Quando Ryan porta in braccio Marissa, con un incendio che esplode dietro le loro spalle, sembra la stessa The O.C. a bruciare definitivamente. La giovane Cooper, protagonista indiscussa della serie con i suoi ghirigori emotivi e la sua instabilità perenne, aveva incarnato alla perfezione l’ideale del tempo dello status di adolescente, ergendosi a catalizzatrice dell’attenzione di tutti: personaggi della serie, spettatori, chiunque. Così, quando Ryan la porta via esanime tra le sue braccia, dopo il terribile incidente che ha causato la sua morte, con Marissa sembra morire anche The O.C. Perchè Marissa è stata una mattatrice assoluta, un personaggio più odiato che amato, ma di certo un personaggio in grado di reggere la serie (all’occorrenza) anche da sola.
Sarebbe eccessivo dire che Marissa Cooper sia stata una totale accentratrice, ma di certo era difficile anche pensare che The O.C. potesse sopravvivere senza di lei. In molti infatti hanno pensato proprio questo, e hanno abbandonato il teen drama. Hanno sbagliato, anche se col senno di poi siamo buoni tutti.
L’ho raccontato anche in questo articolo: ai tempi, senza guardarmi indietro, The O.C. la mollai anche io. Ero adolescente, e reagii appunto come un adolescente a cui hanno tolto il giocattolo: dopo l’uscita di scena della protagonista per eccellenza (assieme a Ryan) mi sembrava che la serie non avesse più senso di esistere. Poi l’ho recuperata alla soglia dei trent’anni, quella quarta stagione che avevo volutamente cestinato, e ne sono rimasto piacevolmente stupito. Forse nella quarta stagione cambia proprio il genere: non c’è più teen, e a dire il vero senza Marissa, passate le prime due puntate a raccogliere i cocci della sua morte e ad assorbire le scorie di una tale tragedia, c’è anche sempre meno drama. La puntata 3×25 di The O.C. è la fine della serie che conoscevamo, ma non è la fine della serie: semplicemente, è l’inizio di qualcosa di nuovo.
Sono state due le scelte coraggiosissime poste in essere dagli autori alla fine della terza stagione di The O.C.: la prima è stata quella di far morire Marissa, la seconda è stata quella di continuare la serie pur senza Marissa. Perchè di fatto The O.C. poteva anche chiudersi lì, con Ryan che teneva in braccio l’amore della sua vita portatogli via da un tragico incidente. Un’immagine che ancora oggi riecheggia nelle nostre menti come immagine simbolo della serie, e che se fosse stata anche l’ultima immagine di The O.C. avrebbe assunto una potenza narrativa ancor più micidiale, divenendo la perfetta effigie di un epilogo tragico e romantico. Forse se la conclusione definitiva fosse stata quella saremmo stati portati anche a sopravvalutare emotivamente The O.C., a conferirle un’aura leggendaria nell’ambito dei teen drama che è andata inevitabilmente a sporcarsi – sebbene non a perdersi del tutto – col cambio di rotta repentino della quarta stagione.
Eppure, il nuovo inizio di The O.C. è stato una prova di maturità veramente notevole, perchè la quarta stagione è stata quella che più è riuscita a far evolvere i personaggi e a multi-canalizzare i temi trattati. Il problema è che era una prova di maturità non richiesta. Il pubblico di riferimento del tempo ha reagito sbattendo i piedi: oltre a chi ha mollato, c’è stato anche chi ha provato a guardare anche la quarta stagione della serie finendo per criticarla o rimanerne silentemente deluso, quasi sentendosi tradito dalla visione di una versione adulta della serie che aveva tenuto tutti i ragazzini incollati allo schermo fino all’anno prima, e che adesso stava diventando qualcos’altro, qualcosa di troppo diverso da ciò a cui il target del teen drama era abituato. In pochi, insomma, hanno apprezzato sul serio la quarta stagione ai tempi.
Forse è perchè una mossa così ambiziosa non era stata preparata a dovere, con gli sceneggiatori hanno pensato di risolvere tutto con una terapia d’urto – la morte di Marissa – per il teatrale cambio di scena. Di fatto è un‘evoluzione coerente e perfettamente centrata per i personaggi, che sono costretti a crescere rapidamente dopo un evento traumatico come quello della morte della loro amica\amante, ma difficile da spiegare a un pubblico di ragazzini senza grandi pretese se non quelle di continuare a vedere su schermo gli intrighi amorosi dei loro personaggi preferiti al fine di immedesimarcisi.
La puntata 3×25 di The O.C. ha rappresentato la fine di un teen drama e l’inizio di una serie che aveva obiettivi diversi e più adulti, pronta a puntare all’ampliamento del target di riferimento e a sperimentare anche cose diverse tra cui una maggior cura del lato più comico della serie, già esistente nelle prime tre stagioni ma sapientemente affinato nella quarta, che a tratti sembra proprio un ibrido di generi. Una serie che è riuscita a mantenere la sua leggerezza di fondo e al contempo si è impegnata per restituire maggior profondità alla narrazione, senza il bisogno di sfociare nel dramma e abbandonando volontariamente alcune scorciatoie come i colpi di scena costanti delle stagioni precedenti, per concentrarsi sugli spaccati di vita dei protagonisti e sulla loro crescita, senza sentire più il bisogno di strafare. Nella quarta stagione, in sostanza, The O.C. è diventata più reale, più vera e tangibile, meno romanzata.
Una lungimiranza che al tempo, 17 anni fa, non ha pagato ma che adesso potrebbe essere finalmente compresa e apprezzata: la morte di Marissa è il momento chiave in cui è finita una serie che abbiamo amato alla follia ed è iniziato qualcosa che sul momento abbiamo snobbato o addirittura detestato, ma che con la maturità di oggi dovremmo assolutamente darci la possibilità di rivalutare a posteriori.