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The Office – La Recensione del remake australiano targato Prime Video

Un'immagine del remake di The Office, The Office Australia
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È The Office, ma la Dunder Mifflin è la Flinley Craddick; è The Office, ma Michael Scott è Hannah Howard. È The Office, ma Jim e Pam sono Nick e Greta.

Il remake australiano dell’amatissima The Office è arrivato nella giornata di venerdì 18 ottobre su Amazon Prime Video, tra dubbi e perplessità. Lo show, d’altra parte, era stato accompagnato sin dalla sua prima sponsorizzazione sui social da una nube di polemiche. C’era chi si lamentava della mancanza di idee, chi delle evidenti similitudini con la serie madre in quanto a situazioni e personaggi. Chi, ancora, non aveva apprezzato il “gender swap” di alcuni tra i protagonisti dello show.

Giudizi sicuramente comprensibili, dettati da un generale sconforto per la mancanza di originalità nell’attuale panorama seriale, ma che all’epoca forse potevano apparire un po’ troppo prematuri. Sono in tanti infatti a scordare che perfino la versione più nota e (da molti) più apprezzata della celebre comedy che ha messo al centro dell’attenzione un banale ufficio di vendita è nata a sua volta come remake dell’omonima serie britannica creata da Steven Merchant e Ricky Gervais. Qui vi diciamo cosa quest’ultimo pensa del remake.

Non avremmo infatti mai avuto un Michael Scott da amare senza prima un David Brent. Nessun Dwight senza Gareth. Niente Jim e Pam senza Tim e Pam. Perché quindi partire così prevenuti verso questa ennesima versione di The Office, la quindicesima, per la precisione? Ecco che, quindi, tanto incuriositi, quanto intimoriti, abbiamo iniziato la prima stagione di The Office Australia. L’abbiamo fatto cercando prima di liberarci da qualsiasi pregiudizio, per quanto possibile, con la speranza di poterci divertire e appassionare a questo nuovo ufficio e alle sue dinamiche. Ne sarà valsa la pena?

Senza ulteriori indugi, vi lasciamo alla nostra recensione della serie. Attenzione, per forza di cose, all’interno del seguente articolo potreste trovare spoiler di The Office Australia, USA e UK. Siete avvisati.

Credits: John Platt/Amazon

La versione australiana di The Office, la cui prima stagione si compone di otto episodi, vede come protagonista per la prima volta una donna: Hannah Howard, interpretata dalla comica Felicity Ward. Hannah è la manager di una filiale di un’azienda che vende imballaggi con sede a Sydney e ama la vita in ufficio più di qualsiasi altra cosa al mondo. Tuttavia, quando la sede centrale informa di voler chiudere gli uffici per passare al lavoro in smart working full-time, la donna propone un patto: se in un mese lei e i suoi impiegati riusciranno a raccogliere 300.000 dollari di profitto dalle vendite, l’ufficio rimarrà operativo in presenza. La maggioranza dei dipendenti non paiono però essere molto favorevoli e Hannah farà di tutto per obbligarli a cambiare filosofia e far apprezzare loro le gioie del lavorare a stretto contatto.

Una premessa sicuramente oltremodo attuale, che riflette sui radicali cambiamenti di una società post-pandemica e che regala moltissimi spunti.

Meglio una comodità che rischia di alienarci facendoci sentire soli o la compagnia forzata, nel bene e nel male, dei colleghi? La serie prova a rispondere al quesito facendoci vedere i pregi e i difetti di entrambe le visioni, per poi andare a premiare, ovviamente, l’importanza del contatto umano e dei legami.

Tuttavia, innegabile negarlo, la mockumentary comedy non riesce del tutto a ricacciare via da sé l’impressione di essere una pallida imitazione di prodotti sicuramente più brillanti e divertenti. Non che The Office Australia sia un disastro. In un panorama seriale dove si fa sempre più fatica a trovare serie comiche valide e capaci di durare più di una manciata di stagioni, i primi dieci episodi di The Office risultano sicuramente più che sufficienti. Alcune delle situazioni presentate dalla mockumentary sono anche apprezzabili. Tuttavia, probabilmente, la serie necessita di ancora un po’ di tempo e soprattutto più episodi per trovare una propria strada e un’identità personale.

Ciò vale soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Hannah, interpretato da Felicity Ward, che tenta disperatamente di rifarsi al Michael Scott di Steve Carrell senza però avere il suo stesso carisma. Lo stile recitativo stesso della donna ricalca con maniacale cura gesti, movenze ed espressioni del celebre attore americano, ma finisce per diventare, proprio per questo, ancor più macchiettistico del proprio modello e, soprattutto, meno umano. Insomma, una caricatura che non funziona e che, anzi, porta lo spettatore a provare antipatia per il personaggio.

The Office
Credits: John Platt/Amazon

Hannah non funziona non in quanto donna (anzi, era ora che finalmente dopo quattordici remake si pensasse a una figura femminile al vertice), ma perché copia carbone poco convincente del personaggio di Michael Scott.

Per quanto riguarda gli altri personaggi che si richiamano in maniera esplicita ai precedenti archetipi, il giudizio è contrastante. Se la manager della produttività Lizzie (Edith Poor) ci ha convinto solo in parte, così come il noioso informatico Loyd, dobbiamo dire di aver apprezzato abbastanza il duo composto da Nick e Greta. Stessa cosa può dirsi per Marty, il serio responsabile delle risorse umane e “nemico” di Hannah.

Tra puntate più riuscite e altre meno, la prima stagione di questa The Office intrattiene tiepidamente, ma non regala mai grosse risate, un vero dramma per una serie comedy. Manca un umorismo graffiante, mancano gag coraggiose, personaggi di contorno folli e irriverenti. Nemmeno lo stile del mockumentary riesce a dare più carattere allo show, che attualmente rimane sui binari della mediocrità, non riuscendo mai a colpire fino in fondo lo spettatore.

Nonostante l’ambientazione australiana riesca a dare alcuni particolari spunti narrativi, tra animali pericolosi e feste a noi sconosciute, la serie non è infatti stata in grado di mostrarci scene particolarmente iconiche. Non si trovano sequenze destinate a diventare virali e a imprimersi nella mente degli spettatori come le serie madri. Perfino la sigla iniziale, che riprende lo stile di quella americana, non riesce a rendersi memorabile, con un motivetto che si dimentica facilmente e che non entra nella testa dello spettatore.

Credits: Amazon Prime Video

Insomma, pur non essendo il disastro che tanti si aspettavano, The Office Australia ha ancora tanta strada da fare se vuole provare a imporsi e a colpire seriamente il pubblico.

La domanda è: avrà il tempo necessario per uscire dalla propria crisalide e mostrare chi è per davvero? In un momento storico in cui anche i brand più forti rischiano improvvise cancellazioni, non sappiamo se la serie avrà una seconda occasione per cercare di catturarci. Certo è che, se dovesse ottenere un rinnovo, non ci tireremmo indietro dalla sua visione. Dopotutto, è stata, nonostante i vari difetti elencati, tutto sommato scorrevole.

Se avete nostalgia di the Office, vi proponiamo qui una classifica dei migliori episodi.