The Penguin, la nuova serie spin-off dell’universo di Batman disponibile su Sky, è incentrata sulla vita e l’ascesa criminale di Oswald Cobblepot, il leggendario Pinguino, interpretato magistralmente da Colin Farrell. Se l’idea di immergersi in una storia che si sviluppa a partire dalle trame di Batman può sembrare scoraggiante per chi non ha familiarità con il personaggio, questa produzione riesce a catturare anche i nuovi spettatori. Il fascino della serie risiede nella complessità dei personaggi, nell’atmosfera noir e nell’approfondimento psicologico del Pinguino, per cui non è richiesta alcuna conoscenza pregressa del mondo di Gotham. Se non siete ancora convinti, in questo articolo vi daremo cinque valide ragioni per concedere una possibilità a The Penguin. Dalla qualità della narrazione alle sfumature interpretative, tutti elementi che dimostrano come si tratti di un’esperienza che va ben oltre l’universo dei supereroi.
1) The Penguin è una serie quasi biografica: si concentra totalmente sui propri personaggi, prescindendo dal contesto cinematografico
Il punto è proprio questo: non c’è nessun motivo per non guardare The Penguin senza conoscere Batman, anzi. Si tratta di una serie che, piuttosto, punta a invogliare il pubblico a dedicarsi a una saga come quella della DC Comics. Nonostante la narrazione cominci da un momento che segue di pochi giorni i fatti narrati nel film di riferimento, The Batman, The Penguin gioca sul totale stravolgimento del punto di vista (pov). Per i neofiti c’è bene poco da capire: Oswald Cobb è un criminale che tenta di farsi strada in una qualsiasi metropoli americana. E’ la storia di un’ascesa al potere che, come tante altre, ha radici profonde nel contesto urbano in cui è nato e cresciuto il protagonista. C’è tanto di questo personaggio all’interno della serie, o meglio, c’è proprio tutto. Batman non viene nemmeno preso in considerazione, ma la storia fila comunque benissimo.
E anzi, è proprio questa la sua forza principale. The Penguin, quasi volutamente, taglia fin da subito i ponti con il film, e quindi con il suo “passato”. I riferimenti all’opera con protagonista Robert Pattinson sono puramente anagrafici, ma tutta la trama si sviluppa sui soli personaggi presentati. Colin Farrell, le cui potenzialità in The Batman si erano appena intraviste (seppure non ci fossero dubbi), ha tutto il tempo e lo spazio necessari. Come dicevamo in apertura, questa serie sembra avere l’obiettivo di espandere la storia di Batman a nuove tipologie di pubblico, più che quella di rafforzare il medesimo target. E questa volontà la si può leggere nel modo in cui è stata “impacchettata” The Penguin che, più che ai supereroi, sembra strizzare l’occhio al più classico dei gangster movie.
2) Il fascino del più classico dei film sui gangster di una volta
Il più classico dei classici, proprio così. The Penguin si nutre ampiamente di cinema e di riferimenti alla cultura del genere gangster. E’ come un trattato moderno, rivisitato e riproposto anche a seconda dei cambiamenti che lo stesso genere ha subito nell’ultimo ventennio. La storia di Oswald Cobblepot è sempre stata quella di un emarginato, uno scarto della società che ha costruito la propria vita su un distorto senso di rivalsa. Ciò che accomuna tutte le versione cinematografiche e televisive del Pinguino è proprio il discorso legato alle sue origini. In The Penguin, tuttavia, c’è una differenza fondamentale: Oswald Cobb è legato alle famiglie mafiose di Gotham, in particolare ai Falcone. Questi non è altro che il luogotenente di Carmine Falcone, nonché autista personale di sua figlia (e anche suo, in passato). Ma perché questo dettaglio è importante? Andiamo ben oltre il cinema.
Nella storia criminale di New York City (che di per sé è lo specchio di Gotham), ci sono state tante famiglie mafiose a contendersi la città. Tra i tanti criminali incalliti ce n’è stato anche uno di nome Vincent Gigante, il cui cognome, tra l’altro, torna anche all’interno della serie. Gigante fu un membro di spicco della famiglia Genovese, una delle più potenti della storia della mafia italoamericana. Precisamente, questi fu l’autista personale di Vito Genovese, snodo fondamentale della sua carriera che lo porterà a scalare vertiginosamente i ranghi mafiosi. Oswald Cobb e Vincent Gigante hanno tante cose in comune: entrambi hanno dovuto sgomitare parecchio, ma soprattutto, entrambi sono dei “reietti”. Gigante finse l’infermità mentale per decenni pur di evitare il carcere e, inoltre, veniva chiamato “Oddfather” dagli altri mafiosi (“il padrino svitato”), proprio per le sue caratteristiche.
