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15 cose che ho pensato dopo aver rivisto il primo episodio di The Office

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Ci sono serie tv che invecchiano male, altre che invecchiano bene e altre ancora che sembrano non invecchiare mai. Una di queste è la versione americana di The Office. Uno dei remake meglio riusciti di sempre – la serie Made in the USA è internazionalmente molto più conosciuta dell’originale britannica -, The Office è una di quelle sitcom delle quali non mi stancherei mai. Ognuno dei suoi 204 episodi è uguale solo a se stesso, mai banale o ripetitivo. Ancora oggi la sua ironia è estremamente attuale e paradossalmente più passa il tempo, più i tormentoni della serie si innestano nell’immaginario collettivo.

Aver visto The Office ci mette in un’ottima posizione per partecipare con successo a conversazioni molto pop.

Rispondere “That’s what she said” alle frasi che possono avere un doppio senso. Sognare con gli amici di lavorare in una piantagione di barbabietole invece di aprire insieme un bar. Comprare al proprio capo una tazza con la scritta “World’s best boss” o comprarla per se stessi, se si è il capo e un bel po’ autoironici. Ecco, sono tutti riferimenti molto attuali anche se la serie non è delle più giovani. Insomma, il 2005 non era proprio ieri, eppure se queste battute continuano a funzionare perfettamente un motivo ci sarà.

“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”, cantava Antonello Venditti in Amici mai. Amici mai un po’ come Jim e Pam, che coincidenza. E allora per celebrare il nostro – o forse solo mio, ma spero proprio di no – passato, presente e futuro amore per il cast di The Office e per tutta la serie, ho pensato di ricominciare da zero la mia avventura alla Dunder Mifflin. A 19 anni dall’inizio della serie e a qualche anno ormai dalla mia prima visione del primo episodio, mi ci sono fiondata di nuovo dentro. Ed ecco a voi le 15 riflessioni che ho cacciato fuori mentre riguardavo una puntata che, ormai ne sono più che certa, guarderò ancora.

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I protagonisti del cast di The Office all’epoca della prima stagione

1 – Oddio, si comincia direttamente con la sigla

Non ricordavo assolutamente che il primo approccio con The Office fosse con la sigla. Non una sigla qualunque: LA sigla, quella che non si skippa mai. Ormai sono abituata ai piccoli sketch iniziali, quelli che nel 99% dei casi non c’entrano assolutamente nulla con il resto della puntata. E invece la serie comincia così, in quello che a posteriori mi sembra anche il modo migliore di iniziare. Una sigla riconoscibile, meravigliosa e canticchiata mille volte. Lo sto facendo anche adesso.

2 – Ma quanto è giovane il cast di The Office?

Mi rendo conto del fatto che è una cosa un po’ banale da pensare: insomma, sono passati 20 anni, che pretendo? Eppure ogni volta che si ricomincia una vecchia serie tv la sensazione è sempre un po’ quella di rivedere vecchi amici del passato, ma all’età che avevano quando li frequentavamo. Jim ha ancora quel volto un po’ “bambinesco” del quale nel tempo conserverà solo l’espressione. Pam, che nel corso delle stagioni diventa adulta, consapevole, moglie e madre, è giovanissima e ancora molto ingenua. E il mio livello di nostalgia aumenta a vista d’occhio.

3 – Pam batte Erin 100 a 0

Ok, forse in questo sono di parte perché Pam mi piace ed Erin no, ma la Dunder Mifflin era un posto migliore quando la prima persona ad accoglierci nell’ufficio era Pam. Il suo modo di fare e banalmente il fatto che lei sapeva cosa stesse facendo facevano la differenza. E capisco benissimo che essere alla reception di una paper company non fosse proprio l’aspirazione della sua vita, ma con Pam su quella sedia The Office era tutta un’altra cosa. Ah, quasi dimenticavo, anche Jim che si avvicina alla scrivania per flirtare con Pam batte Andy che si avvicina alla scrivania per flirtare con Erin 100 a 0.

4 – Jim Halpert potrebbe essere l’uomo della mia vita

Ecco, se mi si chiede di parlare del mio tipo ideale, la descrizione non è poi così diversa da quella del personaggio di Jim Halpert. Un bel ragazzo ma non un dio greco, simpatico al punto giusto, dolce ma sempre con quella punta di ironia che non mi farebbe sentire a disagio: ecco, con uno come Jim uscirei volentieri. E probabilmente, come dice Annalisa, la conseguenza sarei io di nuovo sotto un treno.

5 – Non avevo mai riflettuto su quanto fosse alienante il lavoro in una paper company

Non ci avevo mai pensato davvero fino a quando ho rivisto il pilot e mi sono soffermata sulla descrizione che ne fa Jim. Effettivamente, una volta fuori, che te ne fai di tutta la conoscenza sulla carta? Il costo delle risme, il peso della carta, gli sconti che si possono fare ai clienti: la carta diventa il centro del tuo mondo. E forse Jim lo descrive in modo così alienante perché è un lavoro che non lo appassiona, ma io non posso che essere d’accordo con lui.

6 – Rainn Wilson ha nel pilot di The Office la stessa faccia che ricordavo nella puntata di Streghe a cui ha partecipato

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Dwight, Jim e Michael, parte del cast di The Office, in una scena del primo episodio della serie

Per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale il volto di Rainn Wilson è quello di Dwight Schrute. Oggi lo è anche per me, dopo tanti episodi divorati e dopo che il cast di The Office è diventato per me come un gruppo di amici. Per tanti anni però il viso dell’attore è stato associato nella mia mente al demone con la bottiglietta dell’episodio 3×09 di Streghe, la serie che divoravo da bambina. Il caso ha voluto che proprio quella puntata fosse tra quelle che avevo in VHS, in una cassetta talmente consumata da avere pezzetti di video mancanti. L’episodio in questione è del 2001, pochi anni prima del pilot che ho appena rivisto. E per un momento Dwight non è stato più Dwight.

