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The Man in the High Castle: il patto col diavolo di John Smith

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Il seguente articolo contiene SPOILER su The Man in the High Castle.

The Man in the High Castle è stata una delle prime grosse produzioni originali Prime Video. La serie tratta dal romanzo ucronico di Philip K. Dick, La svastica sul sole, ha ottenuto un successo davvero notevole. Uno dei punto di forza di questa perla che trovate nel catalogo Prime Video è il lavoro svolto sull’evoluzione dei personaggi nelle varie stagioni. The Man in the High Castle propone una versione alternativa della storia del Novecento servendosi di una miriade di personaggi, tutti profondamente coinvolti nei giochi di potere al centro della trama. In tal senso, tra questi spicca sicuramente John Smith, un villain tanto atipico quanto incredibile. Oggi vogliamo parlarvi di lui e della sua condanna: un vero e proprio patto col diavolo.

A primo impatto, John Smith non può che sembrare un villain perfetto: la reincarnazione del male in tutto e per tutto

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John Smith in The Man in the High Castle

Il personaggio interpretato da Rufus Sewell è talmente inquietante che lo stesso attore si prese del tempo per riflettere sulla sua partecipazione. Sewell era preoccupato che il personaggio sarebbe stato il classico nazista, un sergente di ferro incorruttibile e sadico. L’autore della serie riuscì a convincerlo che invece si sarebbe trasformato in un personaggio complesso e dalle mille sfaccettature, proprio come è accaduto. John Smith, per quanto ci riguarda, è un personaggio gigantesco, probabilmente il più riuscito tra tutti quelli di The Man in the High Castle. Partiamo da un dettaglio apparentemente banale ma ricco di significato, che ci ha colpito fin dalla sua presentazione: il suo nome. John Smith è teoricamente il prototipo dell’uomo comune. John è uno dei nomi più diffusi negli Stati Uniti, mentre Smith è il cognome più noto in assoluto. 

Questo dualismo non è affatto un caso. È un dettaglio che all’interno della narrazione emerge quando il villain visita per la prima volta uno dei mondi alternativi. In quel mondo, infatti, John Smith è un uomo qualunque. Ha una bella casa, una famiglia amorevole e un lavoro stabile e che lo riempie di soddisfazioni. Nel mondo raccontato in The Man in the High Castle, gli Stati Uniti sono stati invasi dai paesi dell’Asse. Ed è proprio tra le influenze nipponiche e della Germania nazista che spicca John Smith, l’uomo comune. Il primo impatto con questo personaggio veicola lo spettatore all’immediato rigetto nei suoi confronti. Nel primo episodio della serie, John Smith sta dirigendo un attacco a una delle tante cellule della resistenza newyorkese. Egli viene dipinto come il perfetto nazista: un patriarca rigido, un amministratore competente e un uomo fedele al proprio paese.

Ma questa apparenza si sgretola lentamente, lasciando John Smith nudo, spoglio di quella corazza indossata per necessità

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John Smith e la sua adorata moglie, Helen

Il vero John Smith arriva tardi. È solo nell’ultima stagione che si può apprezzare la sua fragilità, quasi dimenticandosi di quanto visto fino a quel momento. Ma la realtà è che il vero John Smith è sempre stato sotto gli occhi di tutti. L’elemento chiave per la comprensione di questo complesso personaggio è senza dubbio la sua famiglia. John è felicemente sposato con Helen, una casalinga amorevole e devota, con cui ha tre figli, Thomas, Amy e Jennifer. Fin dalla prima stagione di The Man in the High Castle è possibile constatare quanto Smith sia premuroso nei confronti della sua famiglia, nonostante la rigidità.

È un padre severo, come il più classico degli stereotipi sui membri di spicco dell’esercito. Ma la sua è una rigidità molto diversa da quella dei nazisti puri. J

ohn Smith, infatti, si è visto costretto a sposare quegli ideali e, contemporaneamente, ha dovuto modulare anche il proprio essere. Ha dovuto lavorare parecchio su se stesso per ottenere uno status di totale affidabilità. Ha dovuto abbassare lo sguardo e mantenerlo tale per tanto tempo, e ora nei suoi occhi non si registra più nemmeno un briciolo di umanità. La sua espressività è una maschera perfetta che nasconde tutto ciò che John ha dovuto reprimere pur di arrivare fino a lì. Ma lui, nel profondo, è diverso da tutti quelli del suo rango.

Dopo aver assistito in prima linea al bombardamento su Washington D.C da parte dei nazisti, John Smith ha capito che gli restavano soltanto due possibilità per sopravvivere. Arrendersi e unirsi al nemico, oppure persistere, fuggire e resistere. Ma questa seconda possibilità era quella più pericolosa, sia per lui che soprattutto per la sua amata famiglia. E, d’altronde, l’uomo comune John Smith non aveva affatto intenzione di combattere per sempre.

La firma sul contratto del diavolo ci ha regalato un personaggio straordinario, forse il migliore in assoluto in The Man in the High Castle

John Smith in punto di morte

Unirsi al nemico era la via più semplice, quella meno rischiosa per Helen e per i piccoli. Il problema più grande è che John Smith è davvero bravo in quello che fa, è dannatamente perfetto. E così, nel giro di pochi anni, colui che nel suo piccolo avrebbe voluto essere un semplice padre di famiglia, avverso agli orrori della guerra (avendola vissuta in prima persona), si è trasformato in uno dei più alti ufficiali dell’Asse statunitense. E mentre saliva ogni scalino della piramide, questi ripeteva a se stesso che quello era l’unico modo per farcela. Tuttavia, per ogni piano raggiunto durante la scalata, John Smith perdeva un pezzo della sua anima. Il primo turning point di questo personaggio è rappresentato dalla perdita di suo figlio Thomas, indottrinato a tal punto da sentirsi in dovere di ricorrere all’eutanasia di propria sponte, una volta scoperto di essere affetto da atrofia muscolare.

Da quel momento in poi, John Smith si è reso conto di aver perso completamente la rotta. Anche sua moglie Helen ha dovuto affrontare il lutto, combattendo con la depressione ma riuscendo a rialzarsi, per amore della sua famiglia. John, invece, non si è mai più ripreso. Ha cominciato a tramare segretamente contro il Reich pur di assicurarsi che alla sua famiglia non accadesse nient’altro. Ma Thomas è rimasto un chiodo fisso nella sua testa, tanto da spingerlo a compiere il primo viaggio nel mondo alternativo pur di rincontrarlo. Da quel momento in poi, la corazza impenetrabile che il sergente di ferro aveva indossato ha cominciato a perdere pezzi, finendo per lasciarlo vulnerabile di fronte al fallimento della sua famiglia.

Nonostante il contesto e tutto ciò che ne deriva, il più grande nemico di John Smith è sempre stato John Smith

Il villain per eccellenza di The Man in the High Castle non è riuscito a fermarsi di fronte a niente. Più andava avanti, più proseguiva il suo cammino nei panni del cattivo, più si convinceva di esserlo, e che esserlo fosse l’unica strada. Ma come ci insegna questa mastodontica serie, più si salgono i piani del castello e più si rimane soli, senza potersi fidare di nessuno. Ed è così che è finito il percorso di John Smith, tradito dalla persona più importante della sua vita, che nonostante tutto lui non ha mai smesso di amare, sinceramente e profondamente. Ma una volta rimasto solo, senza Helen, non c’era più niente per cui valesse la pena combattere.