Patrick Jane, protagonista di The Mentalist, è un ex truffatore dotato di un’intelligenza straordinaria, che sfrutta il suo talento per manipolare le persone, giocando con le loro insicurezze e mettendo in evidenza la sua superiorità intellettuale. Arrogante e sicuro di sé, Jane non si fa scrupoli a prendersi gioco anche di una figura pericolosissima come quella del killer John il Rosso che, per vendetta, se la prende con la sua famiglia. Devastato dalla perdita, Jane diventa il fantasma di se stesso, fino a quando l’opportunità di dare la caccia all’uomo che ha distrutto la sua vita non bussa alla porta.
Da qui ha inizio la trama vera e propria di The Mentalist.
In quell’epoca dominata dai procedural in tv, The Mentalist (disponibile sul catalogo Prime Video qui) si distingueva per un approccio diverso al genere. I polizieschi ricalcavano sempre gli stessi tropoi e schemi, distinguendo in maniera piuttosto netta tra buoni e cattivi. Patrick Jane è un personaggio meno definito. Non si tratta ovviamente di un cattivo, ma non possiede neppure le caratteristiche tipiche dell’eroe. Mente, inganna e sfrutta le persone attorno a lui, salvo poi dimostrarsi estremamente fedele e leale nei confronti del resto del team. In particolare verso Teresa Lisbon, sua partner e futuro interesse romantico.
Anche a distanza di parecchi anni, lo show rimane un piccolo caso isolato. Un modello ispirato dal detective Sherlock Holmes per eccellenza e che, a sua volta, ha ispirato altre produzioni future. Senza però essere mai replicato al 100%. Che fare quindi? Munirsi di quantità gargantuesche di gelato e riguardarla tutta singhiozzando? Potete farlo, oppure potete stare a sentire quali sono le alternative che noi di Hall of Series siamo più che felici di proporvi se siete in astinenza dalle indagini di Patrick Jane!
Si tratta di serie tv altrettanto famose e iconiche del genere crime procedural, che condividono con The Mentalist alcuni segni distintivi.
1) Sherlock
Sir Arthur Conan Doyle non sopportava Sherlock Holmes. E più ironicamente il suo personaggio diventava famoso e conquistava lettori da tutto il mondo, più il suo disprezzo cresceva. Molti anni dopo, Sherlock Holmes è ormai diventato sinonimo del detective per eccellenza. Brillante, arguto e cinico, Sherlock coglie i dettagli più insignificanti per arrivare alla soluzione di ogni caso che gli si para davanti. Le indagini sono per lui fonte di divertimento e allenamento cerebrale costante, che stimolano il suo intelletto. Quanto più sono difficili e inspiegabili, tanto alimentano la fame di conoscenza e gloria del detective privato, sempre accompagnato dal fido dottor Watson.
Il cinema e la televisione sono rimaste, inevitabilmente, incantate dalla figura creata da Arthur Conan Doyle, adattando la storia di Sherlock Holmes più e più volte. Non ultima proprio The Mentalist.
La serie tv creata da Steven Moffat e con protagonisti Benedict Cumberbatch e Martin Freeman è, dunque, solo una delle ultime trasposizione del celeberrimo detective. Ambientata nella Londra contemporanea, la serie segue le gesta di un moderno Sherlock Holmes e del dottor John Watson, reduce dalla guerra in Afghanistan, alle prese con casi apparentemente inspiegabili. Il duo si completa alla perfezione, dove al secondo spetta il compito di contraltare umano e realistico al geniale ma sociopatico detective. La modernizzazione non è solo estetica, infatti, Holmes usa smartphone e internet per le sue indagini, rendendo la sua deduzione ancora più rilevante per i tempi moderni.
