The Morning Show è una serie con la S maiuscola. È un prodotto impegnato, ma non troppo impegnativo, che cerca di trovare la quadra per trattare tematiche profonde come quella del #metoo, del mobbing e della discriminazione sessuale e razziale. Prodotta da Jennifer Aniston e Reese Witherspoon è stata distribuita da Apple + a partire dal 2019 e confermata per una terza stagione. Purtroppo, però, ha avuto meno riscontro di quanto avrebbe meritato. Noi diamo tre motivazioni per le quali sarebbe corretto dedicarle più attenzione.
Numero uno: gli appassionati sapranno che la serie è ispirata ad una storia vera.
La vicenda si sviluppa, infatti, sulla scia del caso di Harvey Weinstein, produttore cinematografico americano accusato di molestie e aggressioni sessuali da parte di molte attrici nel 2017. È l’evento che segna la fine del silenzio, della sopportazione degli abusi e l’inizio dell’attualissimo movimento conosciuto come #MeToo, perno attorno al quale ruota lo show. Per una struttura ancora più autentica gli showrunner hanno utilizzato come linea guida il libro del giornalista Brian Stelter “Top of the Morning: inside the cutthroad world of morning TV” che mette in luce, anche in questo caso dal punto di vista di un addetto ai lavori, i giochi di potere alla base dei più famosi show mattutini d’oltreoceano. Programmi durante i quali i co conduttori hanno la responsabilità di essere punto di riferimento per i telespettatori e la loro condotta morale non può che essere impeccabile. Nel momento in cui questa viene meno devono prepararsi ad essere dimenticati e Mitch Kessler lo sa bene.
Numero due: i personaggi
Sono loro il valore aggiunto della serie. Nessuno è banale o di facile comprensione, tutti hanno uno spessore psicologico non indifferente che porta lo spettatore a chiedersi se sarà lui il buono della situazione. Ma è qui che ci si rende conto che di buoni, nel senso classico del termine, questa serie probabilmente non ne ha. Non è un tratto scontato; il dualismo tra bene e male solitamente è presente in tutte le produzioni e chi guarda è quasi sempre in grado di prendere posizione. Qui no. A proposito di personaggi borderline, meritano un approfondimento quattro di essi, i principali. Partiamo da Mitch Kessler (Steve Carell) e Alex Levy (Jennifer Aniston).
Sono le copertine del The Morning Show, prodotto storico della UBA e i due volti più amati d’America. Almeno all’inizio, perché la carriera di Mitch finisce nel momento stesso in cui il New York Times rivela al mondo le sue colpe. Il suo declino, per quanto netto, è tratteggiato con una complessità psicologica così profonda che il pubblico è portato a cambiare idea più volte su di lui. Inizialmente lo odia per partito preso, poi la serie ci spinge quasi a provare compassione per lui, poiché diventa un uomo solo e debole che arriva addirittura ad aver paura di se stesso e a convincerci di non essere consapevole del male causato. Per quanto riguarda Alex, invece, potremmo quasi inserirla tra le vittime del protagonista anche se, a ben vedere, non lo è nel vero senso della parola diventando piuttosto un danno collaterale. Esploso il caso del suo storico co conduttore è spiazzata: è sua la responsabilità di distruggere l’immagine che l’America ha di Kessler e, come se non bastasse, deve prepararsi ad anticipare le mosse dei piani alti del network che vorrebbero sostituirla con la giovane Bradley Jackson.
Ma l’unica vera preoccupazione di Alex è quella di non cadere nel momento in cui gli spettatori scopriranno che lei, in fondo, è come Mitch; una persona a tratti prepotente e irrispettosa. Dovremmo già avervi convinti, è chiaro come la serie sia soddisfacente per chi guarda considerato lo spessore dei due personaggi presentati. Tuttavia noi vogliamo rincarare la dose e tirare in ballo la già nominata Reese Witherspoon, qui Bradley Jackson; una genuina reporter d’assalto che sembra spesso un pesce fuor d’acqua all’interno di un mondo così meschino. Nonostante questo, per lo spettatore, potrebbe essere lei la boccata d’aria fresca e il salvagente dello show, nel momento in cui sceglie di essere fedele a se stessa e non alle logiche della redazione perseguendo la verità a tutti i costi. La stessa verità che cerca chi guarda; è con lei che siamo portati ad identificarci. Quando ne siamo quasi sicuri scopriamo che anche Bradley ha i suoi scheletri nell’armadio.
Ultimo personaggio che ben racchiude la complessità del The Morning show è Cory Ellison. È il direttore di UBA ed è colui che sposta gli equilibri della redazione, ma sempre da dietro le quinte perché non si espone per mantenere il suo status. Cory è un personaggio enigmatico e all’apparenza perfetto, ben vestito, elegante e gentile. È l’immagine dell’ambiente che rappresenta: omertoso e interessato solo al profitto. Si distingue dagli altri per l’apparente gentilezza che ostenta ad ogni costo.
Ultimo motivo per amare il The Morning Show, ma non per importanza è la bravura di una regia che non soffoca lo spettatore
Infatti sarebbe lecito chiedersi come si possano sviluppare temi così delicati ed attuali senza farlo pesare a chi guarda la serie. Facile? Per Mimi Leder, David Frankel e Lynn Shelton che creano una trama lineare, chiara e a tratti cinica, sembrerebbe di sì. Le vicende dei soggetti principali, vengono intrecciate alla struttura orizzontale in maniera sapiente senza oscurarne i tratti salienti. È una serie, come abbiamo già anticipato, che coinvolge molto il pubblico da casa lasciandolo libero di giudicare e decidere se odiare tutti o nessuno in particolare.
Nel corso delle due stagioni assistiamo ad ipocrisia, doppio gioco, giudizi facili e prese di posizione a volte senza senso. Tutto all’interno di una redazione, quella del Morning Show, appunto, in cui esiste un dualismo che, da una parte giudica la vittima, ritenuta furba ed opportunista, dall’altra punta il dito sul presunto colpevole ritenendolo certamente un mostro senza possibilità di appello. Chiaramente il tutto accade sempre dietro le quinte, a telecamere spente, perché l’America ha bisogno di essere protetta e rassicurata. Basta mostrare ogni mattina due conduttori sorridenti e affiatati, specchio di realtà che, per quieto vivere, giustifica abusi e violenze.