Oggi parliamo di The Path e non solo. Ciò che affascina l’essere umano coincide spesso con quello che non riesce a controllare. Il relazionarsi con qualcosa più grande di lui è insito nella persona, fin dalle origini dell’umanità. Sappiamo bene che le risposte date a ciò che è “inafferrabile” sono state molteplici; tutte, però, sono accomunate da un unico concetto: la religione. Questa rende ciò che è più grande di noi e ci trascende un po’ più vicino alle nostre capacità. Spesso, però, questo bisogno spirituale dell’uomo si scontra con la sua inevitabile componente materiale.
Il cinema e la televisione hanno affrontato in tanti modi questo argomento (come spieghiamo qua), dando spesso risalto al religioso in prospettiva cristiana. Di recente, però, una serie tv, creata per il servizio statunitense Hulu e trasmessa in Italia su Prime Video, ha offerto un prodotto completamente originale che ci mostra il religioso in un modo mai visto prima. Un modo in cui l’essenza dell’uomo nelle sue componenti spirituali e materiali viene analizzata in pieno. The Path non è una semplice serie tv, ma una guida psicologica e spirituale per l’uomo del nostro tempo.
In apparenza la storia raccontata da The Path non sembra essere molto diversa da un tipico drama/mystery. I 33 episodi delle 3 stagioni seguono le vicende di un gruppo di persone appartenenti a un movimento religioso (non cristiano) chiamato Meyerismo, all’interno del quale avvengono controversie familiari e relazionali. Ciò che rende la serie originale, però, è il fatto che gli eventi narrati sono soltanto lo sfondo di un progetto più grande.
Jessica Goldberg ha voluto sviluppare, attraverso le storie dei personaggi e il loro comportamento di fronte alle varie vicende, una riflessione profonda su come i nostri principi morali e spirituali influenzano la nostra vita e le nostre decisioni. La serie è un continuo mostrare il precario equilibrio dell’essere umano tra la vita che vive e quella che vorrebbe vivere, tra il proprio io e il suo ideale, tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere nella misura in cui tendiamo a seguire un ideale.
Il protagonista di The Path, Cal Roberts (Hugh Dancy), è il leader del movimento fondato anni prima da dottor Steven Meyer (da cui il nome del movimento, Meyerismo). La sua attività si divide tra la guida spirituale e materiale dei membri del gruppo, che vivono in un piccolo villaggio rurale a nord di New York, e il reclutamento di nuovi seguaci.
Questi sono spesso persone in difficoltà, piegate interiormente ed esteriormente dalle difficoltà della vita, che cercano una guida e una risposta. Persone ricche e povere, le cui scelte le hanno guidate verso la droga, la perdizione, lo svuotamento morale e la perdita di senso. A queste persone, Cal Roberts offre la serenità interiore, con i principi del Meyerismo, e quella esteriore, con in luogo sicuro e ospitale dove vivere.
Tra i membri storici del movimento ci sono i coniugi Eddie (Aaron Paul) e Sarah Lane (Michelle Monaghan). Lui è un ex tossicodipendente, continuamente tormentato dai dilemmi morali e dal senso della vita; lei, invece, è cresciuta in una famiglia meyerista, vicina al dottor Meyer fin dalle origini del movimento. I dilemmi di Eddie e il suo rigore morale sono la scintilla per avviare una critica alla leadership di Cal, considerato più attento alla parte manageriale del movimento che a quella spirituale.
Gli eventi porteranno Eddie a indagare sulla natura del movimento, che si rivelerà meno mistica di quanto potesse ufficialmente apparire. Dietro il misticismo del dottor Meyer, il cui pensiero è affidato al libro La scala (The Ladder) – da cui il titolo della serie The Path, ovvero il cammino – nel quale spiega la via per allontanarsi dalle vicissitudini materiali e vivere nell’unione spirituale con la natura e il cosmo, sembrano esserci deviazioni mentali del dottore e interessi economici molto forti. Questa indagine rompe, in qualche modo, l’equilibrio della comunità e inizia a far vacillare il rigore morale di Cal e di vari membri.
La continua lotta interiore tra la fedeltà (o almeno la parvenza di essa per giustificarsi con se stessi per determinate azioni) ai principi professati e l’inclinazione istintuale umana sono la vera anima di The Path.
Eddie, convinto di poter attuare i principi spirituali del meyerismo evitando le contaminazioni materiali, andrà fino in fondo nel suo intento di riformare il movimento eliminando Cal.
Roberts, dal suo canto, inizierà un percorso personale assai conflittuale che lo porterà a commettere le peggiori azioni e a trovare un giustificativo in nome della missione di attuare spiritualmente e materialmente il progetto di Meyer. Forse per la fede cieca nel fondatore o forse per paura di perdere il suo ruolo di comando, anche di fronte alle evidenze portategli da Eddie della non bontà delle intenzioni originarie di Meyer, Cal rimarrà fermo sulle sue posizioni entrando in loop autodistruttivo.
Nel mezzo del conflitto c’è Sarah. Cresciuta nella comunità insieme a Cal, ha sempre e solo conosciuto quello stile di vita e quegli ideali. Il suo matrimonio con Eddie, che ricordiamo essere un membro acquisito, e l’ingresso, quindi, di una prospettiva critica rispetto al movimento, creerà in lei un conflitto. Credere alle evidenze portate da suo marito e dal padre dei suoi figli, o preservare a tutti i costi gli ideali di una vita? Mettersi in discussione, rischiando di perdere la sua originaria identità, o rafforzarsi nel proprio passato, a rischio di perdere la propria famiglia?
I dilemmi vissuti dai protagonisti sono gli stessi che potrebbe vivere ciascuno di noi. Oggi più che mai, in una società caotica e decisamente poco spirituale, le domande di senso faticano a trovare spazio, ma permangono nel profondo dell’uomo. In un epoca in cui (per fortuna, diciamo noi) le serie tv dominano la scena televisiva e le piattaforme di rete, la proposta di The Path è un modo originale, avvincente e al passo con i tempi, per far interrogare le persone sul senso della vita e sulle proprie scelte (come, d’altronde, fanno anche altre serie). Un momento di profondità tra le tante ore che inevitabilmente siamo costretti a vivere in superficie.