It sound like “away” (come se volesse dire “più avanti”)
Oh… way
Oh… away?
OA
Nella vita tutti fuggiamo andando verso un orizzonte indefinito, ma quando lo tocchiamo capiamo che non è ciò che cercavamo. Così torniamo indietro e solo allora comprendiamo che le risposte le troviamo restando. The OA ci mostra proprio questo, ossia che fuggire non è cercare e che restare non è fermarsi.
Nella serie The OA, Praire inizialmente fugge (away), ma capisce che solo restando può affrontare i suoi demoni interiori (Oh way?) e trovare se stessa, un OA. Questo processo di fuga, ricerca e ritrovamento è come una poesia, una danza individuale e universale, e ve la racconterò come si narra la metamorfosi da bruco a farfalla nelle sue fasi essenziali.
Perdita
In questa fase Praire vive la perdita come evento fisico e spirituale. All’inizio di The OA nasce come Nina e da bambina muore e resuscita, ma perde la vista come prezzo per essere tornata in vita. Perde il padre e diventa orfana prematuramente, dopodiché viene adottata da una famiglia americana e diventerà Praire. La perdita la rende vulnerabile a se stessa e agli altri al punto da incorrere in Hap che la rinchiuderà per sette anni. Anche nella prigione inizialmente tenta di fuggire e non affrontare le sue emozioni, nonostante una gabbia la costringa a farlo. Ma è da questa esperienza che inizia a comprendere l’importanza del restare, soprattutto di collegarsi a qualcosa sia dentro che fuori da lei. Nella prigione, infatti, ci sono altre tre persone e il suo legame con se stessa migliora mano a mano che alimenta il rapporto con gli altri tre rapiti. Ben presto il gruppo sarà un cerchio le cui esperienze saranno indissolubilmente legate fra loro.
Away
Praire fa esperienza del massimo concetto di fuga (away). Fuga da se stessa, dal mondo e dagli altri sia in senso positivo che negativo. In questa fase della sua vita (qui le 5 scene più evocative di The OA) Praire non riesce a comprendere il dono che le è stato fatto da bambina, ovvero il regalo della rinascita e della cecità. La ragazza sa di avere avuto un grande privilegio nel conoscere Khatun ma non ne comprende in pieno il significato, così scappa dalla sua famiglia adottiva alla ricerca del padre e si lascia ingenuamente ingannare da Hap. Tutto questo la porta ad essere rapita, ma è comunque un percorso necessario. Solo il dolore le sarà d’aiuto. In questi sette anni di prigionia Praire scappa continuamente, inciampa su vari errori e soffre ancora e ancora. Innanzitutto fugge da se stessa cercando di scappare dalla prigione, ma ben presto si accorge di dover fuggire da dentro non da fuori. La sua fuga riguarda anche il mondo esterno, lei è sempre andata via dalle persone care (anche per costrizione) e persino nella prigione inizialmente evita gli altri come evita il dolore. Ma una persona le farà capire il vero significato di away: Homer, non a caso il rimando all’autore dell’Iliade e dell’Odissea. Homer sarà il motore della nuova Praire la Praire più coraggiosa, la Praire disposta a legare con il gruppo. È così che scappare assume un’altra connotazione, non è più lasciare ma è un fuggire per approfondire quella parte di sé a lungo ignorata, la parte interiore della sua anima e la parte esteriore a contatto con l’universo. Praire inizia a muoversi intorno a se stessa e intorno al gruppo portando armonia e generando poi i cinque movimenti che saranno l’emblema di tutto questo.
OA
Alla fine il bruco si smuove e diventa farfalla, perde una parte di sé e rinasce come nuovo. Questa è la parte in cui Praire diventa un OA partendo da quello che lei nomina come un OH! un verso indefinito e selvaggio, un muto richiamo alla natura tribale dell’uomo. Da qui il verso si fa più definito e come un soffio delicato si tramuta in un linguaggio con regole umanamente prestabilite: oh, o-way, away? L’ultima parola è una domanda che è pure il dilemma dell’uomo da millenni. Come il grande dubbio che dagli Egizi ai Cristiani ha viaggiato in diverse forme antropologiche. E alla fine di questa danza semantica una parola si fa chiara nella mente di Praire e la compone con tutto il fiato e la forza che ha in corpo. Ma essa non è solo una parola, è anche un’idea primordiale, umana e universale, è OA.
Praire è arrivata a tutto ciò non solo col linguaggio, no, questa è stata la forma ultima di un processo più grande. Praire è solo la portavoce di una forza che parte da lei, ma investe il tutto nelle sue forme esistenti e non esistenti. Capiamo tutto questo quando lei inizia a creare un legame stretto con i suoi amici rapiti, un legame che inizia a cambiare la forma stessa del gruppo. Quando Homer dà a Praire la spinta per essere forte Praire dà poi la spinta a Homer e così via, in un circolo continuo di dare e ricevere di cui tutti sono investiti. Il gruppo inizia a sperimentare i modi per diventare una configurazione e poi di più, un’essenza trascendentale. Tutto questo grazie ai cinque movimenti che sono danza, linguaggio, sono la chiave universale per aprire porte senza contorni. Ma i movimenti verranno composti da un altro gruppo, i nuovi amici di Praire. Sarà lì che Praire, Nina e tutte le sue identità si uniranno per raggiungere l’apice e aprire un varco tra le dimensioni. Come un varco che supera la storia umana per legarsi a quella del cosmo e non inquadrabile negli schemi razionali dell’uomo, ma solo attraversabile. Praire attraversa questo portale e diventa un OA, finisce questo percorso ma ne inizia un altro più grande.
Nel processo di metamorfosi di un OA non c’è una lezione di vita e Praire non è un angelo con l’obiettivo di portare luce nell’umanità. Non ci sono giusto e sbagliato né percorsi prestabiliti. Per dirla giusta Praire non è un OA perché l’OA non è un’identità ma è un’esperienza, è un essere in un continuum spazio-tempo che si può solo attraversare. Come la vita non è qualcosa che possediamo, ma è qualcosa della quale possiamo solo fare esperienza. I simboli storico-antropologici la chiamano materia, spirito, anima e corpo ma OA le racchiude tutte insieme per renderle più grandi del loro concetto antropomorfico. The OA è un viaggio che la nostra protagonista ci riassume in una domanda, e alla quale ho voluto dare una mia risposta.