Le tre stagioni sono composte da poche puntate di durata da 90 minuti circa l’uno, mentre le storie sono ispirate ai racconti originali di Arthur Conan Doyle. Episodi come A Study in Pink e The Reichenbach Fall prendono spunto rispettivamente da Uno studio in rosso e L’ultima avventura, trasformandoli in storie avvincenti e con un twist che si adatta alla contemporaneità . Anche i personaggi secondari, in primis la nemesi Moriarty, vanno incontro a un processo di modernizzazione che li rende appetibili per il pubblico moderno senza però venir meno alle loro peculiari caratteristiche.
Al centro della narrazione rimane, ancora una volta, il rapporto tra Sherlock e Watson.
Un legame che tutti gli adattamenti, passati e presenti, non hanno mai evitato di evidenziare, sottolineando il rapporto complementare che unisce i due. Sherlock vive esclusivamente per il suo lavoro. Ogni caso è per lui una sfida intellettuale, una sorta di droga che lo allontana dalla monotonia e dall’inattività che minacciano la sua mente iperattiva. La sua avversione per i legami emotivi è evidente, ma è proprio qui che entra in scena il suo compagno, il dottor John Watson. Watson funge da contrappeso alla frenesia mentale di Sherlock, un equilibrio essenziale che permette loro di affrontare insieme le sfide. Attraverso i suoi occhi, osserviamo non solo la risoluzione dei crimini, ma anche il lato umano delle situazioni: le vittime da salvare, le ingiustizie da correggere. Dove Holmes vede enigmi da decifrare, Watson percepisce le persone che soffrono e ha a cuore il loro benessere.
2) Lie to Me
Basta un solo sguardo per scoprire le verità non dette di chi ci sta di fronte. Almeno è da questo presupposto che trae ispirazione la serie tv Lie to Me, si distingue per il suo focus unico sulle micro-espressioni facciali e il linguaggio del corpo come strumenti per scoprire la verità . Creata da Samuel Baum e andata in onda tra il 2009 e il 2011, la serie tv ruota attorno al Dr. Cal Lightman, uno psicologo esperto in analisi comportamentale e linguaggio del corpo.
Lightman è il fondatore del Lightman Group, un’agenzia che collabora con enti governativi, forze dell’ordine e aziende private per risolvere casi complessi. Al suo fianco troviamo la Dr.ssa Gillian Foster, una psicologa altrettanto brillante che bilancia il cinismo di Lightman con un approccio decisamente più empatico. La serie si ispira al lavoro reale del Dr. Paul Ekman, uno dei massimi esperti mondiali di psicologia delle emozioni e del linguaggio non verbale. Ekman è stato anche consulente della serie, garantendo che le tecniche mostrate fossero basate su solide basi scientifiche.
Laddove l’approccio di Patrick Jane in The Mentalist si focalizza sui comportamenti umani nella loro totalità , quello di Cal Lightman privilegia le micro-espressioni. Con queste si intendono brevi e involontari movimenti del viso che tradiscono le emozioni reali di una persona.
Tra gli aspetti più interessanti della serie c’è l’uso di immagini reali di figure pubbliche (ad esempio, politici e celebrità ) per illustrare concetti come il sorriso falso o la paura nascosta. La sua originalità era tale che, a distanza di parecchi anni, nessuno ha tentato di replicarne lo stile o l’approccio narrativo. Probabilmente, Lightman e il suo team hanno dato vita a un genere di racconto estremamente tecnico e specialistico, che ancora oggi resta un campo di studio in evoluzione. L’analisi delle espressioni facciali, così come molte aree della psicologia, rimane complessa e per certi versi poco esplorata in televisione.
Lie to Me (di cui si parla davvero troppo poco) ci trasporta in un mondo modellato perfettamente sulle peculiarità di ogni individuo, amplificando in modo straordinario le nostre passioni, abitudini e persino la nostra abilità di ingannare o di decifrare la verità . Questo aspetto rappresenta il cuore del suo genio narrativo. Alla base di tutto, emerge una domanda cruciale: siamo davvero pronti a confrontarci con la verità ? Attorno a questo quesito si sviluppa un intreccio avvincente e grandioso, che si svela progressivamente episodio dopo episodio, capitolo dopo capitolo.