7 – “Dunder Mifflin, this is Pam”, non mi stancherei mai di sentirlo

Quante volte nel corso delle prime stagioni della serie abbiamo sentito Pam rispondere al telefono in questo modo? Cinquanta? Cento? Non saprei, ma è talmente iconico da avermi provocato una fitta al cuore quando l’ho sentito di nuovo. Lo sviluppo di Pam l’ha portata ad allontanarsi dalla scrivania della reception rimanendo però sempre nell’ufficio più famoso del mondo. Insomma, non è mai andata via, eppure sentirla ripetere quella frase dopo tanti anni ha avuto un effetto nostalgico che non pensavo avrebbe avuto.

8 – Assistant Regional Manager o Assistant to the Regional Manager?

Non so come sia potuto accadere, ma avevo praticamente rimosso uno degli scambi di battute più frequenti nelle prime stagioni di The Office. È uno dei più famosi della serie: Dwight che si autodefinisce Assistant Regional Manager, Michael che lo corregge riportandolo a quella che è invece una carica fittizia creata solo per fargli credere di avere un compito d’importanza. Nel tempo i ruoli cambiano, promozioni reali avvengono davvero e questa battuta perde di frequenza, eppure mai di significato. Talmente tanto che quasi quasi domani, in ufficio, metto una targa Assistant Regional Manager alla mia scrivania.

9 – Ma chi sono quelle persone in riunione?

Prima di una lunghissima serie di riunioni inutili nell’apposita saletta della Dunder Mifflin. Michael parla della possibilità di una riduzione del personale, tutti ascoltano, ma ci sono un paio di persone di troppo, volti assolutamente non noti. Insomma, papabili membri del cast di The Office che non sono mai diventati veri membri del cast di The Office. Chi sono? Cosa ci fanno lì? Sono curiosa di sapere se fossero personaggi che non sono più stati portati avanti o semplici comparse. Ma in ogni caso che strano trovare visi sconosciuti in mezzo a quelli che abbiamo imparato ad amare.

10 – Bisogna stare lontano da chi ha mai pensato a Roy come alla persona giusta per Pam

Se mai uno dei vostri amici vi dicesse “Pam era perfetta per Roy”, allontanatevi subito: è pericoloso. Il personaggio di Roy è stato palesemente creato per essere odiato, per dare spazio a Jim nella vita di Pam, altrimenti non si spiega. E mai e poi mai, fin dal pilot, si può pensare che fosse quello giusto per lei. Anzi, vi diro di più, l’unico pensiero fattibile al riguardo è: come hanno fatto quei due a stare insieme per più di tre anni?

11 – Ma davvero qualcuno dice che bisogna aspettare la seconda stagione per apprezzare davvero The Office?

The Office
Michael Scott nel pilot di The Office

Ho sentito dire più e più volte che la prima stagione è considerata sottotono rispetto alle altre, che bisogna superare lo scoglio della prima stagione per apprezzarla davvero. Lo scoglio? Ma quale scoglio? Certo, The Office va capita, e per questo vi abbiamo messo a disposizione un intero dizionario. Ma la verità è che la serie si ama da subito, dal pilot, dal primo prodotto di cancelleria di Dwight messo in gelatina e dalla prima inquadratura del volto di Michael soddisfatto con in mano la sua tazza. Non sono disposta a scendere a compromessi con nessuno su questo.

12 – The Office è cringe

Non so se il termine cringe fosse già in uso negli Stati Uniti del 2005 con l’accezione odierna, ma sono abbastanza certa del fatto che in Italia sia arrivato un bel po’ di anni dopo. Eppure cringe definisce benissimo il pilot, il secondo episodio, tutto. Ogni singola scena della serie è disagiante: lo è qualunque cosa dica Michael e lo sono molte delle cose dette dagli altri. Buona parte delle espressioni dei personaggi sono piene di imbarazzo, e con tutte le ragioni del caso. Ma quello della serie è un disagio bello, che non sconfina mai oltre i limiti del sano trash. Ed è giusto così.

13 – Che piacevoli scherzetti fin dall’episodio 1

Negli anni la serie ci ha abituati a un livello di scherzi da ufficio molto elevato. Ce ne sono di continuo, uno più strano e scorretto dell’altro. Ma anche il pilot in questo senso non scherza. Così, per cominciare col botto, Michael finge di dover licenziare Pam a causa del furto di blocchetti di post-it. Lei, giustamente, piange. E Michael pensa di aver fatto uno scherzo divertentissimo. Da denuncia? Anche, ma questa è un’altra storia.

14 – Io la rivedrei ancora, ancora e ancora

L’ho già detto all’inizio e lo ripeto verso la fine: questa non è assolutamente l’ultima volta che riguardo il pilot di The Office. L’episodio ha in sé i semi della perfezione. È breve, dura giusto il tempo di una pausa pranzo veloce, ed è ironico, non divertente da scompisciarsi dalle risate ma sicuramente ben rappresentativo di quello che sarà la serie nel suo insieme. È l’inizio di un viaggio che sono stata ben felice di percorrere e che sì, percorrerei (e percorrerò) ancora.

15 – Ops, ora voglio rivedere anche l’episodio 2

Beh, che dire: ho già scritto troppo. Vado a mettere la seconda puntata.