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L’importanza capitale di un personaggio come Dwight Schrute

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Se pensiamo a The Office la nostra mente corre subito a Dwight Schrute, e questo è semplicemente un fatto inevitabile. Un po’ come la morte e le tasse, tanto per intenderci.

E la cosa più sorprendente è che non stiamo parlando del protagonista dell’iconica comedy creata da Greg Daniels, ma di un personaggio a suo modo di contorno, che di quel contorno è tuttavia riuscito a fare un centro gravitazionale di comicità come poche volte accade sul piccolo schermo.

Ma andiamo per gradi. Come tutti sappiamo la prima stagione di The Office, rifacimento dell’omonima serie inglese di e con quel genio di Ricky Gervais, ha fatto timidamente capolino sulla NBC nel 2003. In quel momento nessuno si sarebbe mai aspettato che il remake statunitense avrebbe eguagliato il successo dell’originale, entrando di diritto nell’olimpo delle commedie televisive più divertenti di sempre.

Lo show è ambientato a Scranton, in Pennsylvania, nella sede locale dell’azienda cartiera Dunder Mifflin. Qui seguiamo le vicende professionali e private di manager, impiegati e magazzinieri, alle prese con una vita lavorativa che rischierebbe di arenarsi nella più pura alienazione, non fosse per la totale follia che serpeggia tra i corridoi dell’ufficio.

The Office

Mattatore indiscusso in The Office è l’inarrivabile Steve Carell, forse al suo ruolo migliore, che veste i panni dello sgradevole direttore di filiale Michael Scott. Alle sue dipendenze troviamo numerosi personaggi: c’è la bella receptionist Pam Beesly (Jenna Fischer); l’ironico e carismatico venditore Jim Halpert (un giovane John Krasinski); e soprattutto lui, l’impareggiabile, il solo e unico Dwight Schrute, assistente al direttore regionale, una carica del tutto priva di peso che Michael gli ha concesso solo per scrollarselo di torno per un po’.

Divinamente interpretato da Rainn Wilson, questo personaggio è talmente ben scritto che è praticamente impossibile non ridere a crepapelle di fronte a una scena che lo coinvolga. Dwight è infatti il perfetto emblema del disadattato, totalmente incapace nelle relazioni sociali e, tratto fondamentale della sua psicologia, del tutto all’oscuro di esserlo.

Perché in The Office è la totale inconsapevolezza di Dwight il vero motore comico delle gag che lo riguardano. Le sue convinzioni su se stesso, sulle sue capacità e le sue relazioni interpersonali finiscono con lo scontrarsi puntualmente con una realtà ben diversa. E possiamo essere certi che non trarrà mai alcun insegnamento da quanti lo circondano o dai tiri mancini di cui è vittima, restando ottusamente arroccato sulle sue (surreali) posizioni.

E in questo è un personaggio leggermente diverso dal suo capufficio, con il quale condivide comunque parecchi punti in comune. Michael Scott è difatti anche lui un disadattato, una persona sgradevole da avere intorno che il più delle volte non si rende conto di quanto i suoi modi possano risultare molesti o fuori luogo. Ma nel suo caso ci sono dei brevi, fugaci momenti di consapevolezza, in cui sul suo volto intravediamo la delusione dettata dal rifiuto delle persone a cui tiene o dalla momentanea comprensione della propria solitudine.

Tutto ciò a Dwight non accade, e sta proprio nella sua beata incoscienza la vera forza della sua comicità.

Da questo deriva una delle caratteristiche più importanti di The Office, ovvero la divisione polare del sistema dei personaggi: da una parte della barricata Michael Scott e Dwight Schrute, che non si rendono conto di quanto le loro personalità siano fastidiose e difficilmente sopportabili; dall’altra tutti gli altri dipendenti della Dunder Mifflin, cui ogni giorno tocca convivere con le loro stranezze.

Perché in Dwight albergano tratti caratteriali, inclinazioni, passioni e hobby che, presi singolarmente, potrebbero farcelo ritenere una persona interessante, ma messi insieme risultano un pot-pourri di bizzarrie noiose e, spesso, moleste.

Maniacalmente pignolo, stacanovista (perché perennemente in corsa per una promozione), scontroso nei modi e sempre capace di dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato, Dwight sembra essere del tutto privo delle più elementari skill sociali. Ossessionato dalla giustizia e sostenitore delle forze dell’ordine, nel corso degli episodi di The Office scopriamo che le sue passioni spaziano dal karate alle armi da fuoco, e che nel tempo libero svolge l’attività di sceriffo volontario.

Proprietario di un campo di barbabietole con annessa fattoria, che assieme al cugino ha trasformato in un bed & breakfast piuttosto inquietante, Dwight è anche un perfetto esempio di Nerd, appassionato di musica rock, Star Wars e videogame, e contraddistinto da una pressoché totale inesperienza in ambito sentimentale, nonostante la relazione segretamente intrecciata con la collega Angela.

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Ma ciò che lo rende, assieme a Michael, uno dei personaggi in assoluto più divertenti del panorama televisivo, è lo scarto abissale che si crea tra le convinzioni che ha di se stesso e la realtà dei fatti.

Così, se Dwight è certo di essere un karateka formidabile, in un episodio lo troviamo invece intento a seguire le lezioni in un gruppo di bambini; oppure, le sue inclinazioni da survivalista o l’orgoglio che prova per la sua attività di poliziotto volontario, si traducono poi in una goffaggine imbarazzante (e attenzione: sempre inconsapevole) in occasione di una qualsivoglia emergenza.

E le dinamiche con gli altri personaggi possono solo renderlo più spassoso. Se nel corso delle stagioni instaura con Jim Halpert una strana amicizia sui toni dell’odi et amo, che vede il collega tormentarlo di continuo con tranelli e scherzi di ogni genere, con Michael Scott il discorso si fa leggermente più complesso.

Il protagonista di The Office nutre infatti una scarsa sopportazione nei confronti del più zelante dei suoi dipendenti, nonostante Dwight si faccia in quattro per dimostrare al suo capo la sua totale devozione all’azienda e il suo impegno indefesso sul lavoro. E la cosa più interessante nella dinamica tra i due è che nei momenti in cui interagiscono accade spesso l’impensabile: quando lo vediamo arrabbiarsi con Dwight e riprenderlo per le sue assurdità, Michael Scott finisce quasi per sembrarci una persona vagamente normale.

Tirando dunque le somme capiamo bene che senza Dwight Schrute, elemento irrinunciabile nell’economia della serie, The Office non sarebbe lo stesso capolavoro che è. Un personaggio del tutto fuori dalla realtà, seccante e inopportuno come pochi, ma allo stesso tempo spalla comica eccezionale cui è semplicemente impossibile non affezionarsi.

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