3) White Collar
La storia ruota attorno a Neal Caffrey, un elegante truffatore e falsario di opere d’arte che, dopo essere stato catturato dall’FBI, stringe un accordo con l’agente Peter Burke. In cambio della sua libertà vigilata, Neal collabora con l’FBI come consulente per risolvere casi di criminalità legata al mondo dell’arte, dei furti e delle frodi finanziarie. La collaborazione porta alla nascita di una dinamica unica e spesso divertente tra Neal e Peter. Due personalità totalmente agli antipodi ma che, in qualche modo, riescono a trovare un equilibrio inaspettato.
Neal Caffrey è l’incarnazione del fascino: abiti impeccabili, una mente brillante e un carisma che lo rendono irresistibile sia per i personaggi che per il pubblico. D’altro canto, Peter Burke è un uomo solido, logico e con i piedi ben saldi per terra. Gli obiettivi, le aspettative e gli atteggiamenti di entrambe le parti sono profondamente diversi e spesso in conflitto. Una divergenza che alimenta quel comprensibile scetticismo reciproco, con il timore costante che uno dei due possa spezzare il fragile equilibrio di fiducia che li lega. Solo con il passare del tempo, il loro rapporto riesce davvero a evolversi e maturare in una solida amicizia, oltre che una collaborazione professionale.
Un po’ The Mentalist, un po’ Prova a Prendermi. White Collar è la serie tv crime leggera per eccellenza.
La serie riesce a mantenere un equilibrio perfetto tra episodi autoconclusivi e una trama orizzontale più ampia. Ogni episodio presenta un caso intrigante da risolvere, ma ci sono anche misteri più profondi che si sviluppano nel corso delle stagioni, come la ricerca dell’amore perduto di Neal, Kate, e il mistero del “tesoro segreto”. Molto più che nel caso di Patrick in The Mentalist, Neal è un vero e proprio antieroe. Anche se la lista di crimini e frodi è molto lunga, risulta sempre la personalità meno pericolosa nella stanza. White Collar (in arrivo un revival) indugia sulle zone di grigio della giustizia, mostrando le ambiguità del sistema e le sue falle. Ogni puntata dimostra come le persone non possono e non devono essere semplicisticamente divise in buoni e cattivi. Anche il criminale più incallito può d’altronde avere una seconda possibilità .
4) Castle
Richard Castle è uno scrittore di gialli di successo, famoso tanto per i suoi bestseller quanto per il suo fascino e la sua immaturità . Dopo aver deciso di concludere la sua popolare serie dedicata al detective Derrick Storm, Castle si trova alla ricerca di una nuova fonte d’ispirazione. L’occasione si presenta inaspettatamente quando il Dipartimento di Polizia di New York lo coinvolge in un’indagine. Un serial killer sembra ispirarsi ai suoi romanzi per commettere i delitti, e Castle viene chiamato per collaborare con la detective Kate Beckett e il suo team, composto tra gli altri dagli investigatori Kevin Ryan e Javier Esposito.
All’inizio, il rapporto tra Castle e Beckett è segnato da contrasti. Lui è un estroverso e carismatico showman, mentre lei è riservata e rigorosa. Tuttavia, col tempo, le loro differenze si trasformano in punti di forza, portandoli a sviluppare un’amicizia profonda che, episodio dopo episodio, evolve in qualcosa di più intimo e significativo. Eppure, nonostante ogni pronostico, il loro rapporto si evolve rapidamente, trasformandosi in una partnership unica. Castle e Beckett incarnano il classico trope del “polar opposites”. Da un lato abbiamo lui, spensierato, creativo e spesso imprudente, dall’altro lei che è rigorosa, logica e determinata.
