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5 grandi Serie Tv degli ultimi anni che oggi verrebbero massacrate dal politicamente corretto

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Nel 2021 è argomento sempre più di primo piano quello dell’influenza del politicamente corretto sulle più svariate forme d’arte. Cinema e tv sono particolarmente colpiti in quanto strumenti di comunicazione ad ampia diffusione. E risulta sempre più evidente come il politically correct sia un vero e proprio elefante nella stanza per qualunque produzione. Ma nonostante le buone intenzioni questo porta a una serie di effetti collaterali. Proprio poco tempo fa avevamo parlato di come How I Met Your Mother sarebbe stata completamente diversa se fosse nata nel 2020. E Ricky Gervais ha fatto un discorso simile per l’altrettanto “scorretta” The Office.

Il mese scorso infatti, il celebre attore aveva commentato con una certa amarezza l’attuale contesto, asserendo come oggi The Office non potrebbe esistere. Ne avevamo parlato qui.

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Nel suo discorso Gervais ha fatto riferimento alla versione UK della serie, ma la sua controparte americana nella versione US di The Office, Steve Carell, concorda con lui. Il concept di entrambe le versioni della serie non funzionerebbe alla luce della sensibilità contemporanea. Battute sulle differenze di razza, sesso e religione che storicamente sono state fonte di facile ironia, oggi difficilmente supererebbero la prova del pubblico.

Ma a pagarla in questo senso non sarebbe solo The Office. E lo stesso vale per i personaggi di David Brent e Michael Scott. Come loro, diverse altre serie tv oggi rischierebbero critiche tanto feroci da incorrere in vera e propria censura: talvolta a ragione, talvolta proprio no. E probabilmente le sceneggiature non verrebbero approvate in partenza.

Rischieremmo di non avere show come Boris, o Ally McBeal che, proprio come The Office, hanno fatto dell’irriverenza e del politicamente scorretto un vero e proprio baluardo. Di fatto regalandoci nel corso degli anni momenti comici di incredibile valore.

In questo articolo vogliamo prendere in esame proprio alcune di queste serie tv per analizzare quei tratti sensibili che oggi le renderebbero soggette a un potenziale massacro dell’opinione pubblica.

Boris

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Come accennato, l’italianissima (ma non troppo) Boris ha fatto dell’irriverenza un vero marchio di fabbrica. Lo ha fatto senza peli sulla lingua, e senza risparmiare nessuno. E nonostante ciò molte delle sue battute più ruvide sono diventate citazioni storiche della cultura nostrana. Difficile pensare che oggi accadrebbe lo stesso all’immortale “cagna maledetta” di Ferretti. L’epiteto – che fa riferimento ad attrici poco talentuose come Corinna Negri o Ada De Silvestri – oggi verrebbe tacciato di sessismo e considerato degradante nei confronti della donna.

Lo stesso accadrebbe per le insinuazioni sul legame tra Corinna Negri e il Dottor Cane, o alla mancanza di “cosce” de Gli Occhi del Cuore che porta all’inserimento nel cast di Karin. Per non parlare delle battute sulla mancanza di scene hot – “Manca la f****a, Ferretti!”.

Boris fa ironia sulla figura femminile nel mondo lavorativo che racconta – la televisione – in modo decisamente più acceso rispetto alla stessa The Office. E per quanto alcuni contesti possano risultare realistici, oggi non verrebbero visti come tali ma solo come degradanti distorsioni della figura dell’attrice.

E a peggiorare la situazione ci sarebbero svariati altri momenti della sua narrazione. Gli insulti al fan disabile verrebbero visti come un indelicato body shaming. Le battute di Biascica sul non essere “retro-sessuale” potrebbero suscitare stizza. E metà della polemica sociale operata da Boris anche attraverso queste battute farebbe la fine di Machiavelli.

Ally McBeal

Quando Ally McBeal andò in onda per la prima volta, nel 1997, fu considerata una serie straordinariamente progressista. E lo fu davvero, per molteplici ragioni (ne avevamo parlato anche qui). In un’epoca in cui alle donne era concesso ancora poco sul piccolo schermo, gli avvocati dello studio Cage & Fish frequentavano bagni unisex e si battevano in aula per questioni allora controverse. Come casi di molestie sessuali che precedevano di molto il polverone sollevato dal #MeToo. Mentre la stessa protagonista viveva i suoi 30 anni inseguendo tanto l’amore quanto la carriera.