3) Il dualismo tra Oswald Cobb e il boss mafioso più noto della serialità: Tony Soprano
Un fan de I Soprano non può perdersi una serie come The Penguin, perché per certi versi è come fare un dolce salto nel passato. La scelta di creare un vero e proprio parallelismo tra questi due personaggi è quanto mai azzeccata, perché le somiglianze tra i due sono tantissime. Al di là dell’aspetto fisico, il Pinguino e il boss del New Jersey provengono dal medesimo contesto: entrambi, in un certo senso, “puzzano di strada”. Entrambi sono lo specchio della città che rappresentano, e quindi del contesto urbano e criminale che incarnano. Il profilo psicologico è chiaro: l’americano medio, disilluso e insoddisfatto, che tenta di restare a galla nell’unico ambiente che ha mai conosciuto. Tony Soprano, a differenza di Oswald Cobb, in quell’ambiente ci è proprio nato, è quasi una sorta di principe annunciato. Il Pinguino invece ha dovuto sgomitare parecchio.
Ma è proprio il tortuoso percorso che ha affrontato a descriverlo al meglio e a renderlo così forte e consapevole. Ma torniamo al fattore psicologico. Ci sono due chiavi di lettura fondamentali che uniscono Oswald Cobb e Tony Soprano, e sono da ricercare nel rapporto con due personaggi in particolare. Il primo è sicuramente il rapporto materno. Oswald, così come Tony, è profondamente legato a sua madre. Mentre il boss de I Soprano odia sua madre per non averlo mai “amato” a sufficienza, il Pinguino manifesta un rapporto viscerale con l’anziana madre Francis. In entrambi i casi si tratta di un rapporto morboso: le madri di questi due criminali hanno irrimediabilmente plagiato il loro carattere. L’altro rapporto da tenere in considerazione è quello con i propri sottoposti. Da una parte c’è Christopher Moltisanti, dall’altra il giovane Victor Aguilar. Quest’ultimo è il figlio che Oswald non ha mai avuto, così come Chris fu per Tony.
4) Un cast d’eccezione e delle performance davvero convincenti
Se dovessimo consigliare The Penguin a qualcuno, a prescindere dal bagaglio culturale in materia supereroi, partiremmo proprio da questo punto. La miniserie dei DC Studios dispone di un parco personaggi ridotto ma estremamente efficace. Oswald Cobb è senza dubbio la punta di diamante: l’interpretazione di Colin Farrell va ben oltre la più rosea delle aspettative. Presenza scenica, immedesimazione e, soprattutto, identità. I villain dei film, soprattutto parlando di supereroi, sono spesso l’attrazione principale, soprattutto in una saga in cui invece l’eroe si conosce a menadito. Il Pinguino di Farrell è diverso da qualsiasi altro pinguino del passato: è un criminale moderno ma radicato in un contesto quasi secolare. Oswald Cobb, più di qualsiasi altro abitante di Gotham, rappresenta la città nella sua dimensione più oscura e tenebrosa. Ma non è il solo.
Insieme a lui, in The Penguin, ci sono altri personaggi magistralmente scritti e collocati nella giungla urbana di Gotham City. A partire da Victor Aguilar, il giovanissimo autista di Oswald a cui quest’ultimo si lega fin da subito. La storia di Vic racconta il lato beffardo di una metropoli in cui gli ultimi, anche se di buon animo, sono costretti a rimboccarsi le maniche e a scegliere da che parte stare pur di sopravvivere. Ma il personaggio che più di tutti ci ha incantato in questa serie è Sofia Falcone, interpretata da una straordinaria Cristin Milioti. Ebbene sì, la moglie di Ted Mosby in How I Met Your Mother, in questa versione, è una subdola e spietata criminale. Anche in questo caso è la sua storia a parlare, e si tratta di un percorso di crescita costante che in pochi episodi ci ha fatto totalmente innamorare di lei.
5) In generale, la fattura di The Penguin è quella dei più grandi palcoscenici: un’opera pregiata, una perla rara che vi porterà a spasso nei cunicoli più oscuri di Gotham
The Penguin è una serie HBO, e basterebbe appellarci a questo per farvi intendere il livello. Ci sono scene magistralmente recitate e costruite che si affidano a una regia di prim’ordine che riesce a mantenere alto il livello con costanza per tutti gli episodi. Una fotografia eccezionale, capace di trascinare lo spettatore in uno spettacolo alternativo, sporco e oscuro. The Penguin, d’altronde, mostra il lato più umano di Gotham, che è anche quello più repellente. E’ un viaggio tra le strade più malfamate di una decadente metropoli occidentale, in cui si incontrano mostri, folli e criminali, tutti accomunati dall’appartenenza al microcosmo urbano narrato. Gli effetti speciali e la colonna sonora (interamente curata da Michael Giacchino), poi, sono la ciliegina sulla torta. A partire dal trucco di Farrell fino ad arrivare alle scene in cui Gotham viene sventrata sempre di più e sembra scivolare in un abisso senza fine, così come i suoi stessi abitanti.