La chimica tra loro è palpabile, e l’evoluzione del loro rapporto, che li porta a influenzarsi reciprocamente, è sviluppata con cura. Entrambi abbandonano gradualmente le loro rigidità e immaturità , senza però rinunciare alle caratteristiche che li definiscono. Non è stato facile per gli autori condurre i protagonisti in questo percorso di crescita senza compromettere la profondità dei loro personaggi, eppure ci sono riusciti. Si tratta sicuramente di uno dei motivi principali per iniziare la serie tv, anche se di certo non è l’unico!
Il contrasto, identico a quello esplorato anche in The Mentalist, dà vita a scambi di battute brillanti e a situazioni esilaranti, ma è anche la base per un rapporto che cresce in profondità nel corso delle stagioni.
Gli episodi di Castle seguono lo schema investigativo classico dei procedural, con Castle e Beckett che risolvono un caso di omicidio per episodio. Tuttavia, l’approccio di Castle ai crimini è tutt’altro che convenzionale. La sua immaginazione di scrittore lo porta, infatti, a formulare teorie spesso assurde ma sorprendentemente accurate. La dinamica interessante che ne segue vede ovviamente la logica investigativa di Beckett scontrarsi con l’intuito creativo di Castle. Negli anni in cui i procedural drama, come appunto The Mentalist, dominavano il panorama televisivo, Castle si fece notare come una serie capace di mescolare intrighi e leggerezza in modo unico.
5) Bones
La dottoressa Temperance Brennan è un’antropologa forense di fama mondiale che collabora regolarmente con l’FBI per risolvere casi complessi di omicidio. Razionale fino all’estremo, Brennan affronta ogni situazione con il rigore della scienza, spesso lasciando da parte l’intuito e le emozioni. A fare da contraltare al suo carattere c’è l’agente speciale Seeley Booth, un carismatico e affascinante ex cecchino militare ora al servizio dell’FBI. Booth si occupa della parte investigativa sul campo: interrogatori, incontri con i testimoni e tutte le dinamiche sociali che completano il lavoro di squadra.
Accanto a loro si muove un team di esperti scienziati, ciascuno con competenze specifiche, che contribuiscono a ricostruire la verità dietro ogni crimine. Ogni episodio ruota attorno alla scoperta dell’assassino, intrecciando indagini scientifiche e investigative in un mix avvincente. Un tema centrale della serie tv è il contrasto tra razionalità e intuizione. Brennan, atea e guidata dalla logica, affronta il mondo in modo analitico, mentre Booth, cattolico e istintivo, rappresenta un approccio più umano e spirituale. La differenza caratteriale dei due personaggi, inevitabilmente, si riversa anche sulle indagini e sulla loro collaborazione. Un rapporto che si evolve dal semplice ambito professionale a una storia d’amore con i fiocchi.
Se siete appassionati di serie crime, come appunto The Mentalist, Bones è una scelta perfetta. Con ben dodici stagioni, avrete pane per i vostri denti e non rischierete di restare a corto di intrighi.
Oltre alla trama verticale che segue i casi di puntata in puntata, la serie vanta una solida trama orizzontale che esplora le vite personali dei protagonisti, creando un equilibrio perfetto tra tensione narrativa e sviluppo dei personaggi. Ricca di dettagli scientifici spiegati in modo chiaro e accessibile, la serie riesce a rendere la criminologia affascinante anche per i neofiti. La prima volta che facciamo la conoscenza della protagonista avviene in una aeroporto, dove viene bloccata dalla polizia per aver trasportato un teschio in una borsa. Decisamente un inizio molto singolare che ci catapulta da subito nel mondo bizzarro della dottoressa. La Brennan è un genio nel riconoscere le mille sfaccettature delle ossa umane e non solo. Attraverso l’osservazione dello scheletro, si possono capire tantissime cose, dall’arma del delitto all’età della vittima.
La serie tv è liberamente ispirata alle avventure di un personaggio letterario protagonista dei romanzi dell’antropologa forense Kathy Reichs (tra le produttrici di Bones).