Secondo il vocabolario Treccani, il concetto di metanarrazione corrisponde a un’opera letteraria nella quale sono evidenziate, per ragioni stilistiche, le strutture compositive della narrazione. Al giorno d’oggi, forse, questa definizione è un po’ limitante. Raccontare il processo che c’è dietro il racconto infatti non è più una prerogativa della sola scrittura, ma una possibilità che si diffonde anche ad altri tipi di narrazione. Tra questi, ovviamente, il cinema e la serialità. Come si mette in piedi un racconto cinematografico? Quali sono le fasi, i passaggi, le difficoltà e le dinamiche che entrano in gioco quando si decide di dare vita a un film? Cosa c’è dietro a un prodotto che condensa in un’ora o due l’emozione di un’intera storia? Ci sono serie tv che si ripropongono proprio di raccontare questo. E se in Italia ne abbiamo un esempio incredibile con Boris, che ci fa entrare nel mondo immaginario ma anche più che realistico della produzione de Gli occhi del cuore, l’americana The Offer ci ha invece reso partecipi dei retroscena reali di un film che ha fatto la storia del cinema: Il Padrino.
Un tuffo nel passato
The Offer è una miniserie in dieci puntate che ha visto la luce ad aprile dello scorso anno, disponibile su Paramount+ e, in caso di abbonamento a questo, su Amazon Prime Video. La storia, come detto, è incentrata sulla produzione del cult Il Padrino, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Mario Puzo che fu tanto amato dal pubblico quanto odiato da quella parte di comunità italoamericana che descriveva con minuzia di particolari. Il personaggio attorno al quale ruota maggiormente la narrazione è Albert “Al” Ruddy, interpretato da Miles Teller, a cui viene affidata la realizzazione del film. Ruddy forse non sarà il produttore più esperto di Hollywood ma certamente non gli mancano né l’intraprendenza né il coraggio, qualità che deve tirare fuori in ben più di un’occasione nel corso della serie e della sua storia. E ad accompagnarlo nel viaggio di una produzione tanto ostacolata quanto di successo c’è la sua assistente Bettye, una bravissima Juno Temple che interpreta una spalla a dir poco necessaria alla realizzazione dell’opera.
La storia dietro al film diretto da Francis Ford Coppola e prodotto dalla stessa Paramount che ha dato vita alla serie è a dir poco turbolenta e intricata. Siamo nei primi anni Settanta e la casa di produzione cerca di uscire da un periodo di difficoltà derivato da diversi flop al botteghino. Dopo il successo di Love Story, la direzione è alla ricerca di un nuovo successo che riporti la Paramount in carreggiata e nuovamente in vetta nel settore. Ma se da un lato a rendere difficile la realizzazione del film ci sono le dinamiche di potere instaurate in un sistema controverso come quello di Hollywood, dall’altro le famiglie mafiose di New York cominciano a creare problemi ben più grossi. La mafia, futura protagonista della pellicola, non vede infatti di buon occhio Il Padrino e sta proprio ad Al Ruddy il compito di trovare una quadra tra esigenze diverse e spesso opposte, per dare vita a quella che con tutte le ragioni comincia a considerare una sua creatura.
The Offer: su Amazon Prime Video tra realtà e finzione
La serie visibile su Amazon Prime Video oltrepassa il “semplice” concetto di racconto, inserendosi in quel filone di metanarrazione che la rende così particolare e interessante. Guardando le puntate assistiamo alla creazione di una storia nella storia: la nascita della sceneggiatura, la scelta degli attori, delle location e delle luci, l’allestimento di un set e la composizione delle scene sono tutte fasi descritte con dovizia di particolari da chi le vive ciclicamente ormai da decenni. La Paramount racconta se stessa, con i suoi giochi di potere interni e le dinamiche malate di un sistema che troppo spesso mette la volontà di potenza davanti alle scelte e alle necessità creative. Al Ruddy fa di tutto – nel vero senso del termine – per dare a Francis Ford Coppola ciò di cui ha bisogno per rendere il suo film un capolavoro. Come già sappiamo, il risultato si può dire più che riuscito dato che Il Padrino ha vinto la bellezza di tre Oscar e cinque Golden Globes.
Ma The Offer è anche una storia che contiene la sua buona dose di romanzo. Il rapporto che si crea nella serie tra il produttore esecutivo del film e il boss che prima lo minaccia e poi lo sostiene pare essere abbastanza diverso da quello che si è instaurato tra i due nella realtà. È vero che senza scendere a compromessi con Colombo probabilmente il film non sarebbe mai stato fatto, ma un conto è eliminare la parola mafia dal film e un altro è dare vita a un rapporto – se non di vera e propria amicizia – almeno di reciproca stima. Questo non è mai stato ammesso, e se fosse vero con ogni probabilità non si direbbe. Ma comunque siano andate le cose, il fatto che per fare un film sulla mafia si sia dovuti scendere a patti proprio con la mafia fa pensare.
Ma come ci tengono a sottolineare i protagonisti, Il Padrino non è solo un film sulla mafia.
Il Padrino è un film che racconta gli Stati Uniti, le discriminazioni e le recriminazioni che vi hanno luogo; un capolavoro che parla degli immigrati e del posto che gli viene riservato in una società che si ritiene aperta e democratica ma che non sempre nei fatti si dimostra tale. Allo stesso modo, The Offer non è solo una serie che racconta la storia de Il Padrino. The Offer racconta le storture di un sistema miliardario, un sistema tanto necessario per la collettività quanto corrotto, che ci viene spiegato dall’interno con la possibilità di guardarne le brutture che ne caratterizzano la più intima essenza. Per farlo trova un espediente brillante, quello della critica al proprio passato, ma a uno sguardo attento il passato non è altro che lo specchio di un presente a suo modo altrettanto marcio.
Insomma, se avete Amazon Prime Video o Paramount+ e siete alla ricerca di una serie da guardare con una buona dose di spirito critico, questa può davvero fare al caso vostro. È vero che in alcune fasi, soprattutto nelle prime puntate, la mafia è rappresentata in un modo quasi caricaturale che non rende giustizia alla vicenda, ed è vero anche che il romanzo a volte sembra farla da padrone. Ma Miles Teller, Juno Temple e gli altri membri del cast riescono a portarci in una dimensione della quale riusciamo a percepire tutte le storture, ma che abbiamo un’incredibile voglia di vivere ugualmente dall’interno. E se questo non è un obiettivo raggiunto, allora proprio non so cosa sia.