Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla prima stagione di The Night Of.
È finita, ma in fondo non finirà mai. L’episodio finale di The Night Of ha chiuso un cerchio che si era aperto con un pilot sorprendente e spiazzante, mantenendo intatto lo spirito di una serie tv unica, impossibile da catalogare in un singolo genere. Una conclusione degna, perfetta nel mettere il punto finale sulla storia drammatica di Nasir Khan senza esplicitare tanti, troppi elementi.
The Night Of ci ha detto tanto perché non ci ha detto molto, soprattutto se si pensa alla questione che in un crime tradizionale sarebbe stata centrale: chi ha ucciso Andrea Cornish? Abbiamo un’idea precisa, un indiziato sul quale puntare il dito, ma nessuna certezza. Non possiamo escludere a priori persino la colpevolezza di Naz, uscito dal carcere per un emblematico stallo della giuria che ha portato alla chiusura del processo. Rimarremo col dubbio, per sempre. Perché se mai si farà una seconda stagione di The Night Of, la serie della HBO prenderà una piega antologica già testata con True Detective. Rimarremo col dubbio, perché dubbio è il termine chiave per comprendere questo drama e il suo finale.
La straordinarietà degli stereotipi e la marginalità della verità
The Night Of ha giocato per otto episodi sugli schemi e i personaggi più classici di un crime procedurale, immergendoli in un’ombra attraverso la straordinarietà di un drama moderno. Ci fa pensare fin dall’inizio di aver le idee chiare perché sappiamo per chi fare il tifo e a chi appoggiarci per arrivare al finale che desideriamo, salvo poi renderci conto che la realtà si discosta sempre dalle apparenze. Dopo i primi episodi, si emette una sentenza illusoria: Nasir è un martire che pagherà a caro prezzo le ingenuità di un ragazzo come tanti altri, John Stone è un avvocatuccio che approfitta della situazione per mettere a posto i suoi conti, Dennis Box è un detective a fine carriera che prescinde dalla ricerca della verità per un eccesso di pragmatismo e il processo avrà una sola direzione: c’è un indiziato e le prove ne fanno un colpevole. Chiudere con un patteggiamento è l’unico compromesso possibile per far contente accusa e difesa.
Se The Night Of si fosse limitato a questo, sarebbe stato un crime qualunque, evaso dalla tv americana degli anni Ottanta per un noiosissimo revival, ma The Night Of è un capolavoro perché è molto altro. È la manifestazione di un dubbio continuo che distorce le forme di ogni personaggio rendendo straordinari gli stereotipi. Naz non è il ragazzo ingenuo col quale è stato semplice entrare in empatia fin dal primo momento: la sua personalità è complessa e plasmabile dagli eventi al punto da farne un criminale provetto grazie ad un tutorial di pochi mesi, manco fosse Walter White. Le luci dell’innocenza si sporcano di sangue, se si analizza il suo passato e la presenza di un seme germogliato grazie ad una serie infinita di malintesi.
John, invece, è molto più vicino a James McGill che a Saul Goodman. Dall’avvocato sognatore di Better Call Saul all’uomo disilluso che abbiamo ammirato in Breaking Bad, il passo è lunghissimo. Esattamente quanto quello che fa John nell’arco di pochi episodi grazie al processo inverso: l’avvocato che sembra voler tutelare ad ogni costo i suoi interessi, è in realtà legato alla ricerca della verità più di chiunque altro. Un po’ come Box, l’emblema del dubbio che dipinge di rosso la serie. Parlare di tre personaggi è un modo per analizzare ognuna delle caratterizzazioni che popolano il microcosmo di The Night Of: dal boss del carcere ai genitori americani d’origine orientale, dall’avvocato alle prime armi allo squalo navigato, dal capo dell’accusa al giudice, ognuno incarna uno stereotipo dal quale esce per motivi diversi, schiacciati dal realismo dei fatti raccontati. In definitiva, finiamo la serie senza sapere con esattezza chi ci siamo trovati di fronte.
Alla luce di questi elementi, capire chi abbia ucciso realmente Andrea Cornish diventa meno importante. Un cerchio si è chiuso con delle conseguenze importanti in ognuno dei protagonisti, ma il caso di cronaca da trafiletto che ha conquistato le prime pagine dei giornali è tornato al suo posto per lasciar spazio a nuove storie. Resteremo per sempre col dubbio di aver vissuto un dramma come tanti altri, straordinario e allo stesso tempo ordinario. Abbiamo affrontato un viaggio all’interno degli Stati Uniti delle mille certezze apparenti, consci che in certi casi la giustizia sia una prospettiva irraggiungibile e drammaticamente superflua. The Night Of è la parentesi che cambia le carte in tavola per poi rimetterle al posto in cui erano, col dubbio che le scelte fatte non siano le migliori ma le uniche possibili. Box è tornato al lavoro e Stone difenderà l’ennesimo imputato, alla ricerca di un patteggiamento con la giustizia che ci lascia con l’amaro in bocca. E col fiato sospeso, perché ora sappiamo quanto la verità possa avere un ruolo marginale.
Antonio Casu