The OC è stata una delle serie tv che ha plasmato l’adolescenza di molti appassionati del mondo seriale. Le 4 stagioni del teen drama di Josh Schwartz hanno accompagnato i pomeriggi di chi passava ore su Italia 1, diventato un cult dei primi anni 2000. Nonostante a distanza di qualche decennio siano balzate all’occhio diverse stranezze della serie, di cui sono adesso ci rendiamo conto…
La storia segue le vicende di Ryan Atwood (Benjamin McKenzie), diciassettenne introverso ma di buon cuore, proveniente da una famiglia disagiata. I coniugi Sandy (Peter Gallagher) e Kirsten (Kelly Rowan) Cohen lo adottano per un caso del destino. I Cohen lo portano ad abitare nella loro lussuosa casa a Newport insieme al figlio Seth (Adam Brody), che diventerà il suo migliore amico. Nella sua nuova vita entra anche la bella e fragile Marissa Cooper (Mischa Barton), di cui Ryan si innamora, ricambiato. Marissa è figlia dell’ambiziosa Julie Cooper (Melinda Clarke). La donna, dopo il divorzio dal padre della ragazza, è decisa a conquistare il padre di Kirsten, il ricco Caleb Nichol (Alan Dale). Marissa è anche la migliore amica di Summer Roberts (Rachel Bilson), principale interesse amoroso di Seth.
Al di là delle tante meravigliose qualità che la serie The OC ha, questa volta, abbiamo deciso di soffermarci su una scena in particolare. Stiamo parlando della scena finale che chiude la quarta e ultima stagione di The OC. Una scena che non possiamo non definire da brivido e che, nonostante questo, è passata un po’ in sordina.
Ecco cosa succede nella scena finale della serie
La quarta stagione di The OC si chiude con un episodio, Nella fine, il principio, che riprende sei mesi dopo il terremoto che ha sconvolto Newport e nel quale è andata distrutta la casa dei Cohen. Dopo diverse vicissitudini, i Cohen acquistano la vecchia casa di Berkley, quella in cui nacque Seth.
Quest’ultimo e Summer decidono di partire alla volta del college. Ryan Atwood trascorre un’ultima notte nella casa che lo aveva accolto quando aveva solo 16 anni e rivive tutti i momenti più importanti legati a quel luogo. In un frame, infatti, rivede anche la sua amata Marissa.
Dopo un salto temporale di 6 anni assistiamo al lieto fine di Seth e Summer, che si sposano circondati dalla loro famiglia. Julie e sua figlia Caitlin si laureano e la donna è felice con Frank Atwood e la loro famiglia. Infine, Ryan è diventato archietto e nell’ultima scena ricompone un cerchio che era iniziato con lui.
Mentre esce da un cantiere, infatti, Ryan incontra un ragazzino, seduto su un muretto e con un bici, in evidente difficoltà. E, rivedendo sé stesso in lui, gli chiede se ha bisogno di aiuto, esattamente come fece Sandy Cohen con lui molti anni prima.
L’ultima scena di The OC è da brividi ed è un peccato che sia passata in sordina
Dover dire addio a una serie tv che ci ha accompagnato per tanti anni e ci ha intrattenuto ed emozionato non è mai facile. E quando arriva quel momento speriamo sempre di poter salutare i personaggi che abbiamo imparato a conoscere consapevoli della loro crescita. Non è spesso così.
Ma, nel caso di The OC è avvenuto quel miracolo: nella meravigliosa scena finale della quarta stagione vediamo una degna conclusione per i personaggi, in particolare per Ryan Atwood. Il ragazzo introverso e scapestrato, vittima di una famiglia disfunzionale e privo di prospettive future che vediamo nel pilot ha lasciato il posto ad altro.
Più maturo, consapevole dei suoi limiti, del suo cuore e con un futuro davanti a sé, Ryan è diventato la versione migliore di sé stesso. E tutto è stato merito del gesto di Sandy e Kirsten: non tanto perché lo hanno accolto in casa e gli hanno offerto possibilità di studio maggiori, ma perché grazie al loro esempio di generosità e di amore hanno ricordato a Ryan che esiste del bene in questo mondo. Accogliere un ragazzo problematico poteva essere un rischio enorme: per Seth, ancora acerbo e chiuso nel suo bozzo, ma anche per le dinamiche di coppia dei Cohen.
Eppure, Ryan Atwood li ha uniti ancora di più ed è diventato un altro figlio per loro, aiutandoli a ritrovarsi nei momenti difficili. E, loro, invece, hanno regalato a Ryan un dono fragile e potente: la speranza. La speranza di credere che, al di là di quale sia la nostra origine, è possibile diventare altro, diventare migliori. La speranza che c’è de buono nel mondo e che dobbiamo fare del nostro meglio per proteggerlo.
Generare una catena infinita di amore: l’esempio di Ryan e dei Cohen
Adottando Ryan, infatti, i Cohen sono riusciti a scalfire la sua corazza di indifferenza e dolore e gli hanno fatto scoprire quanto sia bello essere davvero parte di una famiglia. E che in una famiglia ci si sente protetti e compresi e che i litigi devono esistere, ma devono essere occasioni di confronto e di crescita. Portando Ryan nella loro vita -più ricca, sotto diversi aspetti, ma non meno imperfetta – i Cohen gli hanno offerto la migliore delle opportunità: crescere sentendosi amato ed accettato.
E, così facendo, hanno risvegliato dentro di lui quella generosità e quella bontà naturale che i maltrattamenti e la situazione della sua famiglia avevano soffocato. Nutrendo queste qualità, Ryan è cresciuto e, al di là dei tanti errori, è diventato responsabile di sé stesso e delle persone che ama. E, come Sandy Cohen, con cui ha instaurato un rapporto commovente, anche lui si è trovato davanti una giovane anima un po’ persa. E, come Sndy prima di lui, non ha esitato a rivolgerle quella stessa domanda: “Ehi, ragazzino? Hai bisogno di una mano?”.
Ecco perché la scena finale di The OC è davvero da brividi (e l’intero episodio potrebbe rientrare benissimo tra i 5 migliori della serie). Perché ci ricorda che una buona azione diventa seme per farne germogliare altre, in una catena infinita e continua di amore e cura per l’altro.