamento climatico incidevano meno.
Il fatto che il Progetto Lazarus sia costretto ad intervenire con più frequenza perciò, mette in crisi l’intero sistema di fondo, innanzitutto perché gli stessi interpreti cominciano a stufarsi di mettere in gioco la propria vita personale per salvare un’umanità che sembra non voler essere salvata, in secondo luogo proprio perché i continui allarmi sono un chiaro sentore che il progetto è limitato di fronte alla pochezza del genere umano, del quale, dalla narrazione, emerge tutta la corruzione e il disinteresse nei confronti del futuro e della collettività. I personaggi di The Lazarus Project sono ben caratterizzati e soprattutto hanno tutti una storia da raccontare legata agli effetti del sistema per cui lavorano, aspetto che li rende molto più umani e “normali” rispetto ai classici agenti segreti senza macchia e senza personalità, come se ne vedono spesso in serie di questo genere. La dimensione internazionale del prodotto è poi un ulteriore fattore aggiunto, che certifica la grande ambizione del progetto che, almeno per quanto si è visto, verrà rinnovato almeno per un’altra stagione. The Lazarus Project si basa su un’idea semplice e vicina al pubblico, ma riesce a mischiare fattori fortemente attuali a interessanti personalità e risvolti drammatici legati alla sfera del quotidiano, presentandosi come ottimo risultato di un’ibridazione di genere tutt’altro che scontata.