Quando la sitcom statunitense The Middle fece il suo primo ingresso nella programmazione dell’emittente nordamericana ABC, in molti probabilmente non si aspettavo un impatto come quello che lo show ha concretamente avuto a livello di audience e ascolti. Una serie tv che per quasi un decennio si è con modesta audacia imposta in uno scenario internazionale che ne è uscito cambiato. Con un linguaggio irriverente, diretto, e sopra le righe The Middle è emersa dal resto delle solite sitcom e ha conquistato il cuore di un’audience che la ricorda con affetto e con la consapevolezza che probabilmente ci saranno pochi altri show dallo stile narrativo egualmente incisivo.
The Middle si fa ricordare per essere una family sitcom apparentemente strutturata come le altre con la canonica idilliaca realtà di una famiglia grottesca, andando oltre lo strato superficiale della serie tv è evidente dalle prime sequenze che si tratti di una comedy dai toni di family drama. The Middle segue da vicino la realtà della famiglia Heck mentre si muove a stento nell’asfissiante contesto della fittizia cittadina dell’Indiana, Orson, nel corso degli anni che più hanno risentito della crisi economica mondiale del 2007 e 2008. Infatti, lo show nasce in quegli anni e vede la luce proprio quando il periodo sembra quanto meno risalire, in qualche maniera per qualche misura. La famiglia protagonista è di classe economico-sociale medio-bassa, elemento che per primo ne determina la caratterizzazione ritraendo un nucleo di individui per certi versi modellati sulla base di una serie di archetipi narrativi tipici dei family show. Gli episodi sono narrati dalla vera capofamiglia, la invadente e apprensiva Frankie che racconta a raffica con tono martellante ciò che succede all’interno dell’universo familiare. In ogni puntata il gruppo ha a che fare con una dinamica differente: i personaggi affrontano sfide alla giornata, sia che si tratti della difficoltà di esser genitori con scarse possibilità economiche, sia che si tratti dei più normali drammi quotidiani amplificati dall’età dell’adolescenza. Gli Heck sono stati una famiglia come tante nel Nord America e continuano a rappresentare un interessante ritratto del periodo che con un approccio ruvido e claustrofobico hanno proposto un racconto aderente, quasi appiccicoso, alla difficile realtà che in molti hanno affrontato e continuano in modo grottesco a interfacciare.
In poco tempo, The Middle è divenuto un comfort show a cui tornare e far riferimento, tanto da guadagnarsi ben nove stagioni. La sitcom non ha mai dato segni di cedimento e non ha mai arrancato alla messa in onda dell’episodio o della stagione successiva. Il successo è stato costante e quasi immediato grazie all’onesto stile narrativo e grafico impiegato nel rappresentare le difficoltà quotidiane più comuni nel gestire lavoro e famiglia.
La ragione principale per la quale The Middle è sempre rimasta a galla con forza fino al 2018 è da ricondurre probabilmente alla cruda sincerità con la quale Mike e Frankie Heck sono ritratti nel tentativo di crescere tre figli tutt’altro che facili: il pigro adolescente (e popolare senza alcun particolare motivo o qualità per la quale brillare) Axel, la fanatica e petulante Sue, imbranata nel relazionarsi con gli altri coetanei, e l’intelligente e introverso Brick dai tratti comportamentali generalmente riconducenti a sintomi della Sindrome di Asperger. La famiglia Heck è credibile: non è perfetta, non vive in condizioni idealizzate. Sono proprio i difetti a renderne i membri concreti, realistici, magari un po’ sudici, ma trasudanti un’aura organica che li rende vicini, accessibili e universalmente comprensibili. E’ possibile immedesimarsi in uno qualsiasi tra i cinque o tra i personaggi che attorno al nucleo si muovono nei contesti scolastici, lavorativi, di quartiere, ecc..
Gli Heck sono realistici perchè sono sull’orlo del precipizio all’interno di uno show che nasce per far ridere. Se l’automobile di famiglia si rompe rimane rotta.
The Middle tende poi ad esagerare, esasperare, alcune dinamiche comuni proprio perchè collocato all’interno della struttura da sitcom statunitense. Proprio per questo funziona: lo show non si prende sul serio e non ha intenzione di fare la morale a nessuno. Semplicemente cattura un momento della storia, una realtà familiare comune a tanti, tantissimi, nuclei domestici, non soltanto nordamericani. The Middle è probabilmente la più americana delle sitcom e allo stesso tempo tra le più universalmente percepibili delle serie tv a livello internazionale: ci si può riconoscere sullo schermo sia se si stanno ricoprendo i panni del genitore che dell’adolescente sgangherato. E’ uno show sulla realtà dell’America centrale, quegli Stati Uniti spesso lontani dai riflettori mediatici idealizzati e splendenti. Su come una famiglia possa faticare ad arrivare a fine mese, sulle sfide quotidiane (e scolastiche) che gli adolescenti inetti devono affrontare, su come la convivenza forzata possa mandare ai pazzi, su come possa essere frustrante un contesto lavorativo poco soddisfacente sotto ogni punto di vista, su quanto possa essere complicato crescere tre figli in una realtà poco economicamente favorevole. I figli sono la speranza e rappresentano il focus verso la quale ogni sforzo dei genitori si indirizza seppur con successi alterni.
The Middle ha colpito grazie a un umorismo dissacrante che ha avuto il coraggio di esagerare e portare all’attenzione vicende spesso lontane dai riflettori.
The Middle è ruvida, sporca, diretta, pungente. E’ esagerata e sopra le righe. Allo stesso tempo è calda, commuovente, fragile. La sitcom è un istant classic e un comfort show che sa coniugare brillantemente gli elementi di cui si dota. Ha al suo interno quanto ha funzionato dalle compagne dello stesso periodo (2 Broke Girls, Modern Family per citarne), e un carattere onesto e non idealizzato che la distingue e avvicina a noi.
The Middle nasce ovviamente negli Stati Uniti e in un inglese americano che non è comunque un ostacolo: nonostante alcuni riferimenti o contestualizzazioni rivolte alla terra di origine, la serie tv parla una lingua comune, quella della precarietà che si avvicina a ciascuna realtà nazionale indipendentemente dal fatto che la famiglia sia collocata in un ambiente americano, o europeo. Proprio per questo, The Middle è stata un successo di critica e pubblico per la quale è stata in grado di dominare gli ascolti per quasi un decennio di vita, per poi giungere al termine non per un qualche calo, ma per la saggia decisione dei creatori di chiudere lo show quando c’era ancora amore e rispetto per quanto si è svolto. The Middle è una commedia eppure sa essere amara, e grazie alla ricorrente precarietà portata all’attenzione, è facilmente capace di mutare e ibridarsi coi toni da drama pur mantenendo bel salda un’identità chiara e rivolta verso a un’obiettivo narrativo ben preciso. Frankie ci racconta la sua realtà e la sua percezione, la percezione di una donna del Midwest che le prova tutte e che forse meriterebbe qualcosa di più. Questo è probabilmente ciò che per la maggiore ha permesso a The Middle di conquistare un’audience vasta pur guadagnandosi nelle sue nove stagioni di vita soltanto una nomination agli Emmy Awards, neppure vinta, il che fa di certo pensare.