Eppure tutto ciò oggi rischierebbe di passare in secondo piano rispetto a storyline che cozzerebbero parecchio con le regole del politicamente corretto. Di certo il “Fiscismo” – ossia l’insieme di controverse teorie di vita di Richard Fish – sarebbe oggetto di fortissimi attacchi. Richard Fish è un cinico, legato principalmente a soldi e successo. Ha atteggiamenti molesti come toccare il collo di qualunque donna appena conosciuta. Assume le avvocatesse in base al loro aspetto fisico. Per quanto sia descritto come un personaggio “simpatico”, ha indubbiamente una visione mercificante delle donne. Nel ’97 questo faceva sorridere, oggi farebbe orrore.

E lo stesso risultato si avrebbe per il personaggio di Billy a seguito della sua svolta orgogliosamente maschilista. La scena in cui lo vediamo andare in giro per l’ufficio seguito da sei modelle accompagnatrici e un sigaro in bocca nella convinzione che questo favorisca un’immagine virile e di successo, oggi non potrebbe neanche andare in onda.

Nip/Tuck

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La serie del 2003 firmata Ryan Murphy non è mai stata un’opera del tutto esente da critiche. Considerata molto controversa per le spinte scene di sesso, droga e operazioni chirurgiche già allora, oggi probabilmente non riuscirebbe neanche a guadagnarsi la posizione in seconda serata su Italia 1. Il personaggio di Christian Troy sarebbe il primo a subire critiche e censure, al pari di Richard Fish.

Anche lui cinico e solitario, votato ai soldi e al successo, ma soprattutto a una vita da playboy incallito e senza scrupoli che rappresenta una buona fetta della mascolinità tossica di cui oggi si ha maggiormente coscienza. I tratti più ruvidi del suo personaggio sono infatti esaltati in più di un’occasione come parte del suo charme. E romanticizzare comportamenti umanamente sbagliati è proprio ciò che il politically correct si proponeva di evitare quando si è insinuato nei nuovi ordini narrativi.

The Office

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Di tutte le serie citate, The Office rappresenta un caso particolare perché è la più recente. La sua comicità fino a un paio di anni fa probabilmente non avrebbe dato fastidio a nessuno. E questo mostra quanto repentini e drastici siano stati certi cambiamenti negli ultimi anni. Certo, è vero che la serie gioca moltissimo sugli stereotipi, utilizzando soprattutto i fattori razza e genere. Un tipo di comicità che oggi fa storcere la bocca solo a pensarci, specie alla luce dei movimenti sociali che hanno cambiato la nostra percezione di quello che si può dire o non dire a cuor leggero.

Ma, nonostante ciò, The Office ha saputo fare comicità in una maniera spesso molto meno ruvida di Boris o Ally McBeal. E per quanto abbia giocato sulle battute sessiste, non ha mai raggiunto i livelli di un singolo episodio di Nip/Tuck in tal senso.

The Office ha puntato su una verità incontrovertibile per quanto politicamente scorretta: le battute sulla diversità fanno ridere, e il più delle volte non hanno alcun intento razzista. Ma oggi abbiamo messo da parte questo in favore di una riflessione più accurata. Talvolta troppo. Perciò se pochi anni fa le battute sull’origine indiana di Kelly o sul colore della pelle di Darryl e Stanley, non creavano altro che ilarità, oggi provocherebbero indignazione. E altrettanto accadrebbe con gli stereotipi di genere che colpiscono sia Kelly che Pam quando si parla di lavoro, di capacità e di argomenti più intimi. Difficilmente il “that’s what she said” di Michael Scott oggi verrebbe recepito come una semplice battuta.

Seinfeld

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Anche il caso di Seinfeld risulta essere diverso dai precedenti, ma per la ragione opposta. Parliamo di una serie parecchio antecedente a quelle trattate, figlia di un’epoca in cui la comicità era molto diversa da quella che conosciamo oggi. E, adattasi forse in maniera sin troppo perfetta all’umorismo di quegli anni, Seinfeld si ritrova ad essere oggi una serie invecchiata male da diversi punti di vista.

A differenza infatti di Friends – nata pochi anni dopo – la serie non può contare su tanti elementi che si possano definire davvero moderni sul piano socioculturale e che quindi faccia dimenticare altre mancanze. Della comicità di Seinfeld, una delle comedy più grandi di tutti i tempi e cardine imprescindibile della serialità moderna, restano oggi un’infinità di momenti indimenticabili, ma anche diversi stereotipi trattati male e superficialmente.

Come quelli di genere che colpiscono Elaine in più di un’occasione – ad esempio quando in The Contest i suoi amici non vogliono farla partecipare alla sfida solo perché donna e dunque non abbastanza intelligente. O come l’atteggiamento di fondo che i protagonisti in generale hanno spesso nei confronti dei loro partner, vedendoli un po’ come fossero interscambiabili. Nessun problema negli anni Novanta. Tantissimi oggi, in un’era in cui Seinfeld sarebbe stata sicuramente una serie completamente diversa.

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