The Plot Against America è una ucronia, ovvero una storia alternativa in cui cambiare un solo elemento significa rendere possibile una nuova realtà.
La trama della serie tv ruota attorno alla possibilità che non sia stato Roosevelt a vincere le elezioni del 1940 ma Lindbergh (anche se nella realtà l’aviatore non si candidò mai alla presidenza) e le ripercussioni che questo evento scatena in una famiglia ebrea. Una storia che si colloca tra ucronia e finzione politica, all’interno di uno scenario angosciante. L’interpretazione pessimista e catastrofica di un certo momento storico, quanto mai attuale, in cui si sovrappongono realtà iperrealistiche e finzione, raccontata da un ragazzino che ne è l’autore stesso.
La paura domina questi ricordi, una paura perpetua.
Infatti l’attenzione si concentra su come si può creare un senso condiviso di paura e un nemico dentro di sé osservando come il sentimento cresce all’interno di una comunità. Il momento scelto non è affatto un caso, si tratta d’altronde di tempi in cui i nuovi media iniziano a penetrare invisibili nelle nostre vite (la radio è solo la bisnonna dei social, se vogliamo, ma il principio era lo stesso). I leader politici, allora come oggi, usano i mezzi di comunicazione a loro disposizione per manipolare gli elettori e diventare celebrità nelle case delle persone. Dando forma all’immaginazione collettiva e alla comune percezione e comprensione della realtà, la manipolazione delle idee fa dimenticare il passato più recente a favore di nuove emozionanti narrazioni.
Mentre i valori americani includono teoricamente la solidarietà, la libertà individuale e la ricerca di ciò che è giusto, l’ideologia di Lindbergh è puramente isolazionista (“votate per Lindbergh o votate per la guerra” è una propaganda accattivante). Lindbergh non si candida per l’America, la sua candidatura rivela la natura egoistica dell’area vulnerabile di una nazione che preferirebbe voltare le spalle alle sofferenze del popolo europeo, soprattutto degli ebrei, piuttosto che rischiare di andare in guerra.
Qual è la risposta della nuova generazione al momento storico critico? Nella serie tv tratta dal romanzo di Philip Roth, i tre giovani Roth protagonisti seguono strade diverse. Il cugino Alvin rappresenta l’azione e la reazione violenta al totalitarismo; Sandy, invece, ammira profondamente Lindbergh e si omologa presto alla nuova realtà; Philip è la voce della ragione, vede l’imminente “trasformazione” prima di chiunque altro e osserva impotente.
“È stato quando ho guardato la pagina a fianco dell’album per vedere cosa fosse successo al mio set da dieci dei Parchi Nazionali del 1934 che sono caduto dal letto e mi sono svegliato sul pavimento, questa volta urlando. […] Sul volto di ognuno, […] attraverso tutto ciò che in America era il più blu e il più verde e il più bianco e da conservare per sempre in queste riserve incontaminate, fu stampata una svastica nera”
Ma il personaggio che più incarna il dissenso è Herman, il padre di Philip. È l’unico ad avere in mente la distinzione tra il bene e il male, sa che Lindbergh ha sacrificato tutti i valori americani. (“[…] Significa voltare le spalle ai nostri amici. Significa fare amicizia con i loro nemici. Sai cosa significa, figliolo? Significa distruggere tutto ciò che l’America rappresenta “). Herman non mette mai in discussione il suo amore per il Paese, anche se la sua cultura e le sue convinzioni sono minacciate. La paura lo spinge a fare cose inaspettate di fronte alla vacuità del sogno americano.
La paura è una delle più grandi minacce dell’uomo, e ciò che di solito ci terrorizza di più è l’ignoto e lo straniero. Per questo motivo, molto spesso le paure più forti sono anche le più irrazionali, perché provengono da tutto ciò che non conosciamo e che non possiamo controllare. Così chiediamo maggiore sicurezza anche a costo di perdere parte delle nostre libertà. Sempre più spesso le libertà individuali vengono messe da parte e siamo noi stessi a cedere a questo compromesso, a “svendere” le nostre informazioni personali. Non è distopia ma la realtà in cui viviamo. Facebook, Instagram, Amazon e Google sono osservatori invisibili delle nostre abitudini e preferenze, raccolgono informazioni per riproporcele sotto nuove vesti colorate e affabili.
Questo riguarda ognuno di noi, quindi dobbiamo guardare con attenzione e chiederci: siamo più sicuri?
In The Plot Against America, la paura è l’elemento chiave che condiziona le azioni della maggior parte dei protagonisti: dal rabbino Bengelsdorf, che usa una retorica dannosa, al piccolo Filippo, che assiste agli eventi e non sa come aiutare la propria famiglia. La storia di The Plot Against America è la storia di tutti noi, che dobbiamo ricordare, per la nostra e la libertà altrui, di non farci condizionare dalla paura dimenticando chi